Il settore IT migliora il livello di competenza linguistica rispetto al 2014, ma uno sguardo più approfondito mostra che c’è ancora molta strada da fare.

innovazione digitale

La ricerca EF EPI-c promossa da EF Corporate Solutions svela i dati relativi alla competenza linguistica delle aziende a livello mondiale e, in specifico, nell’ambito dell’ Information Technology si registra un livello B1.

Lo studio è stato condotto testando un panel, più ampio rispetto all’edizione precedente del 2014, costituito da 510.000 persone testate, appartenenti a 2.078 Aziende. Il report differenzia i risultati relativi al livello di inglese dei partecipanti non solo in base al Paese di provenienza ma anche all’Industry di appartenenza: sono, infatti, 16 i settori su cui è stata condotta l’indagine. I professionisti coinvolti, al momento del test, non erano iscritti ad alcun corso di inglese e i risultati della prova sono stati utilizzati esclusivamente al fine della redazione dell’Indice EF EPI-c. I dati ottenuti sono stati tradotti in un punteggio (punteggio EPI-c) indice del livello di conoscenza linguistica, che va da 0 a 100 e denota, secondo il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (CEFR) i seguenti livelli: A1 (punteggio EPI-c 0-33), A2 (punteggio EPI-c 34-48), B1 (punteggio EPI-c 49-62), B2 (63-78), C1 (punteggio EPI-c 79-93) o C2 (punteggio EPI-c 94-100).

Secondo la ricerca, i professionisti IT nel 2016 registrano un punteggio di 56,56/100 rispetto al 54,53/100 del 2014: si tratta di un miglioramento insufficiente per attestarsi al livello B2, che identifica una padronanza upper-intermediate necessaria per gestire tematiche tecniche ed interagire fluentemente e con pertinenza. Inoltre, il focus dell’analisi a livello intraziendale rivela alcune differenze: se i dirigenti dell’IT dimostrano di avere una discreta competenza linguistica, la funzione HR presenta un livello inferiore, con un punteggio di 51,61/100.

Cristina Sarnacchiaro, Country Manager Italy di EF Corporate Solutions commenta: “La media dell’inglese degli intervistati in questo settore non supera il B1, il che denota una forza lavoro in grado di sostenere conversazioni su argomenti familiari e attuali ma non di taglio tecnico o dettagliato. Evidentemente, lo scenario lavorativo italiano necessita d’investire maggiormente a livello di formazione linguistica, che deve essere erogata in modo mirato a seconda delle persone coinvolte e del ruolo che ricoprono all’interno delle società.” e conclude: “Sapere l’inglese è indispensabile per poter lavorare nell’Information Technology, settore in cui tutti i processi e le comunicazioni avvengono in lingua: trascurare quest’aspetto va a discapito dell’efficienza dell’intera impresa.”