Alcuni suggerimenti per capire come inserire lingue nel CV così da risultare interessante per il datore di lavoro

Se vi siete ritrovati di recente a dover compilare il vostro Curriculum Vitae, di certo sarete arrivati ad un punto fondamentale nel documento: la scrittura delle competenze linguistiche. In un mondo del lavoro sempre più esigente in materia di conoscenze delle lingue straniere, tale dettaglio riveste un’importanza unica ed è un punto caldo dove si focalizza l’attenzione del datore di lavoro.

Vediamo quindi come comportarci per l’inserimento delle lingue nel CV. Premettiamo che non esistono delle regole ufficiali riconosciute, ma piuttosto delle “scorciatoie” e dei buoni consigli sempre utili quando si tratta di inserimento di competenze linguistiche.

La domanda più importante: devo inserire qualsiasi seconda lingua straniera? 

Ma è davvero necessario inserire tutte le lingue nel CV di cui si ha conoscenza, anche minima?

Tendenzialmente, nel CV si dovrebbe evitare qualsiasi cosa superflua, per renderlo il più scarno possibile. Nell’ambito delle competenze linguistiche però si può fare uno strappo alla regola: si tratta forse dell’unica sezione del Curriculum in cui “tutto fa brodo”. Anche se avete una minima conoscenza di una lingua straniera, inseritela: darà una buona impressione al datore di lavoro.

Certo, non si intende la conoscenza di venti parole basiche, ma di un minimo di abilità nel parlare, comprendere e scrivere.

I livelli linguistici 

Facciamo un breve riassunto, molto schematizzato, dei livelli linguistici ufficialmente riconosciuti:

  1. Livello A (A1/A2): indica il livello più semplice di conoscenza della lingua straniera. Solitamente indica una conoscenza molto basilare del parlato e dello scritto, che consente all’utente di esprimersi su concetti semplici e bisogni immediati;
  2. Livello B (B1/B2): il livello intermedio, mediamente più diffuso tra l’utenza. Indica un grado di comprensione tale per cui si riesce a sostenere un dialogo inerente ad argomenti della vita quotidiana, nonché permette l’interazione con un parlante nativo senza particolari problemi;
  3. Livello C (C1/C2): è il livello avanzato. Un parlante di livello C riesce ad instaurare un dialogo su tematiche più complesse della vita quotidiana, e riesce a comprendere con facilità situazioni di discorso complesse. Il parlato inoltre sarà molto fluente. 

L’inserimento dei certificati: un passaggio da non dimenticare 

Sia che si tratti di un parlante di livello A, B oppure C, egli può aver raggiunto il proprio livello di riferimento mediante corsi o formazione specifica in generale. Tali situazioni normalmente portano all’ottenimento di un certificato che giustifica la partecipazione e il raggiungimento della competenza linguistica.

Questi certificati sono assolutamente da inserire come attestato per le lingue nel CV. Possono essere inseriti in due modi: indicando soltanto il nome del certificato (ad esempio EFSET 60 per la lingua inglese) oppure allegando alla mail il certificato digitale vero e proprio, in formato PDF (ovviamente cartaceo se il CV è cartaceo).

Altre modalità di inserimento delle competenze linguistiche: percorsi scolastici ed esperienze all’estero 

I certificati potrebbero però non essere l’unica strada per attestare le competenze nelle lingue per il proprio CV.

Se avete concluso un percorso universitario, durante il quale avete conseguito un determinato livello linguistico in una lingua straniera, specificatelo: potrete eventualmente richiedere alla vostra università l’emissione di un attestato per verificarne la veridicità.

Altra esperienza fondamentale è un eventuale soggiorno all’estero. Se avete intrapreso un progetto Erasmus, o se semplicemente avete lavorato all’estero per un buon periodo, il datore di lavoro senza dubbio ne terrà conto.

Evitate di specificarlo nel caso in cui il soggiorno sia stato palesemente troppo breve e, quindi, ininfluente al fine della reale esperienza linguistica.