Hard skills tecnologiche per superare il Digital Mismatch

Il numero dei lavoratori autonomi aumenta e le mansioni ripetitive e poco specializzate vengono sostituite dall’IoT. Intanto, il mondo cerca hard skills tecnologiche; le scarse competenze digitali fanno perdere terreno alle aziende italiane.

Questi saranno i temi affrontati il 15 marzo alle 9 a Palazzo Castiglioni, alla seconda edizione de Le professioni del Futuro, il convegno nazionale ideato da InTribe (entrata in SpeedMeUp-Bocconi) in collaborazione con Asseprim e la partecipazione di Nexi, che traccia l’evoluzione dell’innovazione in Italia analizzando i Big Data.

Il progresso tecnologico degli ultimi 20 anni è paragonabile a quello dei 400 anni precedenti. Entro 10 anni il 70% delle professioni sarà cambiata, evolvendo grazie al digitale e alle innovazioni tecnologiche. È per questa ragione che al centro dei lavori della giornata, sarà il Digital Mismatch: un fenomeno sociale ed economico che sta investendo aziende, istituzioni e lavoratori alla ricerca di un nuovo modello in grado di far incontrare esigenze e competenze.

Una recente indagine realizzata da Capgemini e LinkedIn descrive come il 34% delle imprese italiane abbia perso competitività a causa delle scarse competenze digitali di dipendenti e collaboratori, mentre i lavoratori specializzati saranno sempre più richiesti: entro il 2025 vedremo un incremento di 2,3 milioni di posti di lavoro dal profilo medio-alto rispetto al 2015 (fonte: elaborazione InTribe su dati Cedefop EU28). Secondo le stime di InTribe, se aziende e persone non cambieranno puntando sulle competenze digitali e tecnologiche, entro il 2020 ci saranno 2 milioni di posti di lavoro potenzialmente vacanti (stime InTribe su elaborazione dati Cedefop EU28).

Le professioni più richieste

1. Cybersecurity specialist

Si occupa di tutelare il patrimonio aziendale da intrusioni e hacker, non solo preservando i server, ma garantendo connessioni sempre protette, sistemi in cloud altamente sicuri e che i dipendenti utilizzino al meglio i device a loro disposizione (smartphone, tablet, ecc.). Con il suo team si occupa, inoltre, di garantire agli utenti dei servizi web connessioni protette e performanti, tanto da poter effettuare transazioni in denaro in totale sicurezza.

2. Data analyst

È l’operativo (molto spesso con laurea in statistica) in grado di analizzare grandi moli di dati con l’ausilio di software, trasformandoli in informazioni ad alto valore aggiunto per l’azienda. Il suo obiettivo principale è quello di agevolare la presa di decisioni e la soluzione di problemi.

Esistono diverse declinazioni di questa professionalità, come l’esperto di analisi predittive (colui che è in grado di analizzare i dati al fine di prevenire guasti a macchine impianti) o il business data analyst (figura esperta di analisi finanziarie, capace d’incrociare i dati aziendali con i dati di mercato ed i big data presenti nel web, con l’obiettivo di aiutare il top management a prendere decisioni strategiche).

3. Growth Hacker

È il professionista che si occupa di crescita e lo fa attraverso l’utilizzo di tecniche avanzate di lean marketing e software, sfruttando dinamiche di viralizzazione. Questa professione è nata nelle startup innovative, che hanno la necessità di crescere velocemente e ottimizzando il più possibile i costi, e adesso sta diventando sempre più una figura chiave delle aziende consolidate.

Il growth hacker attua azioni di incremento del business, con l’obiettivo di ottenere il massimo risultato con il minor dispendio possibile di risorse.

Il cambiamento è inevitabile, perché è già avvenuto. Pensare di gestire un’azienda, il proprio lavoro e la propria vita, come facevamo anche solo 15 anni fa è un lusso che non possiamo permetterci perché il digitale è più che reale: condiziona le nostre scelte, evolve sotto i nostri occhi. Le professioni del futuro sono già qui, è tempo di crederci.

Le iscrizioni sono ancora aperte, fino a esaurimento posti: http://bit.ly/professionifuturo