Il nuovo scandalo che ha coinvolto la piattaforma social di Mark Zuckerberg riguarda un data breach più grave di quello relativo allla vicenda Cambridge Analytica

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L’anno si chiude così come si è aperto: con la rivelazione di azioni illegittime da parte di facebook: Altroconsumo rilancia la class action in corso chiedendo al Garante Privacy di intervenire.

Nuovo scandalo travolge Facebook per un data breach più invasivo e profondo di quanto emerso dopo la vicenda Cambridge Analytica, secondo l’inchiesta pubblicata dal New York Times. Altroconsumo ha scritto immediatamente oggi al Garante per la protezione dati personali chiedendo che si faccia luce sull’eventuale condivisione di dati degli utenti da parte di Facebook con partner commerciali tra i quali Amazon, Microsoft, Apple, Spotify e Netflix, senza adeguata informazione verso i consumatori su modalità e finalità di utilizzo.

Altroconsumo ha scritto alle società citate nell’indagine per chiedere chiarimenti sugli italiani coinvolti e sul persistere di pratiche illecite di condivisione dati con FB. È il modello di business in discussione, non si tratta più di singole falle, né di comportamenti inaccurati.

Intanto continua la raccolta di adesioni alla class action che L’Organizzazione sta portando avanti insieme alle altre organizzazioni di consumatori europee. In Italia già quasi 50mila aderenti, oltre 170mila a livello europeo. La prima udienza dell’azione risarcitoria è prevista a maggio 2019.

Commenta Ivo Tarantino, responsabile Relazioni esterne Altroconsumo: “Apprendiamo da media internazionali della condivisione di dati da parte di Facebook fino ai messaggi personali con altre piattaforme: siamo esposti in ogni ambito della nostra vita, cosa che non possiamo accettare. Tutto il modello di business della piattaforma è da rimettere in discussione. È necessario un intervento tempestivo del Garante Privacy per una piena tutela del diritto alla riservatezza e all’identità personale dei consumatori.”