Il mercato della content economy è molto competitivo e per sopravvivere è necessario seguire 5 regole d’oro.

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I social danno una visibilità ampia, h24. Lo sanno bene gli imprenditori di oggi. Se i fondatori delle grandi multinazionali in passato rimanevano nell’ombra, lasciavano poche dichiarazioni e non avevano intenzione di mostrare i segreti del mestiere, adesso i professionisti stanno cambiando rotta entrando nella content economy.

Non vogliono diventare influencer, il loro interesse non è quello di sponsorizzare prodotti o servizi ma quello di sviluppare una narrativa personale e professionale che possa mostrare al loro cliente ideale chi sono, cosa fanno e che problema risolvono.

Tra i precursori italiani della content economy prettamente made in USA, sicuramente Cristina Fogazzi, l’Estetista Cinica, che ha passato gli ultimi anni a sviluppare un impero e allo stesso tempo a raccontare sulle sue stories non solo i suoi prodotti ma anche come applicarli, suggerendo i migliori da utilizzare a seconda del singolo problema.

I professionisti della content economy vogliono migliorare la loro reputazione

Ma non bisogna avere un’azienda milionaria per mettersi alla prova: secondo gli ultimi dati di Above sulla content economy il 17% dei nuovi content creator hanno un loro business. Si parla dunque di medici, farmacisti, parrucchieri, estetisti e tutti coloro che nel loro piccolo vogliono migliorare la loro reputazione e il loro posizionamento sul mercato, rendendosi distinguibili e riconoscibili dal loro pubblico che ne resta fidelizzato.

Delos Lab, agenzia di marketing e consulenza che ha registrato un +500% di crescita nel 2022, 1 miliardo di visualizzazioni video, oltre 3 mila video creati ogni anno e clienti sparsi in tutta Italia ed anche a Los Angeles e Washington, si occupa proprio di questo: aiutare gli imprenditori a raccontarsi sul web. I due fondatori Edoardo De Juliis e Marco Losso, hanno stilato una lista delle 5 regole da seguire per le aziende che ancora non sono state in grado di sfruttare la content economy.

Content-economy“Tutti i nostri clienti, dal medico fino alla grande azienda, hanno visto che cambiando il racconto del loro lavoro, la risposta ottenuta dalla loro community era diversa. Non si tratta di vendere un prodotto o un servizio, si tratta di umanizzare il professionista affinché si crei un grado di fiducia che lo faccia vedere dall’utente come l’unica persona da interpellare su un determinato tema”, spiegano i fondatori di Delos Lab.

Le 5 regole per entrare nella content economy

1. Aprire la mente: essere un content creator non vuol dire fare balletti su TikTok

Uno dei limiti più grandi nell’iniziare questo nuovo ramo della comunicazione di impresa è pensare che creare dei contenuti voglia dire “fare i balletti su TikTok”. Nulla di più sbagliato. La comunicazione passa da diversi format, spesso innovativi, e non richiede di fare qualcosa che non sia appropriato alla propria professione.

2. Contenuti divulgativi sì, ma d’intrattenimento

La maggior parte delle aziende o imprenditori/liberi professionisti pensano che nella content economy basti creare video o grafiche con lo scopo di “educare” gli utenti dei social, dimenticandosi che le piattaforme ad oggi vengono utilizzate principalmente come canale di intrattenimento. Quindi è molto importante per far conoscere il proprio prodotto o servizio, dimostrare alle persone di essere preparati e competenti, ma per crescere nel digitale c’è bisogno anche di intrattenere nel modo in cui si creano i contenuti.

3. La qualità aumenta il valore percepito

La maggior parte dei content creator nel mondo del digitale utilizza il proprio smartphone o attrezzatura a basso costo per realizzare i propri contenuti (e ottimizzare ovviamente il costo di produzione). La content economy  è un mercato iper-competitivo; in un mondo come quello dei social, per differenziarsi è importante comunicare agli utenti anche attraverso la qualità delle riprese e soprattutto dell’audio: questo permetterà di aumentare la percezione che le persone avranno sui tuoi contenuti perché sono abituati ad uno standard qualitativo molto basso.

4. Nella content economy, azione batte programmazione

Investire tempo e risorse nello sviluppare una programmazione nella pubblicazione dei contenuti che sia fissa e difficilmente modificabile, è uno degli errori più grandi che si possa commettere sui social. Esistono online tantissimi falsi miti sui migliori orari in cui si deve pubblicare, in quali giorni e soprattutto quanti contenuti bisogna condividere giornalmente. La risposta è che non c’è assolutamente una regola valida per tutti ma si deve sperimentare e adattare il proprio piano editoriale a seconda delle risposte ricevute.

5. L’importanza del saper aspettare che arrivino i risultati

Creare dei contenuti non è semplice. Bisogna competere con un trend sempre crescente e capire come si muove l’algoritmo e dove stanno andando le piattaforme prima di riuscire a entrare nel meccanismo e iniziare ad ottenere dei risultati. Ciò che è importante è riuscire ad avere una comunicazione aperta sia che si abbia un’agenzia che segua questa parte o un proprio team dedicato e di portare pazienza continuando a creare e promuovere contenuti. Gli utenti sono disattenti ma con i giusti format e le giuste comunicazioni imparano a conoscersi, a fidarsi e dunque a comprare.