Una cattedra alla Protezione Civile si occuperà esclusivamente dei social network come strumento in aiuto dei soccorsi, oltre che per monitorare il dissesto idrogeologico

Di recente la Protezione Civile ha annunciato il progetto nel quale dovrà affrontare il problema dei disastri naturali anche dal punto di vista dei Social Network. Diciamocela tutta, questi strumenti sono sempre stati accusati di essere cassa di risonanza dell’allarmismo, ma ora il concetto deve essere ribaltato. Bisogna sfruttarli per le calamità.

 

Ad oggi ha avuto luogo un solo incontro nella sede del Dipartimento di Protezione Civile, ma gli obiettivi sono già stati definiti: prima di tutto,  bisogna capire come utilizzare i social media nelle proprie attività, dopodichè creare delle linee guida comuni sulla policy da tenere in caso di calamità e allarmi.

Basta dare un’occhiata ad un hashtag come #allertametoLIG, per capire che veicolare informazioni a proposito degli effetti del dissesto idrogeologico è davvero semplice ed efficace.

 

Le informazioni viaggiano più velocemente tramite i Social, e la Protezione Civile rimane a margine da tutto ciò non avendo una policy aggiornata in materia e neppure un account nazionale.

“Siamo il paese in cui ogni realtà locale sviluppa la propria applicazione per dare informazioni su meteo, emergenze, informazioni su traffico et cetera,  mentre è necessario definire dei protocolli su base nazionale per consentire a chiunque di attingere a fonti di informazione primaria con dati in tempo reale, via web services. Ad oggi invece vi è concorrenza pure tra PA per la gestione dei dati” dichiara su un suo articolo il giornalista Roberto Scano, invitato al tavolo del progetto.

La Protezione Civile è consapevole che il nostro modus operandi è “nostrano”, molto territoriale rispetto agli Stati Uniti, nel quale l’organizzazione centrale ha il potere di indicare il tipo di hashtag e altri strumenti di comunicazione da utilizzare.

Il nostro modello, essendo territoriale, rispetta la vicinanza che la Protezione Civile ha rispetto a un problema di eventuale calamità, dunque bisogna trovare la giusta soluzione tra intelligenza collettiva e standard di comunicazione.

Saper intervenire nel trend con sapienza analitica e capacità di orientare la conversazioni verso informazioni di qualità è ormai uno dei doveri di un’Istituzione che lavora nell’emergenza.

In marzo è prevista la pubblicazione delle linee guida che per la prima volta daranno alla Protezione Civile una social media policy.