Stiamo vivendo una situazione di assoluta emergenza sanitaria, sociale ed economica, che ha richiesto e imposto di limitare la nostra libertà di sposarci da un luogo all’altro e incontrare amici e conoscenti. Tuttavia, di libertà ce ne sono tante e per alcune non c’è stato alcun giro di vite vero e proprio. È il caso, per esempio, della libertà di stampa. Abbiamo chiesto a Giovanni Bonini, laureato in ingegneria gestionale con oltre 24 anni di esperienza nel mondo della comunicazione, quale sia il suo punto di vista

Giovanni Bonini, consulente e Project Manager, è autore del libro “Da GanttProject alle Soft Skills – gestire, pianificare e controllare i progetti/casi aziendali: Pagani Automobili e Zordan Group”.

Ingegnere, lei si occupa di comunicazione ed è autore di oltre 200 articoli editi su riviste nazionali e internazionali. Communication Management e Communication Plan sono aspetti essenziali, veri e propri pilastri del Project Management, ambito nel quale opera come consulente e Temporary Manager. In questa sede, ci interessa approfondire il ruolo dei Mass Media e dei vari Social nella vicenda COVID-19. Che cosa ci può dire?

“Le rispondo prima come ingegnere e poi come uomo di comunicazione, sebbene il mio punto di vista non sia sostanzialmente cambiato, rispetto a quanto già dichiarato e pubblicato nel numero di sabato 29 febbraio 2020 del quotidiano “Il Giornale di Vicenza”, in terza pagina. I Manager, ma questo può valere anche per Premier e Capi di Stato, prendono le loro decisioni in base alle informazioni disponibili, le quali derivano dall’elaborazione dei dati. Nel mondo dell’informatica, vige il ben noto principio “Garbage In, Garbage Out” o GIGO. Tornando a noi, la possibilità di prendere delle cantonate è sempre dietro l’angolo, perché tutto dipende dalla bontà dei dati di partenza. Non a caso, nell’ambito del processo decisionale, la RACI Matrix dice chi deve essere consultato e quali persone vadano semplicemente informate. Da un certo punto di vista, quanto qui espresso vale anche per i cittadini, schiacciati da un’inimmaginabile mole di dati e informazioni da perdere perfino di vista “chi dice che cosa”: Too Much Information. Vige, infatti, un principio fondamentale, vale a dire l’attendibilità e veridicità della fonte, che è parte integrante della notizia stessa. Credo che, in tutta la storia dell’umanità, non sia mai successo che, per così tanto tempo, le persone siano state esposte a un tale bombardamento mediatico. Sembra che, al mondo, esista soltanto il Coronavirus, con un fiorire d’interviste a esperti, veri o presunti, che dichiarano tutto e, a volte, il contrario di tutto, talvolta dimenticando che la Scienza ha le sue regole, anche comunicative: si parte dallo studio epidemiologico/clinico, si procede con la pubblicazione dei risultati su una rivista scientifica accredita, dopo di che si può procedere con la divulgazione. Qui, invece, a volte sembra che vengano saltati alcuni Step, per cui si passa subito alla divulgazione di pensieri e opinioni, magari basate su indizi o sospetti, più che su vere e proprie evidenze scientifiche. Vista la mancanza di personale, spostare qualche esperto dagli studi televisivi alle corsie degli ospedali potrebbe anche rivelarsi una scelta azzeccata. Pe non parlare dei Social, dove chiunque pubblica o, meglio, condivide qualcosa (N.B.: spesso non firmato e senza alcuna bibliografia) che gli è arrivato da uno che l’ha ricevuto dalla moglie di un amico del figlio del cugino del marito della vicina della madre di un cliente di suo padre. Mi fermo qui, ma, nella realtà, sono vere e proprie catene di lunghezza smisurata, che rendono quasi impossibile risalire alla fonte e, quindi, alla veridicità della notizia stessa. Che cosa fare, allora? In realtà, la risposta è molto semplice, perché la spazzatura ha un posto e questo è il cestino: selezionato il messaggio, lo si elimina. Condividere è una nostra scelta e responsabilità: dobbiamo limitare il più possibile la circolazione di Fake News, che aumentano l’incertezza e, di conseguenza, l’ansia. Invito, ancora una volta, tutti gli organi di stampa a non anteporre la logica del profitto (comunque legittimo) a tutto il resto, mostrando un grande senso di responsabilità, vista la difficoltà del momento e i tanti caduti. Personalmente, mi baso sui dati ufficiali e seguo gli aggiornamenti della Protezione Civile, dopo di che continuo a fare le stesse cose che facevo prima, anche se con tutte le accortezze legate al piccolo sforzo chiestoci dal Governo. Servono Film scacciapensieri, per promuovere la spensieratezza, non una valanga di trasmissioni fiume sul solito argomento di morte, dolore e disperazione. Poche informazioni chiare da un’unica fonte istituzionale e massimo rispetto delle regole. Anche perché questo travolgente fiume in piena, carico di continue informazioni a volte contrastanti, rischia di accrescere ansia e angoscia, scatenando il panico, ma qui ci addentriamo in un terreno, pur molto importante, che esula dalle mie competenze professionali”.