Le banche sono chiamate alla digital transformation: cambieranno i modelli di business e chi non inizierà ad innovare sin da subito non sopravviverà

L’innovazione è il motore del business. Anche in banca. Nel settore finanziario si assiste infatti ad un avvicinamento delle attività all’IT, con il management che è sempre più consapevole dell’importanza di innovare per guadagnare efficienza e ottenere un vantaggio competitivo. Cloud, Big Data e Mobile sono concetti da tempo entrati negli istituti finanziari di tutto il mondo, fattori che se ben gestiti e sfruttati possono fare la differenza.
È questo quanto emerso nel corso di Forum Banca 2014, evento svoltosi ieri a Milano con l’obiettivo di mettere a confronto i più importanti istituti bancari sul tema della Digital Transformation nel settore Finance. L’IT risulta infatti il mezzo strategico più importate senza il quale creare modelli di business efficaci sarebbe oggi e in futuro impossibile. Business e IT, binomio vincente o solo come mezzo di sopravvivenza?

Per capire meglio il loro legame è opportuno però partire dal presupposto che la trasformazione digitale, al contrario di com’era avvenuto nel passato ad esempio con l’introduzione della carta di credito (spinta dalle banche), non è un processo nato all’interno degli istituti stessi, ma un elemento indotto da un mondo esterno sempre più dinamico e tecnologico. Sono gli utenti a utilizzare e richiedere servizi digitali in maggior quantità e le banche, per restare al passo, devono adeguarsi. Cresce infatti la domanda di servizi multicanali, sia fisici che digitali, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Non si tratta certamente di esigenze semplici da soddisfare per gli istituti che, oltre gestire la crescente complessità, devono far fronte alle stringenti normative e a risorse sempre più limitate.

Digital non deve però essere confuso con multicanalità. – puntualizza Massimo Messina, Head of Global ICT, Unicredit – Non è sufficiente essere presenti su tutti i canali, ma è necessario sfruttare gli analytics, favorire la mobilità e adottare le tecnologie cloud. Soltanto chi lo farà nel minor tempo possibile otterrà migliori benefici”.

Competenze e mentalità sono il punto di partenza

Per guadagnare un vantaggio competitivo, o alle volte soltanto sopravvivere, è innanzitutto necessario un cambiamento interno degli istituti che non riguarda solo le tecnologie in essere ma anche la mentalità e la cultura aziendale. Si devono modificare il modo di pensare i servizi e la customer satisfaction, fattori in cui i canali social giocano un ruolo determinante. Inoltre, un elemento da non sottovalutare è la questione competenze.

Dove si formano le competenze digitali? – si domanda Messina – All’interno delle banche lavorano dipendenti che da decenni guardano ad un modello tradizionale di business. Ora questa visione non può più essere mantenuta e tutto deve essere cambiato. Servono quindi competenze differenti rispetto al passato. Per svilupparle però non esistono ancora corsi di formazione che insegnano a come diventare digitali: il fenomeno è ancora troppo giovane. Si deve quindi imparare piano piano, passo dopo passo. Guardando invece all’esterno dell’istituto la cosa più saggia durante il processo di selezione è investire in risorse altamente capaci ad apprendere. Si deve cercare lo skill che produce skill”.

Ma come si delinea la banca nel prossimo futuro?

“Le banche sono a un bivio: dovranno indirizzare il proprio business verso due possibili modelli.” – puntualizza Messina. Da una parte le Utility Bank, fornitrici di servizi puramente transazionali e dall’altra le Everyday Bank, che soddisfano le esigenze finanziarie e non finanziarie dei propri clienti. Questi istituti, in cui centrale è il concetto di fiducia, si pongono come elemento indispensabile nelle attività quotidiane dei consumatori. Il cliente è al centro e i servizi gli sono forniti su misura. Esiste però anche una terza via: “Alcuni istituti sceglieranno invece un modello ibrido. – spiega Messina – Il sistema informativo interno della banca viene diviso in due parti: una che si occupa di grandi volumi a basso costo e l’altra che crea ecosistemi andando ad analizzare risorse interne che esterne per fornire servizi ad hoc. In altre parole: una parte della banca sarà Utility Bank e l’altra Everyday Bank”.

Come evolverà quindi la banca tra dieci anni?

Si tratta di una previsione molto complessa da fare proprio per il forte clima di cambiamento che stiamo vivendo. – ha sottolineato Marco Cecchella, country CIO di Deutsche Bank – 10 anni sono tanti se si pensa a come è mutato il modo di fare impresa negli ultimi 2 o 3.  Quel che è certo è che si punterà sempre di più sul digitale anche se le filiali – probabilmente razionalizzate – resteranno come punto di contatto e supporto sul territorio. Gli istituti, indipendentemente dal modello di business che sceglieranno dovranno diventare come il cliente le desidera”.

Più drastico invece Daniele Cericola, responsabile dei sistemi di governance ICT di Banca Carige: “Il numero di istituti diminuirà. Ce ne saranno di meno ma più grossi. Solo così queste realtà potranno effettuare i grandi investimenti necessari per sostenere il continuo progresso tecnologico. Le banche che non inizieranno ad innovarsi e adeguarsi al cambiamento già adesso tra 10 anni non esisteranno più.”