Anche le piccole attività dovranno cambiare abitudini e procedure, digitalizzando l’emissione delle fatture che prima veniva svolta a mano

Fatturazione elettronica

Come ormai tutti sanno, dal 1° gennaio 2019 tutte le fatture dovranno essere elettroniche: qualsiasi documento di vendita emesso da un’azienda o da un professionista (ovvero da un soggetto con Partita IVA) sarà considerato valido solo se generato in un particolare formato elettronico (.xml) e inviato tramite un sistema di certificazione dell’Agenzia delle Entrate, detto SdI.

Un cambiamento radicale che interesserà tutte le attività commerciali italiane, con alcune eccezioni: per il 2019, infatti, sono esonerati dall’obbligo di emissione i professionisti che applicano il regime forfettario e il regime dei minimi o regime di vantaggio, i medici e i farmacisti, le società sportive dilettantistiche che hanno incassato proventi inferiori a 65mila euro, e tutte le cessioni di beni e le prestazioni di servizi che sono rese nei confronti di soggetti non residenti, comunitari ed extra comunitari (eccetto il “Tax Free” che prevede l’obbligo anticipato già al 01/09/2018).

Sebbene nel processo di rivoluzione digitale l’Italia sia ancora abbastanza indietro rispetto al resto d’Europa, in tema di Fatturazione elettronica saremo tra i primi (dopo il Portogallo) a introdurre l’obbligatorietà: tappa che, entro il 2020, dovrà essere implementata in tutti i paesi dell’Unione.

Risparmiare tempo, ridurre la documentazione cartacea e soprattutto snellire il processo della digital transformation saranno i vantaggi che il nuovo sistema di fattura elettronica darà alle aziende. Tuttavia, come ogni cambiamento, oggi aziende e commercialisti italiani sono letteralmente nel panico.

“Benchè gli ultimi aggiornamenti normativi abbiano ampliato la platea di soggetti esonerati dall’emissione della fattura elettronica tutti dovranno attrezzarsi per ricevere le fatture passive dai propri fornitori. Questo significa che tutti dovranno cambiare le proprie abitudini, digitalizzando anche quei flussi che fino ad oggi erano manuali” racconta Nunzio Caraci, titolare di Datalog Italia, software house associata Assosoftware e Hub certificato per la trasmissione delle fatture elettroniche.

Sono proprio i più piccoli ad essere spaventati; ma non solo: “Anche i commercialisti stanno vivendo un periodo difficile. Ogni giorno ci chiamano nuovi studi da ogni parte d’Italia, per chiederci informazioni, supporto e soluzioni applicative”.

Molte software house hanno cercato infatti di approfittarsi della fatturazione elettronica, attuando politiche commerciali vessatorie nei confronti dei commercialisti.

“La fattura elettronica è un’evoluzione proprio perché porta con sé l’interoperabilità tra sistemi: tuttavia, alcune software house hanno cercato di sfruttare la situazione e imporre agli studi commercialisti dei canoni di aggiornamento esorbitanti. Una politica scorretta, che ha portato l’Antitrust ad aprire un fascicolo nel mese di ottobre 2018, che ha messo nel panico migliaia di studi” conclude Caraci.

Cosa cambia quindi di preciso e come districarsi nella nuova normativa?

A rendere tutto più chiaro la Guida alla Fatturazione Elettronica di Datalog, in cui è possibile trovare una risposta completa.

Rendere elettronico il processo di fatturazione significa aver fatto il primo passo verso per digitalizzare l’intero ciclo dell’ordine e, in generale, i processi amministrativi e gestionali delle imprese.

Non sarà un lavoro semplice, tuttavia, presto si coglieranno gli immensi vantaggi di aver “trasformato” un semplice documento cartaceo in una serie di dati, che diventano così più facilmente condivisibili e fruibili ai fini gestionali, finanziari e strategici.