I retailer dipendono eccessivamente da fogli di calcolo e processi legacy, ma intendono adottare AI e Machine Learning per disporre di strategie di pricing e pianificazione delle supply chain in tempo reale

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La maggior parte dei retailer, a livello globale, si trova ancora in una fase iniziale di adozione della supply chain digitale: lo rivela una nuova ricerca di Blue Yonder e WMG, University of Warwick. Lo studio Retail Supply Chain Digital Readiness ha esaminato 104 retailer globali, evidenziando che solo il 15% dispone attualmente di supply chain prescrittive o autonome (Livello 3 e Livello 4 su una scala da 1 a 4). L’indagine, tuttavia, rivela anche che i venditori al dettaglio sono interessati ad intraprendere un percorso di digital transformation.

Processi di demand & replenishment manuali rallentano i retailer

La ricerca mostra che i retailer non sono in grado di reagire ai cambiamenti della domanda in tempo reale. Solo l’8% dei processi di pianificazione risulta aggiornato. Per questa attività, oltre un quinto (22%) dei retailer utilizza attualmente fogli di calcolo, ma quasi tre quarti (74%) desidera passare alla tecnologia prescrittiva o autonoma, nei prossimi cinque anni.

Oggi gli stock, necessari per operare in modalità omnicanale, vengono gestiti da più della metà (61%) degli intervistati secondo una logica non integrata ed impostata su un singolo canale. Tuttavia, il 75% desidera raggiungere la piena capacità omnicanale, il 41% mira a utilizzare IA per valutare le ubicazioni di magazzino ottimali ed il 25% utilizza ancora i fogli di calcolo per gestire l’analisi del replenishment. Infatti, quasi la metà (46%) sta pianificando di avere processi di riordino, completamente autonomi, nell’arco dei prossimi anni fino al 2025.

 Strategie di pricing troppo statiche

La survey rivela che nell’ambito della definizione dei prezzi, la maggior parte dei retailer lavora con un calendario promozionale statico e solo il 13% è in grado di fare ottimizzazione in modo dinamico. Attualmente, per le promozioni, solo l’11% degli intervistati prende in considerazione fattori diversi come scorte, margine e scarti, mentre quasi la metà (46%) ritiene che sarà in grado in futuro. Attualmente solo l’11% utilizza l’intelligenza artificiale mentre il 43% dichiara che la utilizzerà entro cinque anni.

Pianificazione finanziaria e strategia devono diventare più trasversali e in real time

I retailer sanno di dover includere metriche chiave come il valore degli stock e la marginalità per la pianificazione finanziaria e la strategia. Attualmente, solo l’11% ha le capacità per farlo, mentre il 40% prevede di implementare questo approccio entro il 2025.

 A tal proposito, Jan Godsell, Professor of Operations and Supply Chain Strategy, WMG, University of Warwick, ha dichiarato: “Il settore del retail è tradizionalmente molto dinamico, ma per l’impatto del COVID-19 sta attraversando un periodo particolarmente difficile. In questo momento, è fondamentale essere in grado di gestire più fattori e imprevisti lungo tutta la supply chain. Al momento, tuttavia, un’eccessiva dipendenza dai processi manuali impedisce a troppi retailer di essere agili per adattare rapidamente le proprie strategie.  Come rivela la ricerca, i retailer sanno di dover preparare le proprie supply chain per l’era digitale. Questa consapevolezza li porterà a evolversi, guidati sia da fattori interni sia da quelli esterni, come l’evoluzione della domanda e delle abitudini di acquisto”.

 Metodologia di ricerca

Questa ricerca è stata condotta da WMG tra marzo e aprile 2020 su un panel di 104 intervistati provenienti da Asia (Cina e Turchia), Europa (Francia e Regno Unito), America Latina (Argentina, Brasile, Colombia, Suriname e Uruguay), Nord America (Bahamas e Stati Uniti) e Oceania (Australia, Tuvalu).

Per condurre l’indagine, la supply chain è stata suddivisa in 9 processi principali, a partire dai quali è stata sviluppata una griglia di maturità mission-specific. Ai partecipanti è stato chiesto di identificare gli attuali livelli di maturità e i loro obiettivi per i prossimi cinque anni. La metodologia ha permesso di identificare i modelli di maturità digitale in relazione a obiettivi e gap analysis.