Tagliata nel pubblico la spesa per l’innovazione del 50%, per una riduzione di oltre 2,5 miliardi.

Il mercato digitale secondo il Rapporto Assinform è in crescita nel 2015 e le prospettive sono altrettanto positive per l’anno prossimo. Ottime previsioni quindi, che assegnano al comparto ICT il ruolo di motore della ripresa poiché in grado di contribuire significativamente  all’effettiva uscita dalla crisi economica degli ultimi anni. Ma per farlo – secondo Antonello Busetto, Direttore di Assinform –  è necessario continuare a mantenere alti gli investimenti tecnologici che devono essere coadiuvati a livello statale da una figura ad hoc, un po’ come sta avvenendo in Francia dove il governo del Paese transalpino ha deciso di puntare sulla digitalizzazione considerata come la nuova rivoluzione che porterà alla nascita di una Repubblica Digitale.

E in Italia? Si fa il contrario. Si volta le spalle al futuro. Come? Dimezzando la spesa rivolta all’innovazione. Esatto: DIMEZZANDO. Il governo italiano ha infatti deciso non di mantenere i  livelli di investimento dello scorso anno (già peraltro bassi rispetto ad altri stai dell’UE), ma di ridurre sensibilmente i costi come se si trattasse di un qualcosa di meramente sacrificabile.

In particolare, il nuovo disegno di legge di Stabilità prevede una riduzione del budget (pari a 2,5 miliardi di euro) destinato a Ministeri, Regioni, Comuni ed enti come ad esempio l’Inps o l’Agenzia delle Entrate, ma anche quello per altre istituzioni scientifiche come il Cnr, l’Agenzia spaziale, l’Istituto italiano di tecnologia di Genova, l’Inaf (istituto nazionale di astrofisica) e l’Infn (istituto nazionale di fisica nucleare).

La decisione presa stona fortemente con le dichiarazioni dei mesi precedenti in cui si diceva di voler abbattere il digital divide, puntare sulla banda ultra larga e digitalizzare le strutture pubbliche. Tante parole e niente fatti. Ma qualcosa era già nell’aria: si parlava già da qualche giorno di un possibile taglio del 10%.

E’ una visione incomprensibile quella che sta dietro a questa norma – ha dichiarato Elio Catania, Presidente di Confindustria Digitale – primo perché è in contrasto con le politiche di crescita e sviluppo dell’occupazione, di cui il digitale è il motore principale, e in aperta contraddizione con gli impegni sull’innovazione sin qui presi dal Governo. Secondo perché tagliare la spesa nelle nuove tecnologie significa tagliare proprio lo strumento principale per operare una spending review strutturale e mettere in efficienza la Pa, con tutti i benefici di cui proprio in queste ore si sta parlando, come per la trasparenza e il contrasto all’evasione fiscale