L’introduzione del 5G potrebbe consentire all’agricoltura del nostro paese di fare passi da gigante, a patto che la sua diffusione sia più capillare di quella del 4G

Smart Agriculture: entro il 2022 valore di mercato raddoppia

Come TERRASHARP siamo convinti che il 5G consentirà l’adozione di soluzioni innovative anche nel comparto dell’agricoltura 4.0. Le premesse ci sono tutte per ipotizzare una svolta importante; pensiamo ad esempio alla capacità computazionale potenzialmente illimitata del cloud, il cui maggior ostacolo attualmente deriva dalla scarsa larghezza di banda e dall’instabilità della connessione.

Non è troppo avveniristico, comunque, immaginare trattori connessi che utilizzano algoritmi di image recognition per operare autonomamente o sensori in grado di fornire in tempo reale indicazioni sulle problematiche riscontrate in vigneto.

Anche il mondo delle rilevazioni da drone è destinato a cambiare: in un futuro non troppo lontano sarà possibile pilotare i velivoli anche a grande distanza e in piena sicurezza, favorendo le operazioni di monitoraggio da remoto. Con l’introduzione dello standard 5G, inoltre, i droni potrebbero volare anche in modo autonomo, consentendo così di destinare più tempo alle attività di pianificazione delle missioni e di elaborazione dei dati in tempo reale da parte dei tecnici per una consulenza pressoché immediata sulle problematiche.

Queste evoluzioni aiuteranno a risolvere i principali problemi della sorveglianza effettuata con gli UAV, ossia i tempi di spostamento tra un sito e l’altro e la possibilità di volare oltre la linea visiva del pilota. Inoltre, se il singolo agricoltore si doterà di un drone, potrà farlo volare grazie ai servizi di pilotaggio di società specializzate. Questo aiuterà a incrementare la diffusione dell’agricoltura di precisione (in Italia ferma a circa l’1% della superficie coltivata*), favorendo anche un’ulteriore riduzione dei costi dei servizi stessi.

Tuttavia oltre ad augurarci che lo standard 5G non deluda le aspettative, confidiamo soprattutto che la sua diffusione sia più capillare dell’attuale 4G. Infatti, uno dei problemi maggiori che stiamo riscontrando è quello del digital divide. Secondo dati recenti, nelle zone rurali il segnale 4G copre per il 71% del tempo, ma in base alla nostra esperienza questo dato è piuttosto ottimistico. Capita spesso che si pianifichino tutte le attività che necessitano di connettività alla rete, per poi trasferirsi nei vigneti oggetto di indagine dove la qualità del segnale è generalmente bassa o assente, aspetto che rallenta inevitabilmente le operazioni e la possibilità di fruizione dei dati.

Se lo standard 5G riuscirà a superare i limiti di velocità, diffusione e stabilità della precedente generazione potrà davvero contribuire ad accrescere la competitività anche dell’agricoltura nell’ambito dell’intero settore produttivo italiano.

A cura di Federico Barone, Responsabile Agronomico di TERRASHARP