
Crif punta sull’innovazione per incrementare il proprio vantaggio competitivo. La società, specializzata nello sviluppo e nella gestione di sistemi di informazioni creditizie, soluzioni di business information e di supporto decisionale, aveva infatti la necessità di modernizzare l’intera rete e dei suoi apparati. In particolare l’obiettivo era di dotarsi di un’architettura del Data Center più flessibile, scalabile e in grado di fornire prestazioni tali da supportare, con la massima affidabilità, i servizi erogati, accelerandone anche i tempi di allestimento. Per questa ragione l’impresa italiana,con 3.100 banche, società finanziarie e oltre 25mila aziende servite in tutto il mondo, ha deciso di affidarsi a Cisco e VEM sistemi in modo da evolvere dall’ambiente mainframe spingendosi verso un sistema distribuito. Una vera e propria sfida per una realtà del finance.
“Uno dei paradigmi della nostra architettura consisteva nell’isolamento degli ambienti. – sostiene Carlo Romagnoli, IT Director Distributed IT Operations di Crif – Con la crescita della rete ci siamo scontrati con un livello della sua stabilità non più adeguato rispetto alle nostre esigenze e a quelle dei nostri clienti”.
Si necessitava quindi di un ambiente che fosse maggiormente stabile e che permettesse di eseguire le attività di manutenzione, riducendo ulteriormente le probabilità di malfunzionamenti. Allo stesso tempo doveva essere garantito un elevato livello di flessibilità, così da permettere all’impresa di venire incontro alle mutevoli esigenze del mercato ed erogare al meglio i servizi in auge. Il tutto, ovviamente, tenendo conto dell’investimento da affrontare, della necessità di procedere malgrado il tempo necessario e degli inevitabili impatti sulla produttività.
Oltre che bassi impatti sulla produttività, Crif voleva ottenere un sistema di controllo più efficace dell’infrastruttura, che consentisse di avere un maggior numero di informazioni sull’utilizzo della rete e sui dati che vi transitano, in modo da poter intervenire più prontamente in caso di problemi di fault o di fail over.
Il progetto avviato da Cisco e VEM sistemi nel 2010 (e realizzatosi in 8 mesi anziché un anno) ha innovato completamente l’architettura di rete di Crif, ora distribuita su due siti, la sede di Bologna e una filiale nei pressi del capoluogo. Complessivamente l’infrastruttura è composta da quattro Cisco Nexus 7000 ed oltre 25 Cisco Nexus 2000 utilizzati per dare accesso ai server.
“Grazie a VEM sistemi abbiamo messo a punto sia il progetto di core con l’introduzione dei dispositivi Cisco, che tutta la componente di security in aggiunta alla parte di firewalling – sottolinea Romagnoli. Parte integrante del progetto è stata la re-ingegnerizzazione della suddivisione della rete, ovvero il modo in cui sono organizzati i livelli logici, e la rivisitazione completa del sistema di accesso a Internet. Si è così creato un sistema più robusto e flessibile del precedente, in modo da dare la possibilità di aggiungere e modificare i service provider utilizzati per la connessione trasparentemente per l’ente. Crif si è anche dotata di un’architettura di rete adatta a interconnettere tutte le sedi e gli uffici remoti per collegare e dare servizi a tutti gli uffici distribuiti a livello globale. È stata ottimizzata la gestione delle VPN, del punto di arrivo dell’MPLS e la messa in sicurezza delle porte di ingresso.
I risultati
In fase di implementazione, l’obiettivo di salvaguardare la trasparenza nel passaggio dalla vecchia alla nuova infrastruttura Cisco è stato raggiunto in pieno. “Ci è stato possibile limitare al massimo i tempi di rallentamento nell’erogazione dei servizi. In fase di analisi avevamo previsto una decina di giornate non consecutive, ma in corso d’opera siamo riusciti a non andare oltre le quattro totali di fermo, nell’arco degli otto mesi in cui è stato implementato il tutto. – conferma Romagnoli.
Oggi, la piattaforma IT di Crif è molto più flessibile nei confronti del business. Inoltre,grazie alla nuova rete Cisco, il tempo necessario ad allestire nuovi servizi è stato ridotto drasticamente rispetto alle precedenti esperienze. Flessibilità anche percepibile nelle operazioni di aggiunta, modifica o sostituzione delle componenti di rete senza che ogni intervento generi l’indisponibilità dell’infrastruttura, come accadeva in precedenza.
A questo vanno aggiunti tutti i benefici derivanti dall’avere a disposizione una tecnologia dalle prestazioni più elevate. La banda è aumentata nell’ordine di decine di volte rispetto al recente passato, passando da una connessione a 1 GB a diverse connessioni da 10 GB, con fondamentali miglioramenti in termini di velocità del traffico interno. Tutte le filiali di Crif sono state quindi connesse con la sede di Bologna, da cui vengono erogati i servizi corporate.
Migliorata anche la gestibilità. “Ora siamo in grado di sapere che tipo di traffico transita sulla rete, di effettuarne il monitoraggio, di eseguire analisi di performance, di operare attività di troubleshooting in maniera più veloce, agevole ed efficace” prosegue Romagnoli.
Una conseguenza di tutto ciò può essere individuata anche nell’aumento del tempo a disposizione degli amministratori di rete. “Abbiamo guadagnato in termini di impegno, considerando che occupiamo meno tempo e risorse per effettuare operazioni che eravamo tenuti a svolgere anche prima. – chiarisce Romagnoli – Per quanto riguarda l’analisi di un problema, da quando si presenta a quando si identifica la soluzione, impieghiamo almeno 30% del tempo in meno”.
Ma, in generale, anche se i benefici ottenuti non rispondono a criteri facilmente misurabili, affidabilità e stabilità si percepiscono nell’indotto e nelle performance dei servizi erogati da Crif. “Benché non sia sempre immediato far corrispondere il miglioramento dell’operatività con le operazioni di adeguamento dei sistemi IT – dichiara Romagnoli, – l’apporto complessivo di chi gestisce la tecnologia per il gruppo Crif è stato percepito come un fattore chiave della crescita di cui la società si è resa protagonista”.