Con l’innovativo concetto di mobilità intesa come servizio, la digitalizzazione raggiunge un settore non sempre in linea con le attuali tecnologie

Mobility as a Service

Come ci spiega Giovanni Bonini, Project Manager: “Il mondo del Mobility as a Service andrebbe visto come un ecosistema. Il concetto cardine alla base del MaaS è integrare le varie forme di servizi di trasporto in un unico servizio di mobilità, disponibile on demand: l’elemento trainante, quindi, è la domanda finale, legata al bisogno inalienabile di libertà di spostamento, così duramente messa alla prova dalla recente pandemia di COVID-19. Ecco perché il beneficiario/cliente è sempre al centro, nel pieno rispetto dell’ambiente.

Dal punto di vista dell’utente, il valore aggiunto è generato dal ricorso a un’unica applicazione per accedere all’intero mondo della mobilità multimodale, non importa che si tratti del noleggio di un’auto, di quello di una bicicletta, oppure della prenotazione di un viaggio con uno o più mezzi di trasporto (autobus, metropolitana, treno, …).

Migliorare la mobilità vista e intesa come servizio significa anche rendere il trasporto pubblico più allettante e competitivo, riducendo il ricorso ai mezzi privati per gli spostamenti, a beneficio dell’ambiente e, quindi, di tutti noi. Quando si parla di ecosistemi MaaS, infatti, ciascuno è un potenziale stakeholder: un ecosistema Mobility as a Service non ha e non deve avere frontiere o barriere, neppure per chi, meno fortunato, è portatore di disabilità.

L’eccessiva regolamentazione compartimentalizzata potrebbe rappresentare un vincolo per il successo del MaaS, che richiede libertà di accesso ai dati e Application Programming Interface (API) per il dialogo tra mondi diversi, anche se correlati dall’eterno bisogno di muoversi.

Come sempre, la qualità dei dati è di fondamentale importanza: vige, infatti, il noto principio Garbage In Garbage Out (GIGO). Ecco perché occorre integrare e rendere disponibili dati affidabili e utili per i clienti: bisogna fornire ciò che serve, quando serve e nel modo in cui serve. Il tutto nella maniera più smart possibile.

Per un mondo più green, serve la fattiva applicazione degli ecosistemi MaaS a livello globale, tendendo a un ecosistema Mobility as a Service planetario, fatto di progetti MaaS multilocali. Esso potrebbe nascere, in un primo tempo, come integrazione di integrazioni, cioè come ecosistema di ecosistemi.

Le grandi case automobilistiche dovrebbero essere degli stakeholder di primaria importanza, inserendo, in prospettiva, anche le vetture private negli ecosistemi Mobility as a Service. Si pensi, per esempio, all’esigenza di raggiungere con il proprio mezzo un parcheggio sicuro, lasciare lì l’auto, prendere una navetta per l’aeroporto, imbarcarsi e volare, per poi trovare una vettura con conducente già noleggiata, capace di portarci al treno, con il quale arriveremo alla nostra destinazione finale. Stiamo parlando di una soluzione porta a porta, che l’utente comanda e controlla con il proprio smartphone, forse il dispositivo odierno di più facile e frequente utilizzo.

Nello specifico, che cosa dovrebbe fare l’utente? Il processo, in estrema sintesi, è questo: una volta registrato, il cliente può pianificare il suo viaggio porta a porta, valutando più soluzioni alternative e optando per quella che preferisce (la più breve, la più economica, la più green, …). A quel punto, l’utente può procedere con la prenotazione e il pagamento, seguite dal viaggio vero e proprio, con la possibilità di modificare la pianificazione in tempo reale per gestire, anziché subire, eventuali imprevisti o ritardi, da affrontare sempre in maniera proattiva, avendo l’effettivo controllo.

Gli ecosistemi MaaS devono essere scalabili e la qualità è un must, perché un trip planner inaffidabile o un’interfaccia utente poco amichevole potrebbero compromettere la fiducia dei consumatori in una maniera poco reversibile.

Vista l’enorme mole di dati integrati e gestiti, la cybersecurity è un aspetto di fondamentale importanza per il successo”.