1 italiano su 6 ne ha avuto una esperienza diretta e soltanto dopo una violazione corre ai ripari

Furto di credenziali

Nonostante la crescente diffusione dei furti d’identità, la maggioranza degli italiani  dimostra di sottovalutare completamente le conseguenze causate dalla condivisione di informazioni personali sulla Rete o attraverso i social network, tanto che secondo una recente ricerca CRIF, nel 58% dei casi si dichiarano poco o per niente attenti alla diffusione dei propri dati online e, più nel dettaglio, nel 28% dei casi non si pongono neppure il problema, dichiarando di non fare nulla di particolare per tutelarsi.

Eppure 4 intervistati su 5 confermano di subire tentativi di phishing con una certa regolarità mentre 1 su 8 dichiara di essere stata vittima della clonazione di una carta.

Phishing

Phishing

Il phishing è una tecnica che su grandi numeri può permettere di rubare molti dati personali, eppure il 7,7% dei rispondenti ha dichiarato di aver risposto almeno una volta ad un messaggio fraudolento. Tra questi, sono soprattutto gli intervistati di età compresa tra i 45 e i 54 anni ad ammettere di essere caduti nella trappola (nel 50% dei casi), seguiti da quelli nella fascia tra i 35 e i 44 anni (30,7%), mentre i più giovani sembrano più abili nel riconoscere le mail truffaldine.
Chi ha commesso la leggerezza di rispondere, resosi conto dell’errore, successivamente si è adoperato nel contattare la banca o l’emittente della carta di credito (60,8%) o la polizia postale (46,9%) per cercare di porre rimedio; il 27,6% dei rispondenti, una volta resosi conto dell’accaduto, non si è invece preoccupato eccessivamente.

Fortunatamente il 92,3% di chi ha subito un attacco di phishing non ha abboccato e nella maggior parte dei casi ha cestinato la mail (nell’85,8% dei casi).

Clonazione di carta d’identità

Il 13,1%degli italiani ha scoperto suo malgrado la clonazione dei dati di una sua carta di pagamento, con cui sono state effettuate spese o prelievi a sua insaputa.

In più di un terzo dei casi (il 34,4%, per la precisione) la scoperta è avvenuta grazie al servizio di sms alert che segnala con un messaggio i movimenti effettuati, in seconda battuta da un avviso della banca o della società emittente della carta (28,8%) e, infine, leggendo l’estratto conto a fine mese (14,6%).

La maggior parte delle clonazioni ha riguardato carte di credito (62,7%), seguite dalle prepagate (1 caso su 5) e dai Bancomat (1 caso su 6).

Nel 72,9% dei casi le vittime sono uomini, mentre la fascia di età più colpita è risultata essere quella compresa tra i 45 e i 54 anni (nel 37,3% dei casi), seguita dalla fascia tra i 35 e i 44 anni (32,2%).

clonazione

Manca l’attenzione

Nonostante la consapevolezza dei rischi connessi, risulta diffusa la tendenza a sottovalutare i rischi di pubblicare i propri dati sul web, spesso utilizzati dai frodatori per ricostruire l’identità delle ignare vittime.

Alla domanda su come si proteggono i propri dati in Rete è sintomatico il fatto che il 28% degli intervistati dice di non preoccuparsi di questo aspetto. Per altro, questa tendenza risulta particolarmente marcata tra i più giovani, i cosiddetti nativi digitali, tanto che nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni la quota dei rispondenti che ammette di non far nulla di particolare per proteggere i propri dati è addirittura pari al 38%. Questo dimostra come sovente siano proprio i più giovani a sottovalutare i rischi ai quali si espongono pubblicando i propri dati personali sul web, in particolare sui social network.

Nonostante la poca attenzione buona parte degli utenti cerca di proteggersi con soluzioni ad hoc: il 59% evita di cliccare su link sospetti mentre il 49% utilizza antivirus gratuiti e il 36% utilizza sistemi antivirus a pagamento. Solo il 5,8% del campione dichiara invece di non fare nulla. Questi dati confermano una crescente attenzione dei privati alla protezione degli strumenti utilizzati per accedere al web piuttosto che alla diffusione dei dati in Rete. Tuttavia, i comportamenti di tutela risultano piuttosto disomogenei a seconda dell’area geografica di residenza degli intervistati e in base alla età.
Gli abitanti del Nord-Est sono quelli che maggiormente ricorrono ad antivirus con aggiornamenti a pagamento (nel 44,5% dei casi) mentre gli abitanti del Centro e del Sud sono quelli che li utilizzano meno (rispettivamente nel 27,2% e nel 29,6% dei casi). In compenso, gli intervistati del Centro Italia ricorrono maggiormente a versioni di antivirus gratuite (55%) mentre quelli del Sud utilizzano poco anche le versioni gratuite e non tutelano affatto i propri device (8,5%).

I giovani under 24 dichiarano di utilizzare nell’83,8% dei casi versioni di antivirus gratuite per proteggere i propri device mentre nel 10,8% dei casi non utilizzano alcuno strumento di protezione. Nel complesso, l’attenzione alla protezione aumenta al crescere dell’età.

La consapevolezza circa l’importanza di tutelare da intrusioni i terminali attraverso cui si accede alla Rete risulta maggiore in chi dispone di conti correnti bancari con opzione di home banking rispetto a chi dispone di un conto corrente senza opzione di home banking.

Stupisce però che la consapevolezza sia più bassa tra chi effettua acquisti online anche con una certa frequenza (2 o 3 volte al mese) e in coloro che utilizzano prevalentemente smartphone e tablet per gli acquisti. In linea generale, coloro che conoscono il furto di identità si dimostrano più attenti nel proteggere i propri dati e i terminali di accesso alla Rete, così come coloro che hanno subito una clonazione della propria carta di pagamento.

Dopo aver subito un furto d’identità per l’apertura di un finanziamento, le abitudini cambiano

Tutte le vittime intervistate hanno cambiato i loro comportamenti dopo aver scoperto di aver subito un furto d’identità ma mentre il 42,9% dei rispondenti si è limitato a controllare più di frequente l’estratto conto, la maggioranza degli intervistati (il 57,1% del totale, per la precisione) ha assunto comportamenti di prevenzione attivi, come condividere con maggiore cautela i propri dati sul web (nel 21,3% dei casi), attivare protezioni tramite SMS alert per essere avvisati in caso di nuovi finanziamenti richiesti a proprio nome e/o installare nuovi antivirus (12,5%) o, ancora, prestare maggiore attenzione nel fornire i dati personali a terzi e nel custodire i documenti d’identità.