Ha senso oggi pensare all’e-commerce come mero supporto al commercio tradizionale?

Molti studi sottolineano come – anche in Italia – l’e-commerce si stia imponendo, registrando aumenti di transazioni e di fatturato. Ma ha ancora senso parlare di e-commerce o siamo di fronte a una definizione ormai “anacronistica”?

Definizione di e-commerce

E-commerce (contrazione di “electronic commerce”) significa – letteralmente – “commercio elettronico”. Quando il termine comparve, si riferiva essenzialmente ai supporti elettronici per le transazioni commerciali (ricordiamo la tecnologia Electronic Data Interchange, EDI, introdotta verso la fine degli anni ‘70).

Nel corso del tempo, il termine ha acquisito esponenzialmente significato, riferendosi anche agli acquisti eseguiti sul web attraverso il ricorso a server sicuri, con pagamento in linea. Negli ultimi anni, “e-commerce” è stata utilizzata anche come categoria per definire siti commerciali che effettuano le vendite esclusivamente online (ES. Amazon, Booking, etc.) o per definire, all’interno di web integrate, una sezione dedicata esclusivamente alle vendite online.

La diffusione dell’e-commerce nei vari settori

Lungi dall’indicare una progressiva scomparsa del commercio tradizionale, i recenti dati sull’e-commerce evidenziano una progressiva integrazione delle vendite online all’interno di più settori (dai più ai meno moderni). I migliori risultati sono stati ottenuti da aziende a vocazione online (prodotti informatici, supporti di archiviazione, vendita di film e brani musicali, corsi di lingua e di formazione, servizi per transazioni, buoni) come Google, Paypal, eBay, Groupon.

L’aumento dei numeri del mercato dell’e-commerce ha coinvolto anche attori apparentemente più tradizionali: rivenditori di elettrodomestici, di pezzi meccanici di ricambio, vestiti, libri e supporti elettronici.

Esistono prodotti non adatti al commercio elettronico?

Minori risultati sono stati riscontrati da prodotti ed articoli fisici di basso valore e peso o articoli per i quali un grande valore aggiunto è rappresentato da gusto, tatto o odore. Ma anche nel caso del mercato B2C di prodotti di basso valore, l’e-commerce è saltato prepotentemente alla ribalta (si pensi al caso di Amazon). Non mancano però fenomeni interessanti: la Coop e Auchan consentono al consumatore di acquistare la spesa direttamente online (anche attraverso apposita app sullo smartphone) e di vedersela recapitata direttamente a casa.

Numerose sono anche le aziende produttrici di prodotti alimentari o vini di alta qualità, che consentono di acquistare direttamente online o si rivolgono a portali come negoziodelvino.it. Inoltre, l’e-commerce è entrato prepotentemente nel mercato dei servizi, favorendo la nascita di diverse realtà che nel giro di pochi anni si sono imposte sul mercato su scala globale: Booking.com nel settore alberghiero, Docplanner e Doctoralia nel settore del booking online di visite mediche, senza dimenticare Facebook, Google, Instagram e Pinterest, che hanno integrato (all’interno della piattaforma social) la possibilità di attivare pagine commerciali e di lanciare campagne di online advertising, configurandosi a tutti gli effetti come operatori di servizi web.

Il profilo delle compagnie sopracitate evidenzia come l’e-commerce non sia più una prerogativa di nicchia riservata a pochi operatori di settori in ascesa, ma come sia il mercato di prodotti che quello dei servizi stiano procedendo verso una progressiva integrazione di vendite e servizi online e offline. Bisogna dunque chiedersi: è possibile immaginare un futuro in cui una azienda commerciale di medie dimensioni (attiva nel mondo dei prodotti o dei servizi), possa pensare di prescindere non tanto dal mercato online, ma da una sua completa integrazione nel proprio core business?

L’e-commerce è dunque morto?

No, è più vivo che mai. Quello che è morto è la vecchia accezione di e-commerce: una branca parallela del commercio di beni e servizi, in qualche modo separata dal core business dell’impresa e dotata, in certo senso, di vita propria. Di certo, i dati e l’evoluzione (seppur a diverse velocità, a seconda del settore) dell’organizzazione delle aziende indicano che in futuro il termine e-commerce perderà semanticamente di significato: è impossibile immaginare un Customer Service slegato dall’utilizzo dei social network, così come è impossibile immaginare l’invio di ordini di acquisto attraverso il fax o il telefono o gestionali non cloud.

Il commercio diventerà e-commerce, e l’e-commerce commercio: l’essenza stessa del mondo commerciale non potrà non essere legata al web, alle sue dinamiche e alle sue esigenze (così come i prodotti e i servizi). Da semplice supporto, il world wide web si è trasformato in mercato, producendo bisogni e richieste di prodotti e servizi a esso collegati. App, social networks, blog, piattaforme online da supporto a mezzi tradizionali diventeranno (ed in alcuni casi il passaggio è già avvenuto) mezzi tradizionali, gli strumenti cui adattare la richiesta di competenze e sulla base dei quali progettare la propria organizzazione di lavoro.

A cura di: Valerio Maccarrone, Content Manager presso MioDottore.it