Molte ragazze decidono di non intraprendere una carriera nella sicurezza informatica già prima di compiere sedici anni perché non esistono modelli di riferimento femminili nel settore

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Secondo un nuovo studio di Kaspersky Lab, all’età di quindici anni e mezzo, molte ragazze in Europa, Israele e America hanno già deciso di non intraprendere una carriera nel campo della sicurezza informatica. Questo è un fattore importante che rende ancora più difficile il costante sforzo della cybersecurity di attrarre donne, per colmare il gap di genere nella sicurezza IT e affrontare la forte mancanza di competenze.

Nella prima parte dell’anno, Frost and Sullivan ha previsto che per il 2022 ci sarà un deficit di 1,8 milioni di professionisti nel campo della sicurezza informatica. Il Global Information Security Workforce Study (GISWS), condotto dall’analista per conto di ISC e il suo Centre for Cyber Safety and Education, ha recentemente rilevato che la situazione è aggravata dal fatto che oggi le donne costituiscono solo l’11% della forza lavoro nel campo della sicurezza informatica. Al momento, Kaspersky Lab, multinazionale specializzata in cybersecurity, ha pubblicato i risultati di un nuovo studio, nel tentativo di capire come mai così poche donne scelgono di lavorare in questo campo.

Se il settore della cybersecurity intende portare più donne a intraprendere questo tipo di carriera informatica, Kaspersky Lab ritiene che fra i giovani, l’immagine della sicurezza informatica necessiti di un miglioramento. Lo studio ha riscontrato che la terminologia generalmente associata alla cybersecurity – ad esempio “hacker” – possa avere connotazioni negative, contribuendo al fatto che poche giovani donne siano attratte da questo settore: due su tre affermano invece di voler intraprendere una carriera che assecondi le loro passioni.

Inoltre, il fatto che un terzo di loro pensi che i professionisti della sicurezza informatica siano dei fanatici della tecnologia e un quarto di loro pensi addirittura che siano dei nerd, può essere la causa del fatto che il 78% delle giovani donne non ha mai considerato una carriera nella sicurezza informatica.

Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab ha affermato: “Noi siamo parte di un settore vivace e in forte crescita, ma che attualmente non attrae molte donne. Sfortunatamente, come emerge dalla nostra ricerca, al momento le giovani donne non considerano la sicurezza informatica come un’opzione lavorativa allettante e, per questo motivo, già da molto giovani la escludono, rendendo difficile far loro cambiare idea”.

“Come hanno evidenziato precedenti report sulle materie STEM, aiutare le donne già durante gli anni di studio a sviluppare le giuste abilità, gioca sicuramente un ruolo importante nel superare le barriere per intraprendere una professione nel settore della cybersecurity. Crediamo inoltre che, nel complesso, ci sia bisogno di cambiare l’immagine del settore e promuovere questo tipo di carriere. Una parte importante di questo processo deve rendere queste carriere più visibili e più allettanti, eliminando lo stereotipo di “smanettoni” seduti davanti a un PC in una stanza buia impegnati ad hackerare computer”, ha aggiunto Lehn.

Con il 42% di giovani concordi sul fatto che sia cruciale avere un modello di riferimento del loro stesso genere nelle carriere che vogliono intraprendere e metà delle donne che preferiscono lavorare in un ambiente che abbia una equa suddivisione tra uomini e donne, Kaspersky Lab lancia un appello affinché più modelli di riferimento femminili nel settore si facciano avanti per promuovere le carriere nella sicurezza informatica.

Stuart Madnick, professore di informatica e fondatore del MIT Interdisciplinary Consortium for Improving Critical Infrastructure Cybersecurity, ha commentato: “Come mostrato nel rapporto di Kaspersky Lab, spesso le giovani donne non sono informate, non si sentono pronte e non vedono ruoli di riferimento con cui relazionarsi che le portino a considerare le professioni della cybersecurity. In particolare, molte persone ritengono erroneamente che la cybersecurity sia un lavoro strettamente tecnico che richiede buone competenze di programmazione. Nonostante questo sia vero per alcuni lavori, le minacce di cybersecurity spesso sono dovute a carenze nelle procedure e nella cultura dell’organizzazione. Avere “competenze trasversali” può essere tanto importante quanto avere competenze tecniche e spesso persino di più per fare la differenza in un’azienda”.

“Abbiamo scoperto che spesso i lavoratori cercano una professione che sia importante, che abbia impatto su qualcosa di cruciale e che sia divertente e coinvolgente. I lavori nel settore della cybersecurity soddisfano questi criteri. Dobbiamo soltanto riformulare e migliorare il modo in cui lo comunichiamo”, ha concluso Morten Lehn.