La protezione dei dati personali è un fattore strategico di crescita per le aziende, in particolare per quelle che operano nel marketing, e per tutto il Paese. Manca però l’attenzione alla sicurezza informatica, freno all’innovazione.

La protezione dei dati sarà sempre di più una bussola indispensabile nel futuro digitale, sia per i privati sia per le imprese, oltre che uno dei principali fattori di crescita e innovazione per tutto il Paese. Lo ha affermato il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, nel corso del 5° Privacy Day Forum organizzato da Federprivacy lo scorso 21 ottobre a Roma, contestualmente all’ormai prossima conclusione del lungo percorso di riforma del Regolamento e alle recenti sentenze della Corte di giustizia.

La vita che si svolge nella dimensione digitale non può più essere considerata come un’astrazione, un mondo parallelo e alternativo. Come sappiamo, è una dimensione ormai imprescindibile della realtà. Ma rispetto alla vita reale, nella società digitale il diritto è rimasto indietro rispetto alle dinamiche dell’innovazione e della nuova organizzazione dei rapporti sociali in cui le nostre persone sono più vulnerabili”, ha detto Soro. “Proteggere i nostri dati nella dimensione digitale significa proteggere noi stessi e le nostre vite e affermare il principio secondo il quale le esigenze del mercato e delle aziende multinazionali che vi operano non devono necessariamente prevalere in caso di conflitto con i diritti dei cittadiniSiamo chiamati tutti ad un supplemento di consapevolezza rispetto al nesso profondo che lega lo sviluppo dell’economia con la protezione dei dati personali”, ha continuato Soro.

Di consapevolezza ha parlato anche Andrea Chiozzi, presidente di Metis Lab: “Con l’arrivo del web 3.0 il bilanciamento tra la possibilità tecnologica di fare marketing one to one, profilato e indicizzato,  e la tutela delle informazioni personali diventa un asset strategico nelle analisi di brand reputation e customer satisfaction. Le aziende sono tenute a prestare una maggiore attenzione nella scelta di partner e fornitori, in grado di proporre e gestire strumenti per il web non invasivi e adatti alla gestione dei dati personali, all’efficienza degli strumenti e delle procedure, per non dovere impiegare risorse economiche e di tempo sproporzionate”.

Sul tema dell’economia digitale, della fiducia e psicologia del consumatore, è intervenuto inoltre Giovanni Crea,  professore di psicologia economica e ICT dell’Università Europea di Roma: “Le esperienze in termini di tracking on line, comunicazioni commerciali non richieste, furti di dati personali dimostrano che difficilmente le dinamiche dei mercati in rete possano garantire, da sole, l’equilibrio tra gli interessi in gioco. Le imprese più lungimiranti dovrebbero interpretare i bisogni di protezione e di sicurezza dei consumatori, e il relativo quadro normativo riconducibile in primis al Codice della Privacy, come un’opportunità piuttosto che un vincolo”.

Soro ha infine concluso: “Spetta  alla politica  mettere questi temi al centro della propria agenda. I livelli di insicurezza informatica sono allarmanti e sono questi a rappresentare il vero freno all’innovazione, minacciando ogni genere di organizzazione: dai professionisti vittime di contagio per fini estorsivi, alle piccole e medie imprese che scoprono, spesso con mesi di ritardo, di aver perso parti rilevanti del proprio patrimonio informativo, alle pubbliche amministrazioni sempre più esposte agli attacchi di hacker. Senza dimenticare che la sicurezza informatica è una questione strategica anche per il nostro Paese: i danni complessivi derivanti da attacchi informatici sono stimati in alcuni miliardi di euro, inclusi i costi di ripristino. Il furto d’identità, ad esempio, nel settore del credito ha assunto dimensioni rilevanti, con significativi impatti economici e sociali, e perdite stimante in 170 milioni di euro l’anno secondo una recente indagine di Crif. Auspichiamo che le disposizione del nuovo Regolamento cambieranno la prospettiva della protezione dei dati, con l’inserimento della figura del privacy officer e di meccanismi di tutela più efficaci.