Come ispirare una nuova generazione di esperti di sicurezza

A cura di Tristan Liverpool, Systems Engineering Director di F5 Networks

I nostri figli sono cresciuti nel “cloud”, a pane e innovazione, e si sentono a proprio agio con la cultura del clic, del touch e dello scorrimento. In effetti, l’intero gioco dell’IT è cambiato radicalmente da quando ho iniziato la mia carriera e anche nell’ambito della sicurezza informatica gli approcci tradizionali non sono più efficaci.

Si tratta di una trasformazione profonda, guidata dall’era app-centrica, che sta rivoluzionando il modo in cui la società interagisce, nel privato come nel mondo del business. Dalle conversazioni sui social media ai sistemi di supporto alle vendite, le aziende oggi si trovano a dover gestire sfide operative sempre più complesse e impegnative e ad affrontare i problemi crescenti della gestione dei dati.

Le competenze sono state ampliate e, guardando ai nostri figli, trovare il talento giusto per padroneggiare in modo efficace il mondo multi-cloud oggi è una grande sfida e domani potrebbe essere anche peggio! Spetta a noi impegnarci in modo più concreto per instillare una vera e propria cultura dell’alfabetizzazione dei dati nella vita quotidiana.

Perché bisogna fare in fretta
Sono appassionato di IT da sempre, e sono riuscito a far sì che le mie capacità e conoscenze fossero al passo con le tendenze tecnologiche più recenti. Sfortunatamente, però, questo aspetto non è stato sempre e prontamente supportato dal contesto scolastico.

Sono passati venti anni ma, guardando al mondo della scuola, temo che ancora oggi le ambizioni verso quella che dovrebbe essere un’istruzione focalizzata sulla tecnologia siano ancora tristemente poche. Questo problema viene ingigantito dalla velocità del cambiamento rivelando un gap di competenze sempre maggiore e che net tempo tenderà a crescere in modo preoccupante. Un recente rapporto di Frost and Sullivan, ad esempio, ha evidenziato che entro il 2020 ci saranno 1,5 milioni di posti di lavoro vuoti in ambito IT.

Come colmare la distanza

Recentemente i miei figli mi hanno chiesto “Papà, che lavoro fai?”. Ho risposto loro che aiuto le aziende a diventare dei Cloud Climber.

Dopo avere fantasticato su alcune interpretazioni divertenti del significato, ho spiegato loro che senza il cloud le aziende oggi non andrebbero da nessuna parte e che le app che conoscono e amano non esisterebbero nemmeno. Tutte devono essere pronte per il cloud, veloci sul mercato, più intelligenti dal punto di vista della tecnologia e più sicure per i dati dei clienti. Senza il cloud, la nostra vita digitale sarebbe irriconoscibile, noiosa e limitata.

La conversazione però non è finita lì; le loro tante domande hanno portato a una storia più lunga e interessante. Come ogni buon narratore sa, servono dei protagonisti forti per mantenere vivo l’interesse degli ascoltatori, soprattutto dei più giovani. Per fortuna, il report Top 50 EMEA Cloud Climbers di F5 mi ha offerto buoni spunti. Evidenziando il crescente interesse e la propensione per il cloud, i risultati della ricerca F5 dimostrano che l’innovazione è il carburante che generare maggior valore e che il multi-cloud offre la libertà di superare gli schemi di business le convenzioni esistenti.

I bambini lo sanno: l’unico limite è la nostra immaginazione. Da questo punto di vista il cloud rappresenta un invito a innovare e uno spazio libero dove creare nuove tattiche e strategie che rivoluzionano il gioco. Le aziende che innovano continuamente e sviluppano una strategia cloud sostenibile offrono un valore significativo ai propri clienti e si differenziano sul mercato.

La fantastica storia dei Cloud Climber

Una delle storie che più ha catturato l’immaginazione dei miei figli è quella di Spotify, con la sua continua evoluzione e ottimizzazione del servizio di streaming musicale. La seconda che ha riscosso successo è quella del Politecnico di Milano che sfrutta il cloud per operare un sistema IoT che monitora le condizioni di siti archeologici inaccessibili.

A queste si sono aggiunte Electrolux che ha collegato le sue fabbriche nel cloud per guidare lo smart manufacturing, ovvero consentire il monitoraggio e l’adattamento della catena di montaggio in tempo reale, Mercedes F1 con l’utilizzo delle analytics in cloud per migliorare le performance e l‘Agenzia spaziale europea, che grazie al cloud è in grado di diffondere fino a 30 terabyte di immagini e altri prodotti in qualsiasi momento a oltre 50.000 utenti in tutto il mondo.

E poi c’è la Helix Nebula Initiative, una partnership unica tra i fornitori di servizi IT e i principali centri di ricerca europei (CERN, EMBL, ESA e PIC), un fantastico lavoro di raccolta collettiva che comprende il supporto alla ricerca del Bosone di Higgs, “La particella di Dio“.

Si tratta di scenari davvero entusiasmanti, che fanno correre la mente e stimolano le domande e la consapevolezza di come funziona il mondo che ci circonda; storie che potrebbero persino aiutarci a influenzare le scelte di carriera dei nostri figli in futuro. Questo è il motivo per cui bisognerebbe avere più conversazioni sui temi tecnologici con i ragazzi, e questo dovrebbe avvenire già in classe.

Partire dalla scuola

I bambini di oggi hanno un enorme potenziale per diventare o formare i Cloud Climber del futuro, ma hanno bisogno di un supporto migliore per poterlo sfruttare.

Senza un piano concreto per promuovere il talento nell’ambito della cyber sicurezza e le competenze nel cloud, saremo presto tutti nei guai. Anche se non esiste una soluzione finale per la carenza di competenze informatiche, tanto per cominciare, si dovrebbe fare in modo che l’IT venga profondamente integrato nei cicli educativi sin dai primi anni di scuola.

Saranno necessarie maggiori risorse per farlo e le aziende tecnologiche dovranno collaborare meglio con le istituzioni per rendere più chiari e più allettanti per i giovani i percorsi di carriera correlati all’IT. Abbiamo però bisogno che i nostri figli aspirino a creare qualcosa come “YouTube stesso”, piuttosto che pensare di essere protagonisti di un video su YouTube. Vogliamo che la prossima generazione proclami con orgoglio: “Papà, da grande voglio diventare un Cloud Climber!”.