Secondo un recente studio gli utenti attribuiscono in media un valore di 612 euro ai dati archiviati sui loro dispositivi

Da un progetto di ricerca condotto da Kaspersky Lab e B2B International, che studia il comportamento degli utenti su Internet, è emerso che il valore medio attribuito ai file archiviati sui dispositivi degli utenti è più del doppio del riscatto medio richiesto dai cyber criminali per la decriptazione dei dati dopo l’infezione tramite cryptoransomware. Queste cifre spiegano perché così tante persone siano disposte a pagare gli estorsori e dimostrano ancora una volta la necessità di misure preventive di protezione dalle cyber minacce.

I programmi nocivi progettati per criptare i dati personali e chiedere un riscatto per la decriptazione sono in continuo aumento nel corso degli ultimi mesi. La popolarità di questo genere di minacce è motivata soprattutto dalla loro efficacia. Secondo le statistiche, almeno il 40% delle vittime paga i criminali per ripristinare i file. Questo non ci sorprende, specialmente considerando che il riscatto medio richiesto è di 300 dollari (269€), mentre gli utenti affermano che il costo per ripristinare i dati sui loro dispositivi sarebbe in media di 682 dollari (612€). Inoltre, per il 39% degli intervistati questa cifra supera i mille dollari (897€).

Nove utenti su dieci hanno affermato di archiviare sui propri dispositivi informazioni personali importanti, come foto, video, messaggi, contatti e così via, e hanno ammesso che, in caso venissero persi, non sarebbero in grado di recuperare il 15% di questi file. Secondo gli intervistati, la cosa più difficile è ripristinare i messaggi privati (il 36% crede che, se accadesse qualcosa al dispositivo, sarebbero persi per sempre) e le foto (27%).

Nonostante gli utenti attribuiscano un valore elevato ai file sui loro dispositivi, non tutti prendono le adeguate precauzioni per evitare il rischio di dover pagare centinaia di dollari per ripristinare i dati. Ad esempio, 9 intervistati su 10 hanno installato una protezione sui computer Windows e solo 6 su 10 sui Mac. Inoltre, quasi un quarto degli utenti (23%) non fa il backup neanche dei file più importanti.

“È curioso che nonostante le persone attribuiscano un tale valore ai loro dati e comprendano l’impossibilità di recuperarli, facciano così poco per proteggerli, preferendo affrontare i problemi quando si presentano. Tuttavia, in caso di criptaggio, anche pagare il riscatto non garantisce la restituzione dei dati al proprietario. Inoltre, sfortunatamente, i ransomware non sono l’unica minaccia a mettere in pericolo i dati personali. Ad esempio, i dati potrebbero venire persi o rubati insieme al dispositivo. Questo significa che un comportamento poco attento potrebbe portare a subire un’esperienza traumatica e una consistente perdita finanziaria”, ha commentato Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab.