Questioni legali e saturazioni della rete derivanti dall’utilizzo di questi dispositivi possono compromettere l’efficienza aziendale

droni - Flowdron

Un tempo utilizzati esclusivamente dalle forze armate o dagli organismi addetti alla sicurezza, i droni, denominati anche APR (Aeromobile a Pilotaggio Remoto), stanno acquistando oggi grande popolarità. Malgrado gli attuali vincoli e interrogativi di natura giuridica, è legittimo prevedere, per i prossimi anni, una diffusione crescente di questi apparecchi al servizio di aziende e di singoli professionisti.

Tuttavia, essendo telecomandati da un pilota o configurati tramite GPS affinché seguano un itinerario predefinito, il loro utilizzo non è semplice e, per evidenti motivi di sicurezza, la regolamentazione in materia è alquanto severa. Con dimensioni che variano da alcuni centimetri a diverse decine di metri, i droni sono considerati un’alternativa molto più pratica ed economica agli aerei tradizionali. Le aziende non devono tuttavia dimenticare che, prima di deciderne l’acquisto e l’utilizzo, è necessario valutare attentamente la questione della gestione dell’apparecchio. Al riguardo, esistono due opzioni:

1: avvalersi di un pacchetto fornito dal costruttore che comprenda il drone, gli accessori, un pilota addestrato (laddove necessario) e il trattamento dei dati informatici. In questo caso, occorre verificare la capacità del fornitore a trattare i dati raccolti senza rallentare o saturare la propria rete, affinché le immagini siano disponibili costantemente e istantaneamente. Con il mercato in piena espansione, sono sempre più numerose le startup che competono per accaparrarsi contratti di questo tipo. È pertanto essenziale assicurarsi della loro professionalità e capacità di gestire un’enorme quantità di dati nel corso del tempo.

2: gestire i droni internamente, una soluzione pratica e più discreta. Qualora l’azienda preferisca gestire internamente il drone e la totalità dei dati raccolti, occorre non solo studiare il contesto giuridico, ma anche predisporre la propria infrastruttura informatica affinché sia in grado di sostenere la ricezione di una grande quantità di dati. Le numerosissime immagini ad alta definizione acquisite dai droni costituiscono infatti un volume colossale di dati. Il rischio di saturazione della rete è quindi assai elevato e deve essere preso in considerazione prima ancora dell’attivazione dei droni.

Parola d’ordine: anticipare. Per evitare queste problematiche, secondo Ipswitch è opportuno implementare uno strumento di gestione e di monitoraggio della rete che risponde ai due seguenti requisiti:

  • Un’interfaccia unificata: nel corso degli anni, numerose aziende hanno moltiplicato i propri strumenti di controllo della rete, che non sempre sono in grado di comunicare tra loro. L’amministratore non dispone quindi di una visione globale della rete, con il conseguente incremento dei rischi di bug informatici e del tempo dedicato alla sorveglianza della rete.
  •  Allarmi e riparazioni in automatico: la disponibilità della rete deve essere continua. Gli eventuali problemi di prestazioni e le loro cause devono quindi essere individuati anticipatamente, consentendo così l’implementazione di allarmi e di riparazioni in automatico. L’anomalia viene così riparata ancor prima che la rete possa risentire di un qualsiasi rallentamento.

Sotto diversi aspetti, i droni rappresentano uno strumento inedito e ideale per numerosi settori, ma occorre tenere presente le molteplici precauzioni da adottare. Il successo dei droni è recente, motivo per cui la legislazione non è ancora stata assimilata da tutti e sarà probabilmente oggetto di modifiche negli anni a venire. Occorre dunque consultare uno specialista per garantire una pratica in assoluta legalità. In secondo luogo, è necessario mettere a punto un sistema informatico all’altezza del compito da svolgere, cosicché le opportunità offerte dagli APR non si trasformino in un incubo per l’IT.