La digital transformation non eliminerà posti di lavoro ma li trasformerà. Italia in cerca di competenze

Intelligenza Artificiale e Blockchain

Ormai è certo. Siamo entrati nella quarta rivoluzione industriale dopo l’invenzione della macchina a vapore nel 1700, la massificazione dell’energia elettrica (1980) e l’avvento dei pc degli anni 90. Oggi, a differenza del passato, a scaturire il profondo cambiamento che stiamo vivendo in ogni ambito della nostra vita non è una sola tecnologia, ma la combinazione di una serie di paradigmi, algoritmi e fenomeni altamente disruptive. Stiamo parlando dell’impatto dell’internet of things, dell’intelligenza artificiale, dei big data, degli analytics, del machine learning, della blockchain e del cloud, solo per citarne alcuni.

Nonostante una crescita degli investimenti in questa direzione, non tutte le aziende si sentono ancora pronte a gestire nel miglior modo possibile la digital transformation soprattutto a causa di un gap con i consumatori, oggi sempre più informati e consapevoli, tanto da pretendere esperienze uniche, veloci e personalizzate. Non è un caso quindi che il 59% delle aziende dichiari di non avere gli strumenti per affrontare la quarta rivoluzione industriale. Una problematica questa di certo non da sottovalutare.

Il cambiamento spesso spaventa perché troppe volte si pensa che ciò che è diverso è peggiore: siamo infatti ancorati alle tradizionali abitudini lavorative che a quelle della vita di tutti i giorni. Lo smartworking è ormai una realtà in molte imprese e permette di ottenere numerosi vantaggi che il lavoro classico non garantisce. Ma cambiare il modo di pensare non è facile, così come non lo è per il rinnovamento della cultura aziendale, troppe volte ostacolo all’introduzione delle nuove tecnologie. Alla base del successo vi è invece la continua innovazione, unico vero motore del progresso – ha spiegato Paolo Bergamo, Senior Vice President e General Manager di Salesforce in occasione di Basecamp, evento che ha raccolto a Milano circa 3000 persone.

Ed è proprio l’attenzione alle nuove tecnologie e ad una loro corretta implementazione a consentire alle imprese di essere più efficienti e flessibili. Numerosi studi confermano infatti la correlazione positiva tra investimenti in digitale e risultati di business, a vantaggio non solo delle singole organizzazioni ma a beneficio dell’intera comunità.

“Le imprese hanno il compito di rendere il mondo un posto migliore e aiutare le persone a vivere meglio, consentendo loro di poter fare cose prima impensabili. Questa missione non deve però riguardare la singola realtà aziendale, ma tutte le organizzazioni dovrebbero avere questo fine perché il successo lo si può ottenere soltanto con la collaborazione” ha aggiunto Paolo Bergamo.

A giocare un ruolo fondamentale nel processo di innovazione globale sono sicuramente i cosiddetti Trailblazer, ossia coloro che, attraverso la costante attenzione ai nuovi trend, scoprono un “nuova strade” che poi le altre imprese percorreranno, favorendo così il progresso del Paese.

Ad incutere maggiormente timore tra le persone e i lavoratori è sicuramente l’idea di una possibile perdita di posti di lavoro a causa della crescente automazione e automatizzazione delle fabbriche. La verità è però ben diversa: si assisterà ad una progressiva trasformazione del lavoro con la nascita di nuove mansioni e l’inevitabile eliminazione di altre” ha sottolineato Paolo Bergamo.

La vera sfida sarà quella di sincronizzare la perdita dei posti di lavoro legati ad attività ormai obsolete con la creazione di nuove opportunità. Per recuperare un gap di 900mila posizioni scoperte in Europa (135mila in Italia) è necessario introdurre incentivi per aggiornare le competenze dei lavoratori maturi e sviluppare corsi legati al mondo del digital nelle università.

L’ imperativo è quindi uno solo: innovare senza paura!