Il cyberbullismo provoca ansia sociale, fenomeni depressivi, pensieri suicidi, autolesionismo, assenze scolastiche, disturbi alimentari e abuso di alcol e droghe

Cyberbullismo: negli ultimi 12 mesi colpito 1 adolescente su 2

1 adolescente su 2 ha dichiarato di essere stato vittima di cyberbullismo negli ultimi 12 mesi: i numeri delle ultime rilevazioni Istat sono decisamente allarmanti. E secondo i dati del Centro Studi di ReputationUP, società leader nella gestione della reputazione online, il social network più colpito dal fenomeno del Cyberbullismo è Instagram.

Un fenomeno devastante, che negli ultimi 15 anni è drammaticamente cresciuto, come dimostrano anche i dati delle ricerche effettuate su Google per l’argomento Cyberbullismo.

ReputationUP, guidata dai CEOs e Founders Andrea Baggio e Juan Ricardo Palacio, è da anni impegnata in prima linea contro il Cyberbullismo.

“Entro fine anno – precisa Palaciopresenteremo un progetto innovativo per aiutare le istituzioni scolastiche e le forze dell’ordine a contrastare questa assurda piaga sociale, le cui conseguenze sono spesso drammatiche.”

Quali sono le conseguenze del Cyberbullismo?

Le conseguenze del Cyberbullismo sulle vittime sono devastanti, come evidenziato dalla ricerca di ReputationUP, che per elaborare i dati sul Cyberbullismo, il Centro Studi di ReputationUP ha utilizzato un software proprietario di Intelligenza Artificiale che ha monitorato la rete in base a determinati hashtag o parole chiavi.

Il bullismo via internet provoca enorme ansia sociale nel 41% dei casi studiati, fenomeni depressivi nel 37% dei casi, pensieri suicidi nel 26% dei casi, poi l’autolesionismo al 25%, stop dell’utilizzo dei social nel 24% degli episodi interessati. Infine il bullismo via internet provoca assenze scolastiche nel 20% delle volte, disturbi alimentari nel 14% dei casi e abuso di alcol e droghe nel 9% dei casi.

Oltre al monitoraggio, e quindi al numero di menzioni, il software di ReputationUP è anche in grado di calcolare il sentimento (positivo, negativo e neutrale) e l’emozione (gioia, sorpresa, tristezza, rabbia, disgusto, paura) di tutte le interazioni che avvengono intorno alla parola chiave o hashtag.

“Infine – specifica Baggioil Centro Studi ha confrontato i nostri dati con quelli dell’Istat, del Miur e del Ministero della Famiglia, per ricavarne un’analisi accurata, specifica e attendibile.”

“Invitiamo giornalisti ed esponenti politici – concludono Andrea Baggio e Juan Ricardo Palacioa contattarci per creare un fronte comune, perché la prevenzione è un punto di partenza fondamentale ma a volte non basta. In certi casi servono interventi immediati, che i giganti del web non possono garantire, per evitare sofferenze inutili alle vittime.”