Osservatorio Fondazione Deloitte ha effettuato uno studio dal quale si evince che le discipline STEM sono tra le più richieste dalle aziende,
ma mancano profili specializzati

STEM
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L’evoluzione e l’innovazione tecnologica stanno rivoluzionando il mercato del lavoro e determinando un incremento nella ricerca di profili STEM ossia Science, Technology, Engineering e Mathematics. A questa crescita, tuttavia,  non corrisponde un incremento dell’offerta di risorse con un background di carattere scientifico e informatico: circa un’azienda su quattro (23%) non è riuscita a trovare questi profili nel “momento del bisogno”.

Proprio da questo mancato incontro tra domanda e offerta nasce l’indagine di Deloitte: una ricerca, effettuata in collaborazione con SWG e Monitor Deloitte, che si propone di analizzare le ragioni di questo gap dell’offerta formativa, al fine di produrre ricadute concrete ponendosi come interlocutore privilegiato al centro di una rete di stakeholder (Università, Governo, Istituzioni, aziende, ecc.). L’analisi ha raccolto il punto di vista dei principali stakelholder del sistema di istruzione, partendo da studenti, giovani occupati, ma anche docenti e mondo imprenditoriale.

 Lo studio è stato posto al centro del dibattito odierno “Osservatorio Fondazione Deloitte – RiGeneration STEM. Le competenze del futuro passano da scienza e tecnologia”, occasione perfetta per discutere:

  • le analisi sul gap tra domanda e offerta di profili STEM, che ha approfondito le possibili cause alla base della carenza di risorse;
  • il livello di preparazione maturato dagli studenti grazie all’attuale sistema formativo;
  • il futuro del mondo dell’istruzione e professionale.

Molti gli ospiti hanno condiviso, online, esperienze e punti di vista. Le due tavole rotonde hanno, infatti, visto partecipare Giovanni Brugnoli, Silvia Candiani, Roberta Cocco, Gianmario Verona, moderati daStefania Papa, People & Purpose Leader di Deloitte, e Vittorio Colao, Luciano Fontana, Maria Pregnolato, moderati da Fabio Pompei, CEO Deloitte Italy e Deloitte Central Mediterranean.

Il giro finale moderato da Paolo Gibello, Presidente Fondazione Deloitte, ha rappresentato l’occasione per discutere con gli ospiti, raggiunti anche da Gaetano Manfredi e Ferruccio Resta.

 Il gap tra domanda e offerta di profili STEM – i dati

In Italia, solamente 1 studente universitario su 4 è iscritto a facoltà STEM (il 27% del totale) e queste risorse non mostrano un incremento significativo negli anni. Inoltre, solo 1 su 10 è iscritto alle facoltà che rispondono alle esigenze professionali emergenti. Nonostante esista un potenziale bacino di alunni interessati alle materie tecnico-scientifiche, una percentuale rilevante di questi ultimi ha cambiato rotta nel momento decisivo di iscrizione: 2 studenti NON STEM su 5, e 1 giovane occupato su 3, hanno, infatti, dichiarato di avere avuto un interesse verso queste discipline ma non si è mai concretizzato.

Tra i fattori che influenzano le scelte scolastiche dei ragazzi, il primo posto è occupato dalla famiglia, mentre i servizi di orientamento hanno un impatto marginale: solo 1 studente su 6 è stato guidato dai centri di orientamento. Gli studenti si troverebbero, quindi, un po’ soli, al momento della scelta. Tutto ciò porterebbe ad una percezione distorta dell’offerta formativa e delle potenzialità della stessa. 

 Dunque, quali sono i motivi che allontanano i giovani dalla scelta di percorsi formativi STEM? Nel passaggio all’Università, la passione per le materie e la coerenza con le proprie capacità, vengono integrati anche dalla valutazione circa la possibilità di raggiungere la professione ambita. I giovani, infatti, associano al percorso STEM delle professioni evidentemente poco ambite come il professore sottopagato, lo scienziato premio Nobel o l’informatico nerd.

Gli stereotipi di genere

Questi bias risultano ancora più marcati all’interno dell’universo femminile, presso cui vi è un’elevato disallineamento di interesse rispetto ai contenuti (per il 66% delle donne contro il 59% degli uomini) ed inadeguata formazione (per il 24% donne contro il 16% degli uomini).

Se aziende e professori non riscontrano alcun gap di genere nelle performance, ben 1 giovane occupato su 3 ritiene che il proprio lavoro sia più adatto alle capacità degli uomini.

 La preparazione STEM è vincente, ma ci sono aree di sviluppo

L’offerta formativa nazionale sembra essere apprezzata da studenti e aziende: queste ultime, in particolare, dichiarano un elevato grado di soddisfazione sul livello di preparazione degli studenti e delle risorse in azienda. La valutazione addirittura aumenta nel caso di risorse STEM che, su una scala da 1 a 10, ottengono un voto medio di 6,7 presso i docenti e 8,3 per le imprese.

Alcuni elementi che rendono premiante il percorso scolastico ed accademico vengono riconosciuti nelle soft skill, ovvero quelle capacità di stampo cognitivo, relazionale e comunicativo, che differiscono dalle competenze tecniche legate a specifiche mansioni o ruoli. Per questo motivo, sono rilevanti, ad esempio, il pensiero critico, il problem solving e la proattività. Gli studenti si sentono, in media, meno preparati su altre competenze trasversali ritenute importanti dalle imprese, come capacità decisionali e gestionali, creatività e team management.

Inoltre, altri spunti di sviluppo per l’offerta formativa sono:

  • maggiore bilanciamento tra teoria e pratica: il 34% dei docenti lamenta di avere a disposizione un numero insufficiente di ore, dedicate allo sviluppo di competenze pratiche
  • maggior coinvolgimento nell’insegnamento: solo 1 studente NON STEM su 2 si sente coinvolto dai propri docenti nelle materie tecnico-scientifiche
  • aggiornamento delle dotazioni: 2 docenti su 3 accusano la presenza di dotazioni arretrate
  • maggior bisogno di collaborazioni scuola-mondo del lavoro: al momento le partnership sono valutate insufficienti dal 64% degli studenti e dal 61% dei docenti
  • aumento dell’efficacia del sistema di orientamento: oltre la metà delle imprese intervistate (55%) dichiara di non prendere parte a servizi di orientamento.

Uno sguardo al futuro

In conclusione, Fondazione Deloitte ha identificato quattro principali leve volte a coinvolgere maggiormente i giovani e ad incoraggiare la scelta di percorsi STEM:

  1. Favorire la pratica durante le ore di didattica;
  2. Rafforzare i momenti di incontro con le aziende;
  3. Eliminare le distorsioni percettive sui percorsi STEM;
  4. Contaminare i programmi, spostandosi verso le cosiddette “Digital Humanites”.

La pandemia e il successivo lockdown hanno fatto emergere alcune importanti lacune e, in alcuni casi, un tema di mancata alfabetizzazione digitale di insegnanti, famiglie e addirittura studenti. È presto per misurare l’impatto che la pandemia da Covid-19 avrà sulla percezione e sull’appeal delle discipline e professioni STEM, ma la crisi sanitaria e la digitalizzazione del mondo accademico e professionale potrebbero ravvivare l’interesse verso questo ambito e portare nuova linfa al settore.