In Italia, il costo per le perdite nel Retail ammonta mediamente a 208 euro l’anno per nucleo familiare. La percentuale di taccheggio rimane significativa, seguita dai dipendenti disonesti

L’Edizione 2015 del Barometro Mondiale dei Furti nel Retail, studio promosso da un Fondo indipendente di Checkpoint Systems e condotto nel 2014-2015 rivela che il valore delle differenze inventariali nel mondo è stato di 92,98 miliardi di euro. Queste perdite, le cui cause sono riconducibili a fenomeni di taccheggio, frodi da parte di dipendenti, di fornitori ed errori amministrativi, hanno rappresentato, in media, una percentuale pari all’1,23% delle vendite Retail nei 24 Paesi esaminati.

LA RICERCA

I risultati della ricerca si basano su una combinazione tra interviste scritte e telefoniche con 203 Retailer, per oltre 113.000 punti vendita, che hanno generato complessivamente 750,68 miliardi di euro di vendite nel 2014-2015.

Secondo lo studio, nel periodo 2014–2015 l’America Latina ha registrato la percentuale più alta di differenze inventariali, pari a 1,55%, seguita da Nord America (1,27%), Asia Pacifico (1,17%) ed Europa (1,05%). I Paesi che presentano le percentuali più alte sono il Messico (1,68%), i Paesi Bassi (1,48%) e la Finlandia (1,38%), mentre le Nazioni che hanno registrato i tassi più bassi sono Norvegia (0,75%), Svizzera (0,76%) e Francia (0,81%).

I DATI ITALIA

L’Italia si classifica 8° su 24 Paesi a livello mondiale, per le differenze inventariali più basse, che si attestano all’1,01% del fatturato, per un valore totale di 2,95 miliardi di euro di perdite per gli esercenti ed un costo pari a 208,58 € per famiglia e 90,68 € a persona. In dettaglio, il Barometro Mondiale dei Furti rivela che, nel nostro Paese, quasi il 70 % delle differenze inventariali è dovuta ai furti, di cui il 45% da parte dei Clienti, il 23% dei dipendenti disonesti, seguiti dagli errori amministrativi, che si assestano al 19% e dalle frodi dei fornitori per un 13%.

INVESTIMENTI IN PREVENZIONE

Il nostro Paese si posiziona al 6° posto in Europa tra i Paesi più virtuosi anche in termini di investimenti in prevenzione delle perdite, che si collocano all’1,07 % delle vendite. La criminalità organizzata resta un problema chiave per i Retailer italiani che affermano di non riuscire a combatterla a causa delle leggi, che non sono sufficientemente rigide. Per questo, molte insegne hanno sottoscritto accordi di collaborazione con i fornitori per proteggere gli articoli direttamente dal luogo di produzione, alla fonte per ridurre così le differenze inventariali. In Italia i sistemi EAS (sorveglianza elettronica degli articoli) restano il metodo di protezione maggiormente utilizzato (83%) insieme al personale di sicurezza (75%) seguiti dalla videosorveglianza a circuito chiuso CCTV (67%).

Nei mercati verticali come quello dei retailer specializzati in abbigliamento, che registrano un numero elevato di differenze inventariali, i retailer sono interessati ad investire in tecnologie come la RFID. Inoltre, stanno investendo sempre più in business intelligence per ottenere maggiori informazioni sui prodotti oggetto di furti.  Altri mercati verticali, come supermercati/retailer di generi alimentari, mirano ad ottenere una migliore visibilità dei loro prodotti, soprattutto quando si tratta di date di scadenza e cibo fresco sprecato.

I PRODOTTI PIÙ RUBATI

In Italia, i taccheggiatori e i dipendenti disonesti hanno preso principalmente di mira prodotti di piccole dimensioni e facili da nascondere, ma anche prodotti di alto valore e con un’alta rivendibilità. Le categorie merceologiche  maggiormente colpite sono l’Alimentare, con vini e liquori in testa alla classifica, seguiti da formaggio e carne fresca, il Fashion, con accessori moda, calzature ed abbigliamento sportivo, l’Health & Beauty, dove, ai primi posti troviamo lamette, cosmetici e profumi e, l’Hi-Tech, dove i prodotti più a rischio sono accessori per cellulari, iPhone, smartphone, iPad e tablet. Infine nel Brico gli attrezzi elettrici, le batterie ed i cavi sono in cima alla classifica dei prodotti più rubati.

CONFRONTO TRA MERCATI VERTICALI

A livello globale, in termini di differenze inventariali per mercato verticale, si posizionano al primo posto le farmacie e le parafarmacie (1,99%), al secondo i Retailer del segmento abbigliamento (1,80%), al terzo i Retailer specializzati nella vendita di gioielli e orologi (1,73%) e a seguire, i grandi magazzini (1,66%). L’Italia segue il trend mondiale trovando in cima alla classifica il settore dell’abbigliamento con il 2, 62% di differenze inventariali.

In aggiunta, il picco massimo delle differenze inventariali si registra durante la stagione invernale (46%), a causa dell’alto traffico di persone/clienti, dell’eccesso di scorte nei punti vendita e dell’assunzione di personale a tempo.

Secondo quanto affermato dai Retailer, le differenze inventariali aumentano durante la stagione invernale (46 %) a causa di fattori quali la facilità di nascondere gli articoli rubati sotto vestiti pesanti e l’alto valore di alcuni prodotti (come i giubbotti). Inoltre, è stato osservato che il numero dei furti è più alto durante le vacanze/festività, a causa dell’alto traffico di clienti nei punti vendita e che il numero delle rapine cresce in questa stagione, perché, diminuendo le ore di luce, i ladri possono dileguarsi più facilmente.

Infine, nella stagione autunnale (24%) e primaverile (18%) il rischio di differenze inventariali diventa massimo in concomitanza dei saldi.

CAUSE DEI FURTI DI DIPENDENTI E TACCHEGGIATORI

I Retailer sostengono che le principali motivazioni dei furti da parte dei dipendenti siano da attribuire a procedure di selezione pre-assunzione inefficienti, ad un minore controllo da parte dei colleghi, all’aumento del personale part-time (specialmente durante i periodi invernali di picco quando il rischio di furti è più elevato). Inoltre, il taccheggio continua ad affliggere il settore Retail attraverso l’intensificazione delle attività della criminalità organizzata, alla facile rivendibilità dei prodotti rubati tramite siti online, al calo degli investimenti in strumenti e misure di prevenzione delle perdite ed alla percezione comune del taccheggio come un reato “a basso rischio/non criminale”.