Lo switch off di Windows XP, incentivi governativi e offerte di alcune imprese produttrici, devono essere sfruttati dalle PMI per rinnovare il proprio comparto tecnologico e contribuire alla crescita del Paese

Ricambio Tecnologia

Windows Xp, dopo 12 anni di onorato servizio, “proverà” ad andare in pensione. Il condizionale è d’obbligo in quanto, sebbene Microsoft cesserà il supporto al proprio sistema operativo lanciato il 25 ottobre 2001, sono ancora troppe le imprese italiane – e non solo – che non hanno ancora virato verso sistemi più recenti come  Windows 7 e 8 o migrate verso soluzioni open source.
A testimoniarlo è una recente ricerca condotta da IDC sulle PMI nostrane, secondo la quale XP è ancora ampiamente diffuso. Basti pensare che, soltanto nel Centro e nel Sud, circa un terzo delle imprese lo ospita su oltre l’80% dei terminali. Addirittura, in alcune regioni come la Puglia, si arriva a quasi la metà delle organizzazioni.
E questo preoccupa. Preoccupa perché i cyber criminali possono compiere le loro azioni malevoli con maggiore facilità in quanto, dopo l’8 Aprile, le difese di XP risulteranno più vulnerabili, con una conseguente maggiore esposizione dei dispositivi sui quali sono istallati.

Sebbene lo switch off sia ampiamente noto, il passaggio a sistemi operativi più evoluti non è ritenuto da molte imprese una priorità in questo momento– ha sottolineato Natasha Perfetti Marketing & Communication Manager Digital Products & Services di Toshiba Italia – e alcune organizzazioni non hanno nemmeno le competenze tecniche per comprenderne i reali rischi”.

Rischi che effettivamente ci sono poiché, come registrato da diverse società attive nella sicurezza informatica. Infatti, in passato, dal momento in cui i vecchi sistemi operativi precedenti ad XP sono stati “abbandonati”, le percentuali di attacchi a loro rivolti sono sensibilmente aumentate. E questo accadrà probabilmente anche dopo Windows XP. A correre i maggiori rischi sono le Banche e la Pubblica Amministrazione, poiché custodiscono informazioni di grande valore che fanno ovviamente gola ai cyber criminali.

Xp è un sistema operativo ancora molto amato da istituzioni, imprese e istituti bancari, le cui applicazioni e procedure girano proprio sul prodotto di Microsoft – aggiunge Natasha Perfetti – La migrazione risulta spesso una problematica non indifferente da affrontare, con tempistiche lunghe e costi elevati”.

Conseguentemente, soprattutto le realtà di grandi dimensioni che non si sono mosse per tempo difficilmente riusciranno a essere compliance entro aprile. È ad esempio il caso di numerose banche: basti pensare che in tutto il mondo sono istallati 2,2 milioni di Automated Teller Machine (ATM), il 95% dei quali muniti proprio di XP.
Secondo alcune previsioni e, nonostante Microsoft abbia avvisato gli istituti bancari già nel 2007 della propria volontà di terminare il supporto a Windows XP, solo un terzo degli ATM verrà aggiornato entro l’8 aprile. Per evitare quindi seri problemi di sicurezza agli utenti, i cinque maggiori istituti del Regno Unito (Lloyds Banking Group, Royal Bank of Scotland, HSBC, Barclays e Santander UK) sono riusciti a firmare un accordo di circa 100 milioni di dollari con Microsoft per ottenere un’estensione al supporto ai loro 26mila ATM per altri 3 anni. Entro quella data gli istituti completeranno il lungo processo di upgrade a Windows 7. Ma questo rappresenta un’eccezione.
Se da una parte la difficile migrazione e la bassa consapevolezza delle imprese rallentano l’allineamento con le nuove tecnologie, dall’altra, le questioni legate alla sicurezza possono rappresentare una forte spinta al cambiamento. Bisogna inoltre considerare alcune implicazioni riguardanti l’efficienza.

Macchine vecchie di 10 anni e sistemi non aggiornati hanno un costo di manutenzione più elevato rispetto a dispositivi e soluzioni più moderne. – prosegue Natasha Perfetti – Per non parlare della bassa velocità di esecuzione e della compatibilità con le applicazioni più recenti che inefficientizzano il sistema impresa. IDC stima, infatti, che XP sia cinque volte più costoso in termini di operatività di Windows 7, e questo è sicuramente un elemento chiave per convincere i clienti”.

Per favorire ulteriormente la “trasformazione tecnologica” è stato recentemente trasformato in legge il piano Destinazione Italia: lo Stato ha stanziato 100milioni di euro che verranno erogati sotto forma di voucher da 10 mila euro per le PMI che decidono di rinnovare la propria dotazione tecnologica. A questo bisogna aggiungere che diverse società produttrici hanno avviato alcune campagne per incentivare l’ammodernamento del comparto tecnologico delle imprese. Ne è un esempio Toshiba, che ha deciso di rinnovare anche per il secondo trimestre del 2014 alcune iniziative, tra cui le promozioni Trade In e Reliability Guarantee, per rendere ancora più semplice per le PMI l’upgrade dei propri notebook.

La promozione Trade In offre una valutazione sul vecchio notebook per l’acquisto di nuovi prodotti Toshiba, garantendo inoltre che i vecchi portatili e i dati caricati vengano smaltiti in modo sicuro e nel rispetto dell’ambiente. I partner potranno inoltre sfruttare la promozione Reliability Guarantee che, in caso di rottura dei notebook della serie Tecra e Portégé entro il primo anno di garanzia, consentirà al cliente di usufruire della riparazione gratuita e del rimborso del prezzo rivalutato di acquisto. Attualmente Toshiba sta valutando la possibilità di estendere ulteriormente la garanzia anche al secondo e al terzo anno di vita del dispositivo. Obbiettivo dell’azienda è infatti quello di incrementare il proprio fatturato B2B del 15% e aiutare il ricambio tecnologico delle PMI, anche grazie ad una nuova release di prodotti business che verrà lanciata prima dell’estate.

Ma qual è la situazione in Italia?

Siamo allineati con l’Europa. – sottolinea Natasha Perfetti – Pensavo che alcune country, come ad esempio Germania e UK, avessero un tasso di adozione di XP più basso, ma in realtà non è così. Le loro percentuali sono certamente migliori rispetto a quanto riscontrato nel nostro paese, ma non così lontane dalle nostre realtà. Gli incentivi al cambiamento tecnologico possono colmare questo gap e senza dubbio contribuire alla ricrescita del Paese. Si osserva, infatti, che le aziende che hanno adottato le nuove tecnologie ottengono performance migliori e riescono ad evadere gli ordini in modo più veloce ed efficiente.”

Innovare, innovare e innovare, quindi, per far ripartire l’Italia.