Il Centro per lo Studio Multidisciplinare dell’Esistenzialismo Cibernetico raccoglie le opere dei precursori della cibernetica, dagli anni ’50 ad oggi

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Le macchine che ci circondano sono sempre più intelligenti, possono elaborare algoritmi comportamentali e sono in grado di anticipare le nostre esigenze: l’intelligenza artificiale fa ormai parte della nostra vita. Basti pensare a Siri di Apple, l’assistente digitale personale con voce sempre più umana, che ci offre aiuto a richiesta; ad Alexa di Amazon che ci permette di fare acquisti online e che prevede anche i nostri desideri futuri; al pilota automatico di Tesla; a Netflix che riesce ad analizzare i parametri che determinano le scelte cinematografiche.

Stiamo vivendo ciò che solo qualche decennio fa apparteneva al mondo della fantascienza.

A New York, all’inizio degli anni ’80, nasceva ufficialmente il Centro per lo Studio Multidisciplinare dell’Esistenzialismo Cibernetico creato dall’ italiana residente a New York Carmen Gallo a cui si deve il neologismo stesso.

Con una mostra-installazione dal titolo “Chips r us”, i microchips siamo noi, dava inizio ad una lunga serie di conversazioni sulla tecnologia-robotica che al tempo era meglio conosciuta con il nome cibernetica.

Le collezioni di opere presentate rappresentavano uomini-macchina, macchine intelligenti sempre più simili agli umani, automi intelligenti presenti in ogni aspetto dell’esistenza.

Nel corso degli anni il centro ha promosso un vasto programma di ricerca interdisciplinare rivolto alla tecnologia avanzata, alla robotica in ogni sua forma convalidando il concetto di Cibernetica formulato già nel 1947 dal matematico Norbert Wiener.

Il centro ha così raccolto una preziosa collezione di opere d’arte ispirate alla tecnologia del momento, in particolare opere che vanno dagli anni 50 fino al presente, che sono state esposte negli Stati Uniti, in Sud America e in Asia.

Quando Carmen Gallo, a Manhattan, all’inizio degli anni ’80 cominciava a parlare di Esistenzialismo Cibernetico e a presentare quadri che ritraevano con umorismo e immaginazione vari tipi di macchine pensanti, erano gli anni di Jean Michel Basquiat, Keith Haring, Andy Warhol, della Transavanguardia.

Il concetto che proponeva era apprezzato dagli intellettuali newyorkesi con un raffinato sense of humor, da una elite, ma era ancora lontano dalla mentalità comune. Oggi tutti possono capire le opere, il loro umorismo, ma anche che la visione artistica per quel tempo futuristica, si è rivelata profetica.

Il centro che ha operato senza scopi commerciali è, nella definizione di Carmen Gallo, la sua fondatrice e sponsor “uno spunto di conversazione che ci ha permesso di conoscere persone geniali con idee innovative e soprattutto grande senso dell’umorismo, che anno animato interminabili e divertentissime riunioni”.

Non esclude di poter presentare le opere anche in Italia, quando incontrerà una sede adeguata ad ospitare la preziosa collezione che abbraccia l’evoluzione della tecnologia interpretata dagli artisti negli ultimi decenni.