Ecco il decalogo stilato da Enter

Si parla tanto di cloud computing nell’ambiente IT, tanto che ormai gli acronimi come IaaS, PaaS, SaaS sono entrati nel linguaggio comune, ma sicuramente, nonostante siano termini ormai familiari, forse non tutti sono ancora in grado di rispondere in maniera esaustiva alla domanda “cos’è il cloud computing?”
Enter, Internet e Cloud Service Provider italiano, che vede il cloud computing non come una semplice rivoluzione tecnologica, ma come un nuovo modo di fruizione delle risorse di calcolo e storage, ha stilato un decalogo delle cose da sapere sulla nuvola.

  1. La virtualizzazione è solo il primo passo verso il cloud. La virtualizzazione è soltanto uno dei processi evolutivi che dai server on premise portano al cloud. Per dirla in altre parole: è uno step intermedio tra il “server in cantina” e i “server sulla nuvola”.
  2. IaaS – con il cloud non acquisti server ma risorse di calcolo. Chi sceglie un’infrastruttura cloud ha la libertà di aumentare o diminuire le risorse di computing allocate e di avere una tariffazione puntuale legata alle reali esigenze. Questo cambiamento è un elemento di forte distinzione rispetto ai server “fisici” e virtuali.
  3. Con il cloud paghi le risorse solo per il tempo di effettivo utilizzo. Consideriamo il cloud infrastrutturale: in genere le offerte dei provider non prevedono costi fissi. La tariffazione avviene in base alle risorse di calcolo allocate e, in base alle scelte del provider, può avere un conteggio su base giornaliera, oraria o addirittura al minuto.
  4. La scalabilità è molto utile. Immaginate di gestire un blog di un personaggio famoso e di voler mandare in onda una diretta streaming potenzialmente vista da 2 milioni di persone, con alcune migliaia di accessi contemporanei. Una soluzione non-cloud potrebbe obbligare ad acquistare decine di server e a riempire il CED di macchine dedicate poi rimaste inutilizzate. Se i server sono cloud, invece, potrete allocare le risorse di calcolo necessarie solo per il tempo dell’evento e scalarle in tempo reale in base ai picchi di accesso.
  5. Se c’è un guasto… il cloud agevola la sicurezza dei dati. I cloud provider prevedono sistemi di back up e recupero dati. Ciò significa che, in caso di down di una macchina, la replica verso quella di backup è istantanea. Questa operazione fa sì che i servizi fondati su risorse cloud, se opportunamente configurati, possano essere erogati senza soluzione di continuità.
  6. Cloud pubblico e privato non sono la stessa cosa. Il cloud pubblico è quello per cui tutti i dati degli utenti risiedono nei datacenter dei provider, ma l’utente non sa esattamente dove. Ciò che conta, è che tutto sia sempre disponibile al fine di sfruttare al meglio il servizio (ad es i servizi cloud di Amazon e Dropbox). Nel cloud privato, invece, sia l’infrastruttura sia dati sono di proprietà di chi utilizza il servizio.
  7. Il cloud è uno strumento efficace per affrontare il tema “Big Data”. In un contesto che ci lega sempre più al mobile, alla multimedialità e al social networking, l’integrazione tra Cloud Computing e Big data non solo crescerà di importanza, ma cambierà profondamente pelle: i dati, sempre più numerosi e sempre più pesanti, risiederanno sempre di più sulla nuvola e dovranno essere accessibili da qualunque dispositivo.
  8. L’aggiornamento software e hardware non è più un problema. Chi ha server fisici nei CED aziendali dovrà per forza sostenere costi di manutenzione delle macchine, cambiare parti guaste o potenziare i server con nuovo hardware fino ad arrivare al momento di buttare le macchine vecchie e comprarne di nuove più adeguate. Il cloud computing elimina completamente questo aspetto: aggiornamenti o manutenzioni diventano compito del provider. Se c’è un guasto il cliente finale potrebbe addirittura non accorgersi di nulla e avrebbe la garanzia di riporre i propri dati e applicazioni sui sistemi più aggiornati e controllati disponibili in commercio.
  9. USA e UE hanno regolamenti differenti. Alle aziende italiane conviene il cloud europeo. Con il cloud computing i dati e le applicazioni risiedono in qualche server remoto, magari a migliaia di chilometri di distanza. È importante sapere che l’Unione Europea è già impegnata nella regolamentazione dei servizi cloud, soprattutto in merito ai temi relativi alla privacy.
  10. Esiste un vademecum sul Cloud erogato dal Garante della Privacy. Per chi già sfrutta i benefici del cloud e per chi si approssima a farlo, in Italia, il Garante per la Protezione dei dati personali ha pubblicato la guida “Cloud Computing: proteggere i dati per non cadere dalla nuvola”. Per il Garante, chi decide di approcciare strategie cloud deve tenere in considerazione questi aspetti: effettuare verifiche sull’affidabilità del fornitore, privilegiare i servizi che favoriscono la portabilità dei dati, assicurarsi la disponibilità dei dati in caso di necessità e verificare tempi e modi di conservazione dei documenti.