Un’attenta valutazione di strumenti, tecnologie e processi necessari da parte dei leader IT può avere un impatto importante sull’ambiente

modello di lavoro ibrido

Dal momento che il lavoro ibrido è sempre più diffuso e le aziende continuano a lanciare nuove tecnologie per fornire ai dipendenti gli strumenti giusti per lavorare da casa, c’è una crescente preoccupazione per l’impatto che questo potrebbe avere sull’ambiente.

Tuttavia, mentre si inizia a uscire dalla pandemia, è chiaro che il lavoro a distanza è qui per restare. Secondo Dynabook, gli strumenti, le tecnologie e i processi di cui le aziende hanno bisogno per adattarsi alle modalità ibride di lavoro devono essere valutati attentamente ed è importante che i leader IT responsabilizzino i dipendenti e contribuiscano alla crescita delle proprie aziende, senza però rinunciare ai propri principi di sostenibilità ambientale.

Strategia IT

Una strategia IT sostenibile chiaramente definita – che includa un impegno da parte del management e obiettivi misurabili – può aiutare qualsiasi organizzazione a raggiungere obiettivi sociali, economici e ambientali. Con una sempre maggiore tendenza verso ecosistemi di lavoro ibridi, gli uffici continueranno probabilmente ad agire come spazi di collaborazione e centri di innovazione. E, anche se molti dipendenti manterranno un legame con l’ufficio, la ricerca Dynabook ha rilevato che il 65% delle aziende europee spenderà di più per il supporto al lavoro ibrido e remoto, comprese le soluzioni cloud, l’assistenza IT remota e l’equipaggiamento dei propri dipendenti con dispositivi nuovi e sicuri. Gli intervistati hanno definito i computer portatili come “gli eroi non celebrati della pandemia”, grazie alla loro portabilità e flessibilità in una varietà di scenari lavorativi. Investimenti intelligenti in attrezzature IT sicure e robuste non solo faranno risparmiare tempo e denaro a lungo termine, ma possono migliorare le credenziali del datore di lavoro e creare una base sana per far prosperare il lavoro ibrido.

Aiutare o intralciare?

A prima vista, impegnarsi in una strategia IT sostenibile sembra semplice quando si prevede di intensificare il lavoro a distanza. In un rapporto redatto dal World Economic Forum, The Future of Jobs 2020, alcune tendenze tra cui la diffusione del lavoro a distanza, l’accelerazione della digitalizzazione e dell’automazione sono state evidenziate come potenzialmente in grado di avere un impatto generale positivo sull’ambiente. Questo sembra avere senso: il lavoro a distanza ridurrebbe le emissioni di CO2 causate dai mezzi di trasporto e dal riscaldamento e raffrescamento degli uffici così come una diminuzione del consumo di cibo da asporto con una conseguente riduzione dello spreco alimentare e del consumo di imballaggi monouso.

Questo è però solo un lato della medaglia: i leader IT sanno di dover considerare anche l’impatto del numero e delle diverse tipologie di dispositivi necessari per gestire il lavoro a distanza. Computer fissi, notebook e stampanti hanno tutti inevitabilmente una responsabilità ambientale e, come tali, potrebbero contribuire all’aumento dei livelli di rifiuti elettronici in tutto il mondo. Secondo lo studio The rising tide of e-waste, quasi tutte le 600 imprese globali intervistate (97%) hanno dovuto acquistare nuovi notebook per adattarsi al passaggio al lavoro remoto durante la pandemia.

Dato che il trend del lavoro ibrido è qui per rimanere, potrebbe essere un male per l’ambiente? Non necessariamente. L’attuale consumo di materiali elettronici è visto come “insostenibile” da alcuni esperti, ma le PMI che investono in dispositivi elettronici potrebbero considerare di allontanarsi da un modello lineare e andare verso un’economia circolare nell’elettronica, migliorando le prestazioni ambientali del ciclo di vita dei prodotti. Per un’economia circolare e sostenibile nel settore IT, schemi come il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero dei dispositivi non sono mai stati così importanti.

Un’opzione ibrida sostenibile

È importante ricordare che anche prima della pandemia, le aziende del settore IT stavano già aggiornando la propria infrastruttura IT in modo regolare, dotando i dipendenti di nuovi dispositivi. E sebbene questo sia diventato più evidente negli ultimi 18 mesi, le aziende hanno sempre dovuto riconoscere il proprio ruolo nel ridurre il più possibile il peso ambientale dei rifiuti elettronici – è solo che le flotte di dispositivi ora sono aggiornate più frequentemente grazie a una combinazione di innovazione tecnologica e aumento del lavoro a distanza.

“Il primo modo per ridurre i rifiuti elettronici è un buon supporto IT. Questo assicura che i dispositivi acquistati durino il più a lungo possibile e che la tecnologia funzioni senza problemi”, ha dichiarato Massimo Arioli, Business Unit Director Italy di Dynabook Europe GmbH“Lontano dall’ufficio fisico, l’assistenza IT remota può fornire ai dipendenti un supporto on-demand, in modo che i team IT possano accedere ai dispositivi aziendali per eseguire in remoto attività che vanno dagli aggiornamenti di manutenzione generale alla risoluzione di problemi tecnici più complessi”.

I benefici dell’assistenza IT sono numerosi: dal monitoraggio regolare dei sistemi alla ricerca di software dannosi, fino alla garanzia che i software di sicurezza funzionino correttamente e i sistemi in modo efficiente. Grazie all’aumento dei budget per il supporto IT in Europa, non bisogna sorprendersi che un maggiore investimento nel supporto IT remoto sia un obiettivo comune per il 50% delle aziende mentre ci si indirizza verso un modello di lavoro ibrido.

Alcuni vendor offrono anche soluzioni per aiutare le aziende a gestire i dispositivi alla fine del ciclo di vita. Due delle azioni più efficaci sono la rivendita e il riciclaggio, che coinvolgono sia la rivendita di vecchi dispositivi ancora in buone condizioni, sia iniziative di riciclaggio sostenibile che permettono alle aziende di smaltire i propri dispositivi in modo ecologico.

“I vantaggi di queste iniziative superano le convinzioni ecologiche. Con la rivendita, le vecchie apparecchiature, ancora in buone condizioni, possono essere riacquistate dai vendor, così le PMI con budget ridotti possono beneficiare di un rimborso e liberare spazio per nuovi investimenti”, ha aggiunto Arioli“Per le apparecchiature che sono alla fine del loro ciclo di vita, una solida iniziativa di riciclaggio assicurerà che le aziende possano affidare il processo di smaltimento al proprio fornitore, alleggerendo l’onere e sapendo che le apparecchiature vengono gestite nel modo più sicuro e sostenibile”.

Il lavoro ibrido potrà mai essere veramente sostenibile?

La maggior parte dei segnali indica che il lavoro ibrido può essere sostenibile, se eseguito in modo appropriato. La risposta a questa domanda però è articolata: solo una parte dei miglioramenti ambientali potrebbe essere attribuita allo smart working, anche il passaggio a un modello operativo più circolare quando si tratta di dispositivi tecnologici e il miglioramento dei comportamenti quando si tratta di rifiuti elettronici svolgono un ruolo importante.