La crescente propensione degli italiani a scegliere canali digitali sposta verso nuovi ambiti la creazione di valore delle filiere produttive e occupazionali tradizionali.

La dodicesima edizione del Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione  prosegue il monitoraggio dei consumi dei media, misurati nella loro evoluzione dall’inizio degli anni 2000, e l’analisi delle trasformazioni avvenute nelle diete mediatiche degli italiani. Ricostruendo la mappa e la fenomenologia dei consumi, il Rapporto descrive la grande trasformazione che ha posto l’io-utente al centro del sistema, approfondendo i processi di costruzione multimediale dell’informazione personalizzata, la credibilità e la reputazione dei diversi mezzi, i valori simbolici associati ai nuovi device tecnologici, l’avvio del nuovo ciclo della economia della disintermediazione digitale.

70 miliardi di oggetti connessi entro il 2020 nel mondo (internet delle cose), connected tv, connected devices, smart cities, reti sempre più veloci, servizi sempre più online, informazione, commercio elettronico e pubbliche amministrazioni digitali. Siamo di fronte ad una rivoluzione tecnologica che necessita di un grande sforzo in termini di innovazione: per supportare tutto ciò è necessario creare infrastrutture adeguate” ha commentato Roberto Loiola, Presidente e Amministratore Delegato Alcatel-Lucent Italia, commenta.

Si legge nel Rapporto: “Gli italiani hanno evitato di spendere su tutto, ma non sui media connessi in rete, perché grazie ad essi hanno aumentato il loro potere di disintermediazione, che ha significato un risparmio netto finale nel loro bilancio personale e familiare. Usare internet per informarsi, per prenotare viaggi e vacanze, per acquistare beni e servizi, per guardare film o seguire partite di calcio, per entrare in contatto con le amministrazioni pubbliche o svolgere operazioni bancarie, ha significato spendere meno soldi, o anche solo sprecare meno tempo: in ogni caso, guadagnare qualcosa”.

Dai dati raccolti emerge, infatti, che il 60,4% degli utenti utilizza internet soprattutto per ricercare strade e località e il 56% per raccogliere informazioni su aziende, prodotti. Segue l’home banking (46,2%) e un’attività ludica come l’ascolto della musica (43,9%, percentuale che sale al 69,9% nel caso degli abitanti del “villaggio digitale” più giovani). Fa acquisti su internet ormai il 43,5% degli utenti del web, ovvero 15 milioni di italiani. Guardare film (25,9%, percentuale che si impenna al 46% tra i più giovani), cercare lavoro (18,4%), telefonare tramite Skype o altri servizi voip (16,2%) sono altre attività diffuse tra gli utenti di internet. Sbrigare pratiche con uffici pubblici è invece un’attività ancora limitata al 17,1% degli internauti.

Gli utenti si servono sempre di più di piattaforme telematiche e di provider che consentono loro di superare le mediazioni. Si sta sviluppando così un’economia della disintermediazione digitale che sposta la creazione di valore da filiere produttive e occupazionali tradizionali in nuovi ambiti.

Alcatel-Lucent ha fatto un’analisi degli esempi più significativi di questo trend:

  • Musica: iTunes, è diventato il nuovo intermediario digitale rispetto alle case discografiche ed alla distribuzione fisica.
  • Alberghiero: Expedia & Co hanno ridimensionato le agenzie viaggi.
  • Taxi: Uber si pone come intermediario digitale tra NCC e clienti.
  • Banche/Assicurazioni: i gruppi tradizionali hanno creato dei loro canali/brand dedicati ai servizi on-line: CheBanca (gruppo Mediobanca); Fineco (gruppo Unicredit); Genertel (gruppo Generali); Linear (gruppo Unipol);

Risulta dunque evidente che con le nuove tecnologie digitali, alcuni intermediari tradizionali che non sono riusciti a cogliere le opportunità fornite dall’evoluzione tecnologica sono o stanno per essere sostituiti da altri intermediari digitali. Chi è riuscito a valorizzare l’innovazione di questo ultimo decennio, integrandola in un percorso di trasformazione, sta riuscendo a gestire l’evoluzione delle necessità e dei comportamenti degli utenti/clienti. Ad esempio, con la diffusione dei servizi di virtualizzazione e cloud computing, si sta spostando l’attenzione dall’hardware al software, mettendo in discussione interi mercati di prodotti e soluzioni – commenta Roberto Loiola – quindi, solo sapendo cogliere e gestire opportunamente i nuovi trend di cambiamento si può essere in grado di trasformarsi, fornendo nuovi prodotti/servizi e nuovi modelli di business, continuando ad essere leader di mercato”.

Si evidenzia che per raggiungere una diffusione globale (100 milioni di utenti) le reti hanno avuto necessità di decine di anni per svilupparsi, le piattaforme (WWW, Facebook) circa un lustro, mentre applicazioni/servizi solo pochi anni. Si può citare l’esempio di Candy Crush Saga, un gioco inventato dell’italiano Riccardo Zacconi – che è co-fondatore e CEO di King.com, basata a Londra, è oggi il gioco più popolare su Facebook, con circa 45 milioni di utenti al mese e l’app più acquistata negli Apple e Google Store. Dato che le applicazioni fanno leva sulle piattaforme, le quali, a loro volta, fanno leva sulle reti, questo “fenomeno virale” non sarebbe stato possibile senza infrastrutture di rete appropriate.

I principali ostacoli e limitazioni derivano dalla capacità di banda che deve essere in grado di supportare tutti i servizi digitali e le applicazioni più complesse, la cui richiesta è in continua crescita. Infatti, secondo un rapporto AGCOM relativo al terzo trimestre 2014,  il traffico dati su reti mobili ha raggiunto i 42 milioni, aumentando del 45% rispetto all’anno precedente.

Inoltre, il trend sempre più in crescita delle tv on demand e in streaming (ad esempio Netflix, in arrivo a breve nel nostro paese), porterà un ulteriore aumento della richiesta di banda larga.

Risulta evidente che una delle priorità fondamentali, al fine di offrire applicazioni e servizi ad alte prestazioni, è la creazione di infrastrutture adeguate, come anche previsto dall’Agenda Digitale: al 2020 son richiesti 30Mbps per tutti e 50% della popolazione connessa a 100Mbps, che si può tradurre in almeno una copertura del 75% della popolazione. Alcatel-Lucent si pone come partner per il raggiungimento di questi obiettivi.