In Italia entro la fine del 2016 la spesa online pro capite italiana è cresciuta di un modesto 6%, ma quella effettuata tramite dispositivi mobili del 37%, superando così la soglia dei 350 euro.

Il commercio via dispositivi mobili è ormai una realtà affermata, tanto che le agenzie di ricerca ed analisi iniziano ad avere dei metri di paragone annuali e non più solamente basati su trimestri o stagioni. L’mCommerce, insomma, è qui per restare.

Questo fenomeno sta rapidamente mutando le abitudini del Cittadino Consumatore, che nel 2015, in Italia, ha concluso più di una transazione online su tre attraverso un dispositivo mobile. Il dato percentuale, in continua ascesa, riflette la situazione mondiale, che vede una crescita del mCommerce ovunque.

Giappone, Regno Unito e Corea del Sud compongono il podio delle Nazioni dove l’utilizzo di mobile device per gli acquisti su Internet è più comune, con percentuali che toccano rispettivamente il 50, 45 e 43% (dati Criteo). Ancora, in quasi tutti i Paesi con l’eccezione di Regno Unito e Olanda, il mezzo di acquisto più diffuso è lo smartphone, lasciando al tablet una posizione decisamente residuale.

Per ciò che attiene a uno dei KPI tipici del mondo eCommerce, il tasso di conversione (CR), anche in questo caso i migliori risultati sono detenuti dai tre Paesi dove l’mCommerce è più sviluppato, con uno strapotere assoluto nipponico, che vede le proprie percentuali di conversione quasi raddoppiate rispetto al Regno Unito “secondo classificato” e addirittura quattro volte maggiori rispetto a quelle italiane, in undicesima posizione. A livello aggregato globale, per quanto più modesto rispetto al suo corrispettivo derivante dal canale online tradizionale, il CR tramite mobile ha visto una crescita continua nell’arco dell’anno passato, raggiungendo il 3,75% da tablet e l’1,53% da smartphone. La situazione in Italia, chiaramente, paga il pegno di essere genericamente meno sviluppata dal punto di vista del commercio online, ma qualche dato confortante c’è: secondo l’agenzia francese Retail Me Not, entro la fine del 2016 la spesa online pro capite italiana è cresciuta di un modesto 6%, ma quella effettuata tramite dispositivi mobili del 37%, superando così la soglia dei 350 euro.

Dando uno sguardo alle diverse categorie di beni e servizi acquistabili online, il boom del mobile commerce ha interessato trasversalmente tutti i settori. Nel mercato statunitense, tipicamente trend-setter, ad esempio, il mondo fashion e dei prodotti di lusso ha conosciuto un incremento del 17% rispetto all’anno precedente, mentre la grande distribuzione e i prodotti di bellezza e cura della persona hanno visto salire il proprio indice rispettivamente del 24 e 38%. Queste cifre vertiginose sono state rese possibile da un insieme di fattori, su tutti il miglioramento di entrambi i “versanti” della transazione: da un lato lo sviluppo di siti sempre più responsive, personalizzabili e adattabili ai diversi device, dall’altro l’ingresso sul mercato di una pletora di differenti modelli di smartphone e tablet, con migliori definizioni, maggior potenza di calcolo e schermi di grandi dimensioni. A fare da ponte tra offerta e domanda, poi, è stato il continuo miglioramento, tuttora in corso, della connessione via etere che, soprattutto nei grandi centri urbani, garantisce ormai ottime prestazioni.

Altro elemento fondamentale per lo sviluppo del mCommerce sono le App: come riportato da Forbes, numerosissime sono oggi le attività commerciali che si dotano di una propria applicazione per gli acquisti da device mobile. Non si tratta più solamente dei grandi attori di mercato e dei marchi top of mind, oggi sono coinvolti nel mondo delle app anche moltissime realtà medie e piccole, tanto che già lo scorso anno Retail Me Not indicava che almeno il 13% degli smartphone avesse installato più di cinque applicazioni per l’acquisto al dettaglio, e il dato non può che essere destinato a salire.

Il mondo del commercio mobile, dunque, pur essendo un fenomeno recente, è già entrato nella quotidianità del consumatore in modo massiccio ed estremamente diversificato, e le implicazioni e le interconnessioni derivanti da questo nuovo modo di fare acquisti sono innumerevoli. Si tratta di un fenomeno complesso, di cui oggi ancora non si percepisce che la punta dell’iceberg, ma che indubbiamente diventerà, se non è già diventato, aspetto fondamentale nella vita di tutti i cittadini.

Fonte Assintel