Ormai è lo studente che crea il proprio ambiente di apprendimento, e necessita che l’istituto adatti le piattaforme a questo ambiente. Ma gli istituti sono pronti?

[section_title title=“Bring-Your-Own-Behaviour”: il BYOD in evoluzione nel settore Education – Parte 1]

A cura di Emanuel Monticelli, System Engineer North Italy di Extreme Networks

Con l’emergere delle tecnologie mobili, nelle scuole e nelle università sta cambiando anche l’approccio degli studenti nei confronti dello studio e, di conseguenza, gli istituti educativi sono obbligati ad allinearsi  alle nuove forme di apprendimento. I centri di istruzione, specialmente le università,  devono quindi chiedersi se le loro architetture siano sufficientemente agili in termini di prestazioni e connettività, per poter supportare i nuovi approcci educativi, in modo che la rete abbia un ruolo da protagonista, facilitando e rendendo sicuri i nuovi metodi di insegnamento.

Il modello di istruzione è oggi in continua evoluzione, ed emergono modalità di insegnamento a distanza, basate sull’uso intensivo delle nuove tecnologie. Gli istituti stanno potenziando questi modelli, visti come una possibilità di incrementare il numero degli studenti iscritti, senza il bisogno di ampliare le proprie infrastrutture fisiche e i relativi costi. Ad esempio in Italia, vi sono già molte università tradizionali che stanno offrendo la possibilità agli studenti di laurearsi on line.

Allo stesso tempo le nuove tecnologie stanno cambiando anche la modalità di insegnamento in aula, basandola su una forma più collaborativa e partecipativa, modello che indubbiamente  promuove l’impiego delle tecnologie mobili tra gli studenti. Secondo le previsioni di Gartner, il traffico di dati sui dispositivi mobili negli istituti aumenterà del 59% nel 2015, dimostrando la crescente importanza della mobility in questo settore.

BYOB: “Bring Your Own Behaviour”

Le nuove forme di apprendimento e insegnamento basate sulle nuove tecnologie hanno favorito ancora di più la diffusione del fenomeno “BYOD”- Bring Your Own Device. Gli studenti chiedono di accedere alle informazioni come e quando lo desiderano, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, e impiegando la tecnologia con la quale hanno già familiarità. In altre parole, è lo studente che crea il proprio ambiente di apprendimento, e necessita che l’istituto adatti le piattaforme a questo ambiente. Si parla di “Bring Your Own Behaviour”: non si tratta solo del fatto che ogni studente usi il proprio dispositivo, ma che possa sfruttare le proprie abitudini nell’uso della tecnologia.

Uno dei nuovi modelli di insegnamento basato sulle nuove tecnologie è stato chiamato “flipped learning” o insegnamento capovolto. A differenza del modello tradizionale, che consiste nell’insegnare in aula le conoscenze teoriche e lasciare la pratica come lavoro individuale, nel nuovo modello avviene il contrario. Si guida lo studente ad acquisire in autonomia i contenuti teorici, per poi metterli in pratica in aula, collaborando in gruppo.

Uno dei vantaggi delle nuove modalità di insegnamento consiste in una scalabilità elevata. Una volta che i contenuti educativi sono sviluppati e messi a disposizione via Internet, è possibile un accesso massivo, da parte di migliaia di studenti. In questo modo si sviluppano sistemi di insegnamento di massa, denominati MOOC (Massive Open Online Course) e SPOC (Small Private Online Course).

Questi corsi si stanno rivelando un’ importante fonte di reddito per i centri educativi, nell’incremento del numero di matricole senza ampliare le infrastrutture fisiche (aule, numero di insegnanti, etc.) e, allo stesso tempo, nel consentire nuovi investimenti nelle nuove tecnologie. Altre modalità, come l’apprendimento adattivo e basato sulle competenze, offrono un contenuto differente ad ogni studente, in base alla valutazione interattiva. Un modello che prevede sempre l’impiego intensivo delle nuove tecnologie.

Finora sono stati soprattutto gi smartphone e i tablet i dispositivi mobili più utilizzati dagli studenti. Tuttavia l’università non deve perdere di vista le novità tecnologiche in arrivo, che potranno essere integrate nell’ambiente: smartwatch, dispositivi di monitoraggio della salute come Fitbits e auricolari per realtà virtuali. Questi dispositivi si collegano alla rete e danno vita alla tendenza denominata IoT (Internet delle Cose).

Fino ad ora la maggior parte degli istituti educativi sta usufruendo degli investimenti tecnologici effettuati 30 anni fa, e ci si è limitati a rinnovare le proprie infrastrutture dove necessario, mantenendo tuttavia gli stessi principi di progettazione delle architetture tradizionali. Ma questo approccio non è più valido. Oggi i principi che regolano la progettazione sono l’ubiquità di accesso e l’esperienza dell’utente: lo studente desidera accedere alle risorse di apprendimento da qualunque luogo e in qualunque momento, e ciò che importa è ottenere un’esperienza soddisfacente, indipendentemente dal fatto che l’applicazione sia ospitata su un server universitario, in un data center o su cloud.

In quest’ottica gli istituti devono rivedere le proprie infrastrutture IT, per capire come supportare le nuove tendenze di BYOB, oggi e in futuro, assicurando che abbiano una sufficiente larghezza di banda e scalabilità, crescendo a seconda del numero di utenti.

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