Se in passato i picchi di traffico erano piuttosto ridotti, ora le emittenti televisive tradizionali dovranno attrezzarsi per essere in grado di offrire streaming di contenuti video in diretta, in alta qualità e a un pubblico sempre più vasto

Il pubblico è ormai abituato ad accedere a contenuti in streaming per integrare l’esperienza di visione dei propri programmi TV preferiti, ad esempio in occasione di grandi eventi sportivi. Nel 2014, i Mondiali di Calcio in Brasile hanno stabilito un impressionante record di visualizzazioni di video online, con picchi di traffico pari a 6,9Tbps (6,900,000,000,000 bit di informazioni al secondo!!) registrati da Akamai durante la semi finale tra Olanda e Argentina del 9 luglio. Alcune partite, poi, hanno registrato un’audience online di oltre 5 milioni di spettatori. Dati molto significativi questi, figli di un passato nato circa 15 anni fa.

Ripercorriamo insieme una una breve storia dell’evoluzione del video online (vedi grafico in allegato):

Fine anni 90 – inizio anni 2000: dai primi esperimenti a vero e proprio fenomeno di massa…

Nel 1999 il brand di lingerie Victoria’s Secret ha organizzato il suo fashion show annuale online. Per promuovere l’evento, ha speso 1,5 milioni di dollari in pubblicità durante il Super Bowl oltre ad altri 4 milioni di dollari in pubblicità sulla carta stampata. Nonostante abbia raggiunto l’obiettivo di attirare l’attenzione, per molti spettatori il webcast fu una grande delusione: il sito andò in down e per coloro che riuscirono a connettersi, la qualità fu comunque molto scarsa. Il volume di traffico aveva raggiunto 1 Gigabit per secondo.

Alla fine degli anni 90, con il webcast del keynote al MacWorld Expo, Steve Jobs fu un vero “early adopter” della tecnologia streaming online. Nel 2001, quello stesso webcast stabilì il record di streaming con 250mila persone che guardavano le diverse parti della sua presentazione e oltre 35mila spettatori simultanei che, in totale, generavano picchi di traffico pari a 5,3 Gbps. All’epoca, questo dato equivaleva più o meno all’audience di un tradizionale programma TV. Solo 3 anni dopo, un altro record: il giorno delle elezioni americane 2004, il traffico online registrò sulla piattaforma Akamai picchi di 21Gbps.

Nel 2007 lo streaming diventa “fenomeno di massa” e il focus inizia a spostarsi sulla qualità. La stessa introduzione di servizi quali BBC iPlayer e Netflix sono stati infatti in parte possibili grazie agli enormi passi avanti compiuti dalla tecnologia in termini di qualità.

Dalla fine degli anni 2000: la spinta della tecnologia

E’ facile comprendere perché i contenuti online siano diventati, per le emittenti televisive, una priorità: solo nel 2008, gli spettatori della tv tradizionale visionavano contenuti online in gran numero, accedendo a programmi, film e sport dai loro PC e laptop, con una media di visione di 17 minuti.

Tra il 2008 e il 2011 si verificarono cambiamenti importanti sia nella tecnologia dei dispositivi sia nello standard di trasmissione (ad esempio MPEG-4 nello streaming) che portarono a una crescita esponenziale dell’audience. Gli smartphone Android furono lanciati nel 2008, seguiti poi da tablet e Apple iPad nel 2010: entrambi questi dispositivi contribuirono a far crescere la domanda di contenuti in streaming e quindi a porre le basi per nuove sfide ai broadcast, che si trovarono nella situazione di dover pensare a un modo per offrire i loro contenuti a un sempre maggior numero di dispositivi.

Il matrimonio tra il Principe William e Kate Middleton nel 2011 registrò 2,9 milioni di streaming contemporanei, raggiungendo picchi di traffico pari a 1,3Tbps. Insignificante, però, se confrontati con il traffico online registrato sulla piattaforma Intelligente di Akamai durante le olimpiadi di Sochi che fu di oltre il 70% superiore rispetto a quello registrato ai Giochi Olimpici di Londra 2012. E durante la Coppa del Mondo di Calcio in Brasile, dopo soli 6 mesi, il tasso di picco di traffico raddoppiò.

INFOGRAFICA_L’evoluzione del video online

Il futuro: cosa ci aspetta?

Con la crescita del pubblico online e delle aspettative in termini di qualità, è necessario riflettere sulla capacità delle attuali tecnologie di streaming internet di fornire in modo redditizio contenuti 4k in scala a miliardi di consumatori. Molto probabilmente, entro la fine del 2015 questa cifra raddoppierà, come è successo ogni anno durante gli ultimi 15 anni. In futuro, ci si aspetta migliaia di Terabite per secondo di contenuti video distribuiti a miliardi di utenti e miliardi di dispositivi nel mondo.

Le sfide

E’ chiaro che queste percentuali saranno destinate a crescere. Per le emittenti tradizionali la sfida è quella di riuscire a offrire lo streaming di contenuti video in diretta, in alta qualità e a un pubblico sempre più vasto. Le attuali modalità di distribuzione saranno in grado di scalare, a costi contenuti e alla qualità che i consumatori si aspettano? La risposta è probabilmente negativa se ci si basa solo sulle odierne metodologie. Ecco così che diventa necessario sviluppare nuove strategie. Nessuna soluzione da sola potrà rispondere a tutte le sfide, ma se l’industry riuscirà a lavorare insieme nello sviluppo di nuove tecnologie, sarà possibile garantire un futuro brillante al delivery di video online.