Servono decreti. Necessario quindi un salto di qualità per non rimanere troppo indietro

agenda digitale

L’Italia è il fanalino di coda in Europa per quanto riguarda l’agenda digitale. Peggio di noi c’è soltanto la Romania. È questo quanto emerso da uno studio condotto da MM One Group e che aveva l’obbiettivo di monitorare la corsa verso il digitale da parte dei diversi Stati comunitari. Risultano infatti lontani anni luce paesi come BelgioOlandaSveziaLussemburgo e Danimarca, che hanno quasi raggiunto i target europei relativi a broadband, e-commerce, inclusione digitale ed e-government.
In particolare, leggendo il rapporto, si nota che l’Italia è rimasta indietro sia in termini di velocità di connessione che negli acquisti online dei cittadini (17%, media europea 45%) e delle Pmi che fanno vendite o acquisti sul web (4%, media europea 13%). Altri segnali negativi riguardano l’uso regolare di Internet (53%) anche da parte delle persone svantaggiate (38%) e il basso utilizzo dei servizi di egovernment (19%, media europea 44%).

Agenda Digitale Europea: Italia Lontana dagli Obiettivi. L'Infografica di MM ONE Group

A incidere fortemente sul ritardo accumulato vi è lo scarso adeguamento alle tecnologie digitali nel sud del Paese rispetto a quanto avviene a nord: l’Italia viaggia infatti a due velocità differenti. Toscana, Emilia Romagna e Umbria risultano evidenziare prestazioni digitali più elevate nelle amministrazioni comunali mentre Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Lazio si caratterizzano per cittadini molto smart. Lombardia, Marche e lo stesso Trentino Alto Adige sono contrassegnati da imprese molto attente all’ICT.

Ma vediamo ora nello specifico quanto realmente fatto per l’agenda digitale.  Forse a causa di una governance dell’agenda digitale un po’ dispersa, finora in Italia ci si è focalizzati maggiormente sulle dematerializzazioni nella pubblica amministrazione che paradossalmente riguardano norme esterne al decreto crescita 2.0. Pochi risultati positivi si evidenziano anche nella digitalizzazione dell’anagrafe nazionale, nella creazione del fascicolo sanitario elettronico (spazio digitale unico che raccoglie tutti i dati di un paziente, tutta la sua storia clinica e quanto fatto presso diversi medici e strutture ospedaliere) o nella realizzazione di nuovi datacenter per la PA.

È necessario quindi un repentino salto di qualità, sperando di non essere superati anche dalla Romania.