Gasparri plaude ai giudici di Milano, la Frediani li giustifica e un ebook sta con il motore di ricerca

“Il diritto d’impresa non può prevalere sulla dignità della persona”. Il procuratore aggiunto Alfredo Robledo che con il pm Francesco Cajani ha sostenuto l’accusa nell’ambito del processo a carico di quattro dirigenti di Google, spiega così la sentenza che ha condannato tre dei quattro imputati a sei mesi di reclusione (pena sospesa).

Soddisfatto della sentenza anche il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri secondo il quale “Con una sentenza esemplare il tribunale di Milano ha condannato alcuni dirigenti di Google in merito alla vicenda del ragazzo disabile insultato e picchiato dai compagni di scuola, il cui video è circolato a lungo sul famoso motore di ricerca. La dignità della persona oltre che ovviamente la sua privacy – sottolinea – è stata calpestata evidentemente per incuria. Perché Google non ha, infatti, vigilato e collaborato per rimuovere in modo tempestivo contenuti violenti? Ci auguriamo che, anche alla luce di questa sentenza, si ponga definitivamente il problema e si trovino tutte le soluzioni normative affinché non si sottovaluti più -avverte Gasparri – l’importanza della vigilanza sui contenuti immessi in rete, oltre che sulla loro immediata rimozione”.
Un parere più tecnico arriva invece da Valentina Frediani, avvocato specializzato nei problemi della rete che sul suo sito ha dichiarato come non sia il caso di sorprendersi per la sentenza.

“La responsabilità che il Tribunale ha sollevato a Google – scrive Frediani – è di aver mancato di controllare i video immessi sulla piattaforma. E da un punto di vista giuridico non vedo di cosa ci si debba stupire. Per lo meno alla luce dell’attuale normativa. Difatti, se da una parte la normativa europea è più che chiara delineando la non responsabilità di chi mette a disposizione degli spazi web, dall’altra laddove il titolare del medesimo possa esercitare o eserciti comunque un minimo di controllo e di gestione, rientra nella condivisione di responsabilità giuridica di che cosa viene pubblicato e passa su quelle pagine o in quegli spazi.
Questo non equivale a responsabilità nel caso di messa a disposizione di un motore di ricerca: nessuna responsabilità può essere mossa in carico a Google che intervenendo snaturerebbe con atto “arbitrario” il senso del motore di ricerca, sul quale peraltro tutto questo controllo non credo possa esercitare. Ma nel caso di disponibilità di uno spazio, di una piattaforma definita non neutrale la responsabilità di consentire l’immissione ma soprattutto il permanere di certi contenuti, può configurarsi
. Google dal canto suo ritiene impensabile dover rispondere per condotte di terzi: basandosi su una tesi giuridica simile Google dovrebbe trasformarsi in un vero”sorvegliatore. Eppure per la legge italiana in effetti potrebbe”.

Di parere contrario la gran parte delle opinioni che circolano in rete oltre ovviamente a quelle dei due avvocati che hanno difeso il motore di ricerca. Secondo Giuliano Pisapia che con Giuseppe Bana, ha difeso gli imputati, è importante è che non sia passato i principio che pretendeva “l’obbligo giuridico di un controllo preventivo di cosa viene immesso in rete”. Il Tribunale di Milano, infatti ha assolto tutti gli imputati dal reato di diffamazione.

Molto più preoccupata è invece l’opinione ufficiale di Google che, tramite, il Matt Sucherman, Vp and deputy general counsel Emea ha parlato di decisione “sorprendente” e soprattutto di attacco ai “ai principi fondamentali di libertà sui quali è stato costruito Internet”. Rifacendosi alla normativa europea che mette al riparo dalle responsabilità gli hosting provider, il Vp di Google spiega che se questo principio venisse meno e siti come Blogger o YouTube fossero ritenuti responsabili di un attento controllo di ogni singolo contenuto caricato sulle loro piattaforme – ogni singolo testo, foto, file o video -, “il Web come lo conosciamo cesserà di esistere, e molti dei benefici economici, sociali, politici e tecnologici ad esso connessi potrebbero sparire”.

Ad analoghe considerazioni giunge l’ebook pubblicato in rete dall’Istituto Leoni Bruno Leoni realizzato da Massimiliano Trovato, esperto di problemi legati al mondo delle telecomunicazioni.