Usabilità dei siti, app, comunity, customer care online e social network: una ricerca del Censis rivela come le università italiane stiano assimilando gli strumenti della web comunication

studenti stranieri in Italia

Gli atenei italiani l’hanno capito. Gli studenti – ovvero ragazzi e ragazze sulla ventina e poco più – sono nativi digitali, nati nel world wide web, cresciuti con PC, e poi smartphone, tablet, banda larga, mobile e social media. Di conseguenza, le università italiane devono ripensare i propri canali di comunicazione, calibrandoli alle esigenze delle nuove leve di studenti. E ci riescono. Almeno, questo è quanto emerge da una ricerca condotta dall’Osservatorio sulla comunicazione web delle università italiane istituto dal Censis.

Dall’analisi dei siti web di 74 atenei italiani (58 statali e 16 non statali) emerge una spinta all’innovazione dei servizi online e una maggiore attenzione all’interazione con un’utenza sempre più composta da nativi digitali. Gran parte dei portali universitari, infatti, hanno motori di ricerca multilingue (l’83,8% fornisce informazioni in una o due lingue straniere); il 40,5% dispone di un’app per garantire la navigazione agli utenti che si collegano con dispositivi mobili e il 35,2% dei siti è stato progettato con tecniche di responsive design (i contenuti cioè sono adattabili graficamente ai diversi device utilizzati: computer con diverse risoluzioni, tablet, smartphone).

Oltre la metà delle università fornisce entro un giorno un riscontro alle richieste inoltrate attraverso gli indirizzi e-mail presenti sulle loro pagine web, i forum e le bacheche su Facebook e Twitter. Ed è significativa anche la presenza di canali informativi degli atenei con un’attività redazionale strutturata: il 64,9% dei siti dispone di una propria web radio e il 63,5% di un proprio magazine online. Minoritaria, invece, l’attivazione di e-shop per la vendita di prodotti merchandising (solo il 20,3% degli atenei).

Il mondo della formazione superiore è impegnato anche nella diffusione di informazioni e contenuti sui social network. La ricognizione sugli account Facebook e Twitter di 30 atenei italiani (effettuata lo scorso dicembre) ha prodotto 2.420 contenuti. Di questi, 1.974 sono post e tweet generati dagli atenei stessi, 283 sono post degli universitari sulle fan page di Facebook e 163 sono i commenti generati dalla stessa utenza. Con riferimento ai soli contenuti generati dagli account di ateneo, il 57,1% proviene da Twitter e il restante 42,9% da Facebook. Sono le donne la componente prevalente dell’utenza che interagisce con le fan page delle università (63,4% del totale a fronte di un 36,6% di maschi). L’utenza femminile è anche quella più propensa a condividere i contenuti, con un engagement pari all’86,5% del totale, più alto su Facebook (85,9%) rispetto a Twitter (14,1%).

Ma di cosa si parla nelle social community? Il 40% dei post e tweet riguarda gli eventi (congressi, appuntamenti, iniziative sportive, ecc.), il 24,7% la didattica, il 18% argomenti di carattere istituzionale, il 6,4% la ricerca, il 5,4% il placement, il 3,3% informazioni amministrative e il 2,2% notizie relative alle borse di studio. La “sentiment analysis” dei commenti postati sulle pagine Facebook di ateneo evidenzia prevalentemente umori positivi (71%) rispetto a quelli negativi (29%).