Non solo la mancanza di competenze digitali ma anche quelle trasversali scarseggiano e questo mette in crisi il mondo del lavoro.

Competenze

È ormai risaputo che il mondo del lavoro sta registrando una crisi mai vista prima. La carenza di competenze digitali e trasversali impedisce alle aziende di assumere lavoratori qualificati.

Adesso, a far scattare l’allarme è un nuovo studio della Commissione Europea, e lo fa però per riferirsi allo scenario non solo del Bel Paese ma dell’intero Vecchio Continente: il 77% delle aziende infatti afferma che ha grandi difficoltà ad assumere candidati con le competenze adeguate. Un problema da affrontare non solo nella fase d’ingresso nel mondo del lavoro, ma anche e soprattutto durante la vita professionale. In un contesto economico e tecnologico in continua evoluzione, diventa fondamentale aggiornarsi continuamente per rimanere al passo.

Si ripongono le speranze sull’“Anno Europeo delle Competenze”

È da questi presupposti che la CE ha dichiarato il 2023 “Anno Europeo delle Competenze” con l’obiettivo di promuovere la tendenza alla riqualificazione professionale e all’aggiornamento delle conoscenze, soprattutto per quanto riguarda le PMI, che costituiscono il 99% delle imprese continentali. Una pratica non comune nel contesto europeo, infatti secondo una ricerca Eurostat solo il 37% degli adulti segue abitualmente corsi di formazione. La Commissione vuole incoraggiare l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, stabilendo l’obiettivo del 60% degli adulti che dovrebbe partecipare ogni anno ad attività di formazione. In cima all’agenda le tematiche inerenti alla trasformazione digitale e la transizione ambientale. Tra le più richieste, secondo una ricerca condotta da Espresso Communication su fonti internazionali, troviamo analisi dei dati, sviluppo software e linguaggi di programmazione.

Le competenze trasversali non devono essere sottovalutate

Ma a risultare indispensabili sono anche le competenze trasversali. Secondo uno studio condotto da Skills Builder Partnership in collaborazione con CIPD, KPMG e Edge Foundation, la mancanza di opportunità di sviluppo di competenze come capacità comunicative, risoluzione dei problemi e lavoro di squadra sta costando 22,2 miliardi di sterline all’anno nel Regno Unito. Il report ha coinvolto oltre 2000 lavoratori, e più della metà ha dichiarato di aver perso opportunità lavorative per il mancato sviluppo di competenze trasversali, il che porta ad una minore soddisfazione professionale e di vita.

L’intelligenza emotiva, anche se si considera una competenza «soft», può avere un impatto significativo sul successo dell’organizzazione. La capacità di comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri aiuta la leadership e la gestione del personale, creando un ambiente di lavoro più positivo e produttivo”, commenta il prof. Rosario Gianna, docente di Risorse Umane per Icotea, istituto universitario che ha da poco inaugurato il suo campus a Modica in Sicilia, ma che da anni è attiva con le proprie sedi a Milano e Roma e mette a disposizione l’intera offerta formativa sia in sede che in modalità blended cioè formazione mista live e online.

“Formazione” è la parola d’ordine

E quando non è l’azienda a mettere a disposizione dei propri dipendenti corsi di aggiornamento, il digitale permette di formarsi anche a distanza e in maniera asincrona.

I corsi d’apprendimento live e online possono avere un impatto significativo nell’aggiornamento delle competenze, perché offrono una vasta gamma di opzioni flessibili, personalizzabili secondo gli interessi specifici di ogni individuo e accessibili in qualsiasi luogo e momento. Il concetto di apprendimento permanente, come approccio per rimanere al passo con i veloci cambiamenti del mondo del lavoro, è sempre più impattante nel contesto odierno”, continua il Prof. Rosario Gianna.

I giovani i più propensi all’apprendimento continuo

Un’opportunità che viene percepita maggiormente da Millennial e Gen Z: analizzando l’ultimo rapporto Eurostat sul tema, la quota di europei che risulta occupata e continua a formarsi è al 19,6% tra i giovani di età compresa tra 20 e 24 anni, e diminuisce con l’avanzare dell’età scendendo al 14,9% tra quelli di età compresa tra 25 e 29 anni e al 10,8% tra quelli di età compresa tra 30 e 34 anni. Tra i paesi più attivi nella riqualificazione dei propri lavoratori troviamo la Svezia, la Finlandia e l’Olanda, secondo i dati INAPP – Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche del 2022, mentre l’Italia si posiziona al 15° posto con una percentuale del 9,9% della popolazione tra i 25 e i 64 anni che partecipa costantemente a corsi di formazione e di qualificazione professionale. Un dato in crescita grazie alle tante occasioni d’apprendimento live e online che stanno nascendo nel Paese.

Le competenze più richieste

Ma quali sono secondo gli esperti le competenze necessarie per fare la differenza? Ecco le 10 competenze più richieste nel mondo del lavoro per il 2023 secondo i professionisti di Icotea:

  1. Leadership e Management: sono capacità essenziali per ispirare i team di lavoro e aiutare i dipendenti ad affrontare e persino prosperare durante i veloci cambiamenti del mercato. Probabilmente l’unica abilità umana che l’IA non sostituirà mai.
  2. Comunicazione: Il lavoro a distanza ha reso le capacità di comunicazione più importanti che mai, soprattutto quando i dipendenti lavorano in modo asincrono. È necessario essere in grado di comunicare chiaramente sia di persona sia attraverso una varietà di canali tra cui e-mail, messaggistica istantanea, software di gestione dei progetti e video.
  3. Analisi dei dati: I dati vengono raccolti in ogni funzione aziendale e sono analizzati per ottenere informazioni utili per prendere decisioni informate. Un’efficace analisi dei dati può aiutare le organizzazioni a ottimizzare le prestazioni e ridurre i costi.
  4. Accounting e Gestione delle relazioni con i clienti (CRM): è meno costoso mantenere un cliente esistente piuttosto che trovarne uno nuovo. La capacità di gestione delle relazioni permette di costruire solidi rapporti con i clienti già acquisiti in modo da aumentarne la fedeltà all’organizzazione.
  5. Creazione di contenuti: grazie alle opportunità generate dalle molteplici piattaforme social, per le aziende è fondamentale raccontarsi creando una narrazione coerente con i propri valori. Questa attività richiede persone con competenze legate alla creatività, originalità, percettività sociale e intelligenza emotiva.
  6. Inglese: secondo una ricerca di Truenumbers solo il 19,7% degli italiani parla fluentemente l’inglese. Una competenza che permette la mobilità internazionale e la crescita professionale. Man mano che le aziende s’internazionalizzano tendono ad assumere più anglofoni o ad investire nella formazione linguistica dei propri dipendenti.
  7. Sviluppo software: la pandemia ha accelerato la trasformazione digitale e sono necessarie competenze di sviluppo software per supportare questo cambiamento. Diversi linguaggi di programmazione, tra cui Python, Java e JavaScript, sono tra le competenze più richieste per il 2023.
  8. Transizione verde: l’Unione Europea ha posto la transizione ambientale in cima alla propria agenda. Per questo motivo nei prossimi anni saranno sempre più indispensabili figure professionali in grado di mettere in sicurezza le infrastrutture anche in un’ottica di abbattimento delle emissioni.
  9. Gestione del personale: se da un lato si assisterà a una significativa riduzione dei posti di lavoro a vantaggio dei sistemi automatizzati, dall’altro sarà ancor più necessario massimizzare la produttività dei dipendenti interpretando e rispondendo ai loro bisogni individuali.
  10. Predisposizione all’apprendimento permanente: in un contesto lavorativo e sociale in continuo cambiamento, sarà fondamentale la predisposizione all’aggiornamento continuo delle competenze hard e soft anche per chi risulta già occupato.