Secondo AirPlus International, in Italia il 64% dei Travel Manager ritiene che il viaggio d’affari abbia riscontri positivi sulla motivazione

Si può credere che nelle organizzazioni moderne, dove i ritmi e gli impegni delle persone sono costantemente ardui, il viaggio e la trasferta risultino un onere in più, faticoso da gestire all’interno di un’agenda affollata. Effettivamente viaggiare per lavoro può risultare pesante a causa di imprevisti, lunghe attese, mancanza di comfort o anche per il poco tempo a disposizione tra uno spostamento e l’altro.

Tuttavia, dalle anticipazioni della seconda parte dell’AirPlus Travel Management Study 2015, la ricerca annuale di AirPlus International condotta sui Travel Manager a livello internazionale, emerge che oggi il viaggio di lavoro è percepito più come un’opportunità che come impegno gravoso, questo vale per la netta maggioranza degli intervistati sia a livello globale sia italiano: infatti, i Travel Manager hanno risposto che il viaggio, per i dipendenti della propria azienda, è assolutamente un fattore di motivazione nel 41% dei casi sul piano internazionale e che è in parte motivazione e in parte frustrazione per un altro 44% – valori che sommati danno un riscontro molto positivo; il dato aumenta in modo significativo per quanto riguarda i Travel Manager in Italia, che hanno risposto che il viaggio d’affari è motivazionale nel 64% dei casi.

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Ha risposto, invece, che il viaggio è ritenuto motivo di frustrazione solo il 5% degli intervistati globali, il 24% nello spaccato italiano.
Analizzando in dettaglio la percezione dei viaggiatori all’interno delle proprie aziende, gli intervistati hanno anche individuato le ragioni che rendono il viaggio motivante e che lo fanno percepire come un’opportunità: innanzitutto l’aspetto più importante del viaggio per l’88% è il fatto che costituisca un’occasione di incontrare di persona i colleghi di altre sedi o filiali (per l’82% in Italia).

Negli ultimi anni la crisi economica ha portato i travel manager a operare importanti tagli alle spese di trasferta riducendo, per esempio, la permanenza in loco o utilizzando mezzi di spostamento più economici, che talvolta hanno influito sul benessere e sulla soddisfazione generale dei dipendenti. Per questo lo studio evidenzia al secondo posto la necessità da parte dei viaggiatori di disporre di una pianificazione efficiente del viaggio: lo dicono l’87% dei rispondenti globali e l’84% degli italiani. Per queste persone, è fondamentale un’organizzazione precisa e affidabile che miri a evitare imprevisti, perdite di tempo e disagi.

A questi due primi motivi per cui il viaggio è considerato motivo di soddisfazione, si aggiungono: la possibilità di vedere nuovi Paesi, luoghi e città (per il 70% degli stranieri e il 60% dei connazionali) e di conoscere nuove culture (rispettivamente 69% e 56%), un alto livello di comfort nel viaggio (rispettivamente 55% e 74%). In particolare questo aspetto è molto rilevante per i viaggiatori italiani e sembra trovare comunque una risposta nel fatto che i travel manager, pur nel conseguimento della logica dei costi e dell’efficienza, in questi anni hanno cercato di mantenere standard qualitativi accettabili per quanto riguarda la gestione delle trasferte avendo come priorità sempre la sicurezza e il comfort del viaggiatore.

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Si aggiungono infine, tra i fattori motivazionali il poter prolungare la trasferta aggiungendo il week end e aumentando così il tempo a disposizione in luoghi da visitare (lo dicono il 51% degli intervistati a livello globale e il 44% degli italiani).

Passando agli elementi che rendono il viaggio un problema, una fonte di frustrazione e di ansia, lo studio di AirPlus International rivela che vengono soprattutto stigmatizzati i lunghi tempi di attesa da sostenere negli spostamenti (simili i numeri per gli stranieri e gli italiani: 87% e 89%). Segue, fra le cause di insoddisfazione, il cambio di programma di viaggio con scarso preavviso, dove però c’è molta differenza fra globale e locale: 76% sul piano internazionale e 56% su quello italiano.

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Arriva poi un dato interessante rispetto a ciò che comunemente si pensa degli italiani, ossia che sono molto attaccati ai propri cari: la lontananza dalla famiglia e dagli amici è causa di disagio durante le trasferte per il 72% degli stranieri ma solo per il 39% dei connazionali.

Si trovano, inoltre, i viaggi di lunga durata (70% e 67%), la mancanza di comfort (62% e 78%), l’avere poco tempo una volta giunti a destinazione (59% e 61%).
Rispetto alle barriere linguistiche come fonte di frustrazione si trovano abbastanza allineati stranieri (33%) e italiani (22%).