In crescita la copertura della rete fissa in banda ultra-larga (+7,6%), sebbene si riscontri ancora un notevole ritardo rispetto al resto della Ue (-34%)

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Secondo il Rapporto annuale dell’Osservatorio sulle Reti e i servizi di nuova generazione (ORES) dell’Istituto per la Competitività (I-Com), lo sviluppo digitale in Italia registra un sensibile miglioramento sul fronte dell’offerta, grazie a un aumento del 12,7% della copertura 4G, che raggiunge ormai il 90% delle famiglie italiane. Questo rappresenta uno degli indicatori in cui il Paese si distingue per una performance al di sopra della media europea. Cresce anche la copertura della rete fissa in banda ultra-larga (+7,6%), sebbene si riscontri ancora un notevole ritardo rispetto al resto della Ue (-34%).

La prima parte dello studio fotografa lo stato di diffusione delle reti a banda larga e ultra larga, sia fisse sia mobili, e il loro livello di utilizzo da parte dell’utente, mentre la seconda si concentra sullo sviluppo del mercato audiovisivo a un anno dall’arrivo di Netflix.

Per misurare il grado di digitalizzazione nazionale, il think tank con sede a Roma e Bruxelles ha elaborato l’IBI, l’I-Com Broadband Index, un indice che persegue l’obiettivo di valutare la “maturità digitale” degli Stati membri dell’Unione europea, lato domanda (accesso alla banda larga, ricorso ai servizi online, abbonamenti) e offerta (copertura del territorio e abitazioni raggiunte).

Dalla nostra analisi, emerge ancora un ritardo significativo dell’Italia rispetto alla media Ue, tuttavia si evidenzia una dinamica molto interessante: il nostro paese, infatti, ha registrato una variazione del punteggio IBI, tra il 2014 e il 2015, pari al 6,5%, quasi il doppio rispetto al tasso medio di crescita della Ue (pari al 3,6%)”, ha dichiarato Stefano da Empoli, presidente di I-Com. “Dunque, pur essendo ancora molto distante dal tasso di sviluppo digitale dei paesi nordici, l’Italia rientra a pieno titolo tra i cosiddetti paesi fast movers, ossia quelli che, pur partendo da condizioni di ritardo, possono sperare nel giro di 3-5 anni di chiudere il gap, qualora riusciranno a mantenere un livello di crescita significativamente superiore alla media degli altri Paesi”.

Lo studio di I-Com analizza anche il livello dell’infrastruttura fissa e mobile, descrivendo il grado di copertura della rete fissa di ultima generazione, in ambito locale. A primeggiare è la Calabria, dove viene raggiunto oltre il 75% delle abitazioni, il 22% in più rispetto alla media nazionale (52,8%). Buona anche la performance di Campania (74%), dove si distinguono le aree metropolitane di Napoli e Caserta, e Lazio (64%). Roma è tra i primi 5 capoluoghi di regione in termini di diffusione della rete fissa di ultima generazione. La Valle d’Aosta risulta invece la regione con la minor copertura (solo il 21%), mentre Sardegna, Trentino Alto Adige, Umbria, Abruzzo e Molise registrano una copertura inferiore al 40%.

Puglia e Calabria sono le regioni con la quota più ampia di comuni coperti: il 57,8% in Puglia e il 56,2% in Calabria. In generale, tuttavia, solamente il 16% degli 8.047 comuni italiani risulta coperto, anche se questo dato è raddoppiato rispetto a un anno fa. Dal punto di vista concorrenziale, soltanto i grandi comuni vedono la presenza sul mercato dei principali operatori, con la conseguenza che solo il 39% della popolazione nazionale è nelle condizioni di poter scegliere tra diverse offerte.

La seconda parte del rapporto I-Com prende in esame lo sviluppo del mercato audiovisivo connesso e in particolare la trasformazione dei modelli di business tradizionali indotta dall’ascesa di nuovi player dell’ecosistema digitale.

Gli italiani che fruiscono di un’offerta di servizi streaming online sono più di un terzo (36%) e lo fanno mediamente da 2 o 3 device, con una prevalenza di smartphone e tablet. Dai 700 mila di utenti di inizio anno, I-Com stima che a fine 2016 gli abbonati a una piattaforma di servizi video on demand supereranno i 2 milioni. I ricavi del comparto si attesteranno su una cifra compresa tra i 50 e i 95 milioni di euro.

Per rispondere alla sfida dello streaming, l’industria audiovisiva, europea e non, sta imprimendo una forte accelerazione sulla convergenza tra telco e media”, ha dichiarato Bruno Zambardino, direttore Osservatorio Media di I-Com. “Nonostante lo stop registrato nella cessione di Mediaset Premium a Vivendi, su questo fronte in Italia si segnalano i debutti del servizio Dplay di Discovery e a livello pan-europeo di NOW TV di Sky mentre si attendono entro l’anno Vodafone TV ed Amazon Prime Video. I grandi gruppi europei appaiono sempre più impegnati in un’unificazione delle strategie transfrontaliere su cui peserà anche l’intervento delle istituzioni comunitarie, con particolare riferimento alla revisione della direttiva sui servizi di media audiovisivi e al nuovo pacchetto copyright”.