I risultati del primo stream di ricerca del Digital Banking HUB rivela che la presenza di un ecosistema sempre più aperto e competitivo richiederà forti adeguamenti tecnologici e organizzativi

Bank as a Platform

La ricerca Bank as a Platform, condotta da CeTIF in collaborazione con GFT Italia – con il coinvolgimento di 15 istituti italiani negli incontri del Digital Banking Hub – ha fatto emergere numerose interessanti evidenze empiriche. Tra queste, il fatto che concepire i servizi esposti tramite API come prodotti di business richiede, in un ecosistema sempre più aperto e competitivo, adeguamenti organizzativi e tecnologici.

Risulta infatti chiaro che le banche dovranno rivedere i propri modelli di business e di servizio per continuare ad essere competitive. Il sistema bancario si interroga ormai da tempo su quali saranno i modelli di business in grado di indirizzare i cambiamenti, in parte imposti a livello normativo, nel modo di proporre ed erogare prodotti e servizi finanziari. Ma se da un lato i consumatori godranno positivamente delle novità introdotte dalle disposizioni della PSD2, che mirano a favorire la competitività, le banche devono stare al passo, trasformando tale obbligo in opportunità.

La user experience al centro

Il recepimento della direttiva europea prospetta l’affermarsi di un ecosistema competitivo sempre più ampio, composto da attori e prestatori di servizi finanziari che, almeno sulla carta, offrono user experience innovative. In un ecosistema maturo e stabile da un punto di vista regolamentare, la soluzione percorribile da un’istituzione finanziaria potrebbe essere quella di integrare servizi offerti da terze parti all’interno della propria catena del valore, arrivando a diventare lei stessa una terza parte, con l’obiettivo di identificarsi come interlocutore primario per il proprio cliente in contesti d’uso una volta a lei preclusi.

“È quindi opportuno distinguere minacce concrete, come quelle che provengono dai cosiddetti Over The Top della Digital Economy, dalle opportunità insite nella collaborazione con la moltitudine di entità che gravitano nell’Universo delle Fintech e che sono il più efficace acceleratore di innovazione a disposizione del comparto bancario”, dichiara Paolo Gatelli, Senior Research Manager nonché responsabile della ricerca CeTIF. “Per una Banca, anche solo concepire il servizio esposto tramite API come un oggetto monetizzabile è un salto quantico ma necessario. Monitorare e gestire le interlocuzioni in un ecosistema fatto di terze parti, più innovative e dinamiche, è una sfida nella quale molti si stanno cimentando, così come quella di sfruttare l’immenso patrimonio informativo in loro possesso.”

Colossi nati e allineati a strategie di presidio dell’ecosistema digitale, come Amazon, per fare un esempio concreto di new comer, sono strutturati per governare flussi informativi, contenuti e soggetti terzi in modo da sviluppare costantemente il proprio business. Sono in grado di orchestrare contenuti, prodotti e comunicazioni al fine di generare una user experience distintiva.

Servono adeguamenti organizzativi e tecnologici

È necessario introdurre una serie di adeguamenti organizzativi e tecnologici in grado di consentire il governo di questo nuovo modo di fare banca, allineando sistemi informativi, strategie di business e presidio di ambienti e casi d’uso che esulano dal tradizionale business di raccolta e impiego.

“La ricerca è frutto di una collaborazione che prosegue con successo da diversi anni e vede GFT e CeTIF impegnati attivamente nel settore bancario per interpretare e guidare le evoluzioni business, tecnologiche e organizzative. In questo contesto di cambiamento, GFT si pone in qualità di system integrator esperto e specializzato sulle nuove tecnologie per affiancare il cliente nella definizione di un modello di intervento – aggiunge Franco Saracco, Sales Executive Director di GFT Italia – accompagnandolo in tutte le fasi del percorso verso il rinnovamento dei sistemi, garantendo la conformità normativa e ponendo sempre al centro la customer journey. In tale scenario, con riferimento all’Open Banking, sottolineiamo l’importanza del presidio dei rischi GRC (Governance/Risk/Compliance) e le implicazioni tecnologiche ed architetturali del ruolo di AISP (Account Information Service Provider) che un istituto di credito potrà assumere, in base alla normativa PSD2.”

Strategie di Partnership per realizzare la “Piattaforma di Servizi”

L’evoluzione verso il concetto di Bank as a Platform (BaaP), dove la banca propone contenuti e prodotti di altri in sinergia con i propri, con l’obiettivo di soddisfare ogni esigenza e contesto di utilizzo (alla stregua di Netflix o della già citata Amazon), apre la via a nuove strategie di partnership.

In particolare, se la logica con cui la piattaforma è stata costruita permette a soggetti terzi di esporre ed erogare servizi con un alto grado di libertà, sarà possibile, per la banca che la offre, sviluppare nuovi punti di contatto e servizi a valore aggiunto con un minor costo, soprattutto disponendo di informazioni che non sono tipicamente rese disponibili, compreso l’accesso alla customer base. L’ipotesi che si va quindi a configurare è l’offerta, da parte della banca, di un unico ambiente (che sia App o Web Banking) gestito tramite API dove la Banca si affermi come uno dei soggetti in grado di indirizzare i bisogni finanziari o meta-finanziari di un individuo, in sinergia con altri incumbent (assicurazioni, telco, retailer, ecc..) o fintech.

Dalla ricerca è emerso come i grandi e strutturati gruppi bancari prediligano la sperimentazione di partnership con terze parti per trarne vantaggi strategici grazie alla loro velocità di innovazione e usabilità (es. Unicredit, Intesa Sanpaolo in Italia, BBVA in Spagna); banche innovative, generalmente più piccole e con una gamma di servizi offerti non paragonabile a quella dei grandi gruppi, cercano nell’ecosistema un approccio più generalista che consenta loro di conseguire un’integrazione della propria offerta in un’ottica di piattaforma (es. Banca Sella).