Per soddisfare la crescente domanda di dati delle grandi città europee occorre una strategia comune che coinvolga tutti gli attori dell’ecosistema digitale, riducendo i costi di rollout e mantenendo i ricavi al livello del 2013-2018

ZTE

Secondo le stime del recente studio A Playbook for Accelerating 5G in Europe di The Boston Consulting Group, nel 2021 il 4G non sarà più sufficiente a soddisfare la richiesta di dati delle principali città europee. Si prevede che fino al 2025 la domanda di traffico crescerà a un tasso medio annuo del 40%, trainata dal consumo di video.

Gli operatori di rete mobile del continente sono indecisi: in futuro, fornire i servizi attuali con la tecnologia 4G significherà dover triplicare la densità infrastrutturale (il numero di ripetitori e antenne sul territorio), un impegno impraticabile in termini di costi, tempo e impopolarità.

Secondo le previsioni, l’aumento al 200% della spesa per l’ampliamento della rete eliminerà tutti i profitti (finora il 25% del totale) fino ad arrivare a quota -26%. Una soluzione non perseguibile, nonostante il calo del 64% del costo per gigabyte dovuto all’allargamento della rete.

Al tempo stesso, il passaggio al 5G, già in stato avanzato in Usa e in Cina (e in alcune realtà della Scandinavia), non li attrae dal punto di vista finanziario: vengono da cinque anni (2013-2018) in cui le revenue medie per utente (ARPU) sono scese del 3%. Imbarcarsi nel rollout di una nuova tecnologia, sebbene inevitabile nel lungo periodo, suscita perplessità. Soltanto i costi per la rete, secondo un modello base, crescerebbero del 60%.

Che fare per non arrivare tardi al 5G? La soluzione c’è: una strategia comune che coinvolga gli operatori di rete, i legislatori e gli altri attori dell’ecosistema digitale. Un piano, delineato nel report, che porterebbe gli operatori a ridurre i costi del rollout mantenendo i ricavi al livello del quinquennio 2013-2018. Sarà necessario in primo luogo abbandonare alcuni vecchi approcci, usati anche con il 4G (ad esempio, distribuire la rete per gradi a livello regionale fino al raggiungimento dell’obiettivo di copertura prefissato) e adottare una strategia value-based. In questo modo le capacità della rete, grazie all’integrazione degli analytics, verranno calibrate sull’utilizzo effettivo sito per sito per evitare eccessi di offerta. In più si potranno tagliare varie voci di spesa con la condivisione, attiva e passiva, delle stesse infrastrutture tra soggetti diversi, soprattutto nelle aree a maggiore concentrazione di traffico – ma anche in quelle più isolate, per evitare che vengano tagliate dal servizio.

L’infrastruttura stessa dovrà essere rinnovata: fuori i sistemi del 2G e del 3G, dentro le reti “auto-ottimizzanti” (self-optimizing), che sanno adattare in modo automatico le configurazioni di sistema alle esigenze del traffico. Per ulteriori risparmi, si potrà anche riconvertire al 5G le celle del 4G delle zone meno trafficate. Tutto questo abbatterebbe i costi del modello base del 25%.

Sul fronte delle revenue, serve intervenire sul sistema, ormai consolidato, delle tariffe. L’offerta illimitata a prezzi sempre più bassi ha, alla lunga, compresso le entrate degli operatori. In futuro, con l’introduzione della nuova tecnologia, potranno (anzi, dovranno) predisporre piani diversificati a seconda dei servizi offerti. Il rischio di alienarsi la clientela è basso: secondo le ricerche gli utenti sarebbero disposti a pagare di più per possibilità nuove e prestazioni migliori (ma non per la nuova tecnologia in sé). Con questi accorgimenti (meno spese, più ricavi) si potranno raggiungere i livelli di bilancio 2013-2018.

Anche i governi sono chiamati ad agevolare la transizione: sia nella fase di installazione delle nuove infrastrutture (con regole più semplici e incoraggiando la condivisione delle stesse celle) sia promuovendo i cambiamenti tariffari. Ad esempio, allargando lo spettro delle frequenze disponibili concedendole a prezzi più bassi.

Infine, servirà una mano anche da parte di altri soggetti: le imprese che gestiscono le stazioni, per esempio, dovranno adottare subito la nuova tecnologia, se possibile, con prezzi adeguati a incentivare l’installazione del 5G; i produttori di telefoni e tablet, che distribuiranno dispositivi in grado di funzionare anche con la nuova tecnologia; i fornitori di contenuti e piattaforme digitali, che in vista di una diversificazione dei prezzi saranno chiamati a elaborare l’offerta dei nuovi servizi garantiti dal 5G (la realtà aumentata, per esempio) in consonanza con le esigenze degli operatori di rete. Magari con partnership studiate allo scopo.