La pandemia ha innescato nuovi pricessi e accelerato quelli già in atto

New normal e Digital Switch: 8 tendenze per aziende e consumatori

La pandemia ha agito come “catalizzatore digitale”: ha portato cambiamenti improvvisi e drastici nel mondo del lavoro, che hanno catapultato le aziende verso nuovi contesti ed esigenze. Alcuni di questi processi si erano innescati da tempo, ma non si pensava che si sarebbero completati così in fretta. Allo stesso modo, la nostra vita personale, attraverso la tecnologia, si è trasformata rapidamente, non solo per quanto riguarda il nostro modo di lavorare, socializzare e comunicare, ma anche per il ruolo che i dati svolgono nella definizione delle nostre libertà e dei comportamenti personali. Di conseguenza, lo sviluppo digitale, che prima della pandemia seguiva un percorso lineare, è diventato improvvisamente immediato: si è innescata una sorta di “digital switch”.

Le aziende stanno infatti accelerando la propria trasformazione digitale, assicurandosi che i dati che utilizzano per prendere decisioni non siano “solo” aggiornati e accurati, ma anche facilmente accessibili e comprensibili, così da poter guidare un processo decisionale più informato e sostenere nuovi momenti di business. A livello individuale, abbiamo ugualmente affrontato nuove sfide nel modo in cui comprendiamo i dati e prendiamo decisioni basati su di essi; inoltre, sono sorte nuove preoccupazioni relative alla privacy e, appunto, alla condivisione dei dati.

Sulla strada verso la trasformazione digitale, l’attitudine delle aziende e delle persone verso i dati sta cambiando. Otto sono le tendenze che si sono sviluppate proprio a partire del cosiddetto “digital switch” innescato dal Covid-19:

  1. Cambiamento dell’attitudine verso le analytics. Il passaggio al digitale potrebbe forzare una transizione simile a quello a cui abbiamo assistito nel 2008, quando le aziende si sono spostate da strumenti incentrati sul reporting a strumenti incentrati sull’analytics, con l’obiettivo di soddisfare nuovi e più agili requisiti. Ora, abbiamo una serie di esigenze completamente nuove e le aziende devono essere molto più reattive alla crisi, pronte ad agire in anticipo in preparazione ad altri futuri eventi oscuri. Di conseguenza, un’intera generazione di business leader sta modificando la propria percezione delle analytics, basandole sempre più sui dati business-ready.
  2. Aumento dell’importanza di dati sempre aggiornati e business ready. L’ultimo anno ci ha insegnato che quando si fa una previsione, le variabili possono cambiare rapidamente e sconvolgere qualsiasi pianificazione; eppure, molte organizzazioni lavorano con dati troppo vecchi per supportare un approccio al business così agile. Questo influisce sulla loro capacità di identificare le opportunità e i rischi all’orizzonte – entrambi aspetti essenziali per sopravvivere in questi tempi incerti. Ora, non solo è il momento di assicurarsi che i motori di analytics siano impostati per mostrare gli insight più pertinenti così da poter consentire un processo decisionale rapido e informato, ma anche di verificare che i processi di integrazione dei dati da tutti i sistemi – sia ERP, CRM o applicazioni SaaS – siano in grado di poterli alimentare in tempo reale.
  3. Catturare ed elaborare dati alternativi è imprescindibile. Da tempo le società d’investimento utilizzano dati alternativi – come audio, sentiment e foto aeree – per catturare informazioni in fase iniziale e sfruttarle al fine di prendere decisioni informate: solo ora, però, il loro potenziale sta venendo rapidamente riconosciuto anche in nuovi settori. Nell’imprevedibile panorama commerciale attuale, altre industry colgono infatti il valore dell’estrazione di dati alternativi, al fine di interpretare i segnali in anticipo e definire un quadro più chiaro, prima di prendere una decisione.
  4. Il SaaS è un valido alleato per chiunque. Anche le aziende più conservatrici e più restie al cambiamento si stanno muovendo verso un approccio “as a service”, che permette di offrire migliori servizi sia ai dipendenti che ai clienti in remoto. Molti lo hanno fatto per permettere il continuo svolgimento delle operations anche in questo periodo in cui non ci si può recare in ufficio. Altri invece hanno adottato il software-as-a-service (SaaS) per sfruttare i vantaggi dell’elevata potenza di calcolo in cloud, e dell’intelligenza artificiale (IA), per ottenere una maggiore efficienza. In questo momento l’attenzione è tutta sul SaaS ma, per farlo coesistere con l’on-premise, questo cambiamento non può che essere il primo passo di un più ampio sforzo verso l’integrazione e la migrazione dei dati. Tutto questo è molto promettente, ma le aziende devono essere consapevoli che quando le applicazioni sono configurate in SaaS, i processi software del cloud possono comportare il blocco dei dati.
  5. La reingegnerizzazione dei processi di business diviene protagonista. Il Business Process Modeling esiste dagli anni 90. Ma grazie ai progressi tecnologici oggi abbiamo l’opportunità di estrapolare ogni aspetto dei processi per automatizzarli e ottimizzarli: per esempio usando il Process Mining e la Robotic Process Automation (RPA). Combinando tutto questo con l’embedded analytics, i processi possono essere predisposti per permettere agli insight di innescare azioni automatizzate. Per le organizzazioni con risorse limitate, questo sblocca un enorme potenziale dai dati in loro possesso, che possono quindi essere utilizzati per indirizzare una reale Active Intelligence, che offra maggiori potenzialità ai dipendenti, sollevandoli dalle questioni più semplici e ripetitive.
  6. Passare dal self-service… All’autosufficienza. In risposta alla diffusione del lavoro da casa, le aziende hanno favorito largamente le interfacce utente più appealing, così da aiutare i propri dipendenti a fruire da soli dei dati a disposizione. Abbiamo anche visto che molti utenti non vogliono affatto analizzare da soli e “manualmente” i dati. Si aspettano invece che gli algoritmi svolgano il lavoro per loro, facendo emergere micro-insight e storie prima ancora di costruire una dashboard. Stiamo, inoltre, notando che gli utenti vogliono essere autosufficienti, avere un diretto accesso ai dati e alla loro interrogazione: tutto questo, facilitati dal linguaggio naturale, da una migliore logica di business e da cataloghi di dati, che permettono che la forza lavoro, più che mai distribuita geograficamente, possa essere realmente autosufficiente.
  7. Bisogno di alfabetizzazione sui dati su scala nazionale. Abbiamo assistito a un’esplosione di dati, visualizzazioni e storytelling nei discorsi rivolti all’opinione pubblica. I dati sono diventati sempre più importanti non solo per informare le decisioni di business, ma anche per guidare il nostro comportamento individuale in risposta alla pandemia. Però, ora che i dati sono al centro delle comunicazioni del governo, con numeri dei nuovi casi e ricerca dei contatti, le persone stanno iniziando a riconoscere sempre più i limiti della propria alfabetizzazione in materia di dati. Con il crescente rischio di disinformazione sul COVID, che colpisce maggiormente chi ha una scarsa alfabetizzazione numerica, diviene ancora più importante guidare l’opinione pubblica verso la data literacy, aiutando così le persone a identificare le informazioni false. Ma, naturalmente, non si tratta di problemi che si risolvono da un giorno all’altro. Il nostro compito, quindi, è di anche costruire una sorta di galateo dei dati, che stabilisca le regole per un uso corretto e comprensibile dei dati nei discorsi in pubblico.
  8. La sicurezza e la protezione dei dati sono state ricalibrate. Molte persone riconoscono che i dati sono al centro della lotta contro la pandemia. Infatti, mentre le azioni intraprese dai governi di tutto il mondo sono differenti, l’unica cosa che le accomuna è l’essere state indirizzate e guidate dai dati locali e globali. Ne consegue un importante cambiamento: un numero crescente di persone vede come un dovere civico il condividere più dati possibile con le autorità e i professionisti della ricerca e della sanità, al fine di aiutarli a saperne di più sul virus e sulla sua diffusione. Se, attualmente, consentiamo questa maggiore intrusione nella nostra privacy, sarà interessante monitorare questo cambiamento a lungo termine e per quanto tempo sarà accettato l’abbattimento delle barriere della protezione dei dati, per esempio per il tracciamento dei contatti.

Un mondo… Digital-first

Il passaggio al digitale ha aumentato la nostra “dipendenza” dalla tecnologia e dai dati in modi che, finora, non si erano mai visti. L’accesso tempestivo a informazioni accurate permette di prendere decisioni informate in ogni aspetto della nostra vita ed è fondamentale non solo per permettere alle aziende di sopravvivere in questo ambiente complesso, ma anche per aiutarci a gestire il virus e a identificare le modalità di interazione sociale più sicure. Ora che questo cambiamento è iniziato, assisteremo a una trasformazione radicale del modo in cui i dati vengono utilizzati per accelerare l’innovazione e migliorare i servizi con cui interagiamo ogni giorno. Queste sono le otto tendenze che rilevo ad oggi e che, ritengo, ci porteranno in questa direzione: guardo però con attenzione al futuro, per vedere cosa ci riserveranno i prossimi mesi del 2021.

A cura di Dan Sommer, Senior Director di Qlik