L’impatto delle tecnologie più avanzate sta influenzando i moderni ecosistemi lavorativi e cresce il numero dei professionisti perennemente connessi che soffrono di veri e propri esaurimenti

sindrome burnout

Secondo quanto riportato nell’ultimo Hays Journal, i manager aziendali devono prestare particolare attenzione al corretto equilibrio tra vita lavorativa e sfera privata dei propri collaboratori se vogliono evitare che la crescente epidemia di burnout (sindrome di esaurimento emotivo) si espanda a macchia d’olio.

Grazie alla tecnologia sempre più presente nella quotidianità, negli ultimi anni gli ambienti di lavoro sono diventati flessibili: i dipendenti, infatti, possono lavorare ovunque e in orari che, fino a poco fa, erano considerati come non centrali o poco produttivi. Tuttavia, la cultura del perennemente connesso e sempre raggiungibile ha sviluppato in alcuni professionisti una costante sensazione di stress, dovuta alla continua lotta per ritagliare dalle ore di lavoro i propri spazi.

Le aziende hanno approfittato degli ultimi ritrovati tecnologici, offrendo ai propri dipendenti modalità di lavoro più smart e flessibili – afferma Carlos Manuel Soave, Managing Director di Hays Italia – e i professionisti hanno accolto questa nuova opportunità con grande slancio ed entusiasmo. C’è però un rovescio della medaglia: con device sempre online e una reperibilità spalmata sull’arco dell’intera giornata, è cresciuto notevolmente il volume di chi soffre o ha sofferto di vere e proprie crisi burnout, una parola di origine anglosassone sinonimo di esaurimento o crollo che indica chiaramente una condizione di eccessivo stress”.

Secondo una ricerca condotta da Willis Towers Watson, il 42% dei professionisti intervistati dichiara di aver sofferto di un forte stress o di problemi di salute mentale, e ben 1 su 3 incolpa il lavoro di avere un impatto negativo sul proprio equilibrio mentale. Il motivo per cui ben il 41% non ne ha fatto parola con nessuno in ufficio è per il timore di veder compromesse le proprie possibilità di fare carriera. Infine il 38% non ne parla perché ritiene che colleghi e superiori non sarebbero in grado di capire.

I sintomi

Ma quali sono i sintomi più comuni della sindrome burnout? Eccoli elencati nell’ultimo numero dell’Hays Journal:

  • eccesso di cinismo al lavoro;
  • scarsa energia e insufficiente produttività;
  • mancanza di soddisfazione una volta raggiungenti gli obiettivi prefissati;
  • svogliatezza;
  • cambiamento nelle abitudini del sonno o nell’appetito;
  • mal di testa, mal di schiena o altri dolori fisici

I consigli

Gli esperti Hays hanno inoltre stilato una serie di suggerimenti e idee che i manager dovrebbero seguire per scongiurare o contrastare l’insorgere della sindrome burnout:

  • Qualità vs quantità: rendere consapevoli i propri collaboratori che i migliori risultati non dipendono dalla quantità di ore lavorate ma dall’impegno profuso. Il presenzialismo fisico (o virtuale) è il più delle volte superfluo;
  • Valutare gli straordinari: se le ore di lavoro straordinarie sono anormalmente alte, è forse giunto il momento di assumere un nuovo professionista, alleggerendo così il team;
  • Meritato riposo: è bene assicurarsi che i professionisti che lavorano in modalità flessibile si prendano il loro periodo di ferie per ricaricarsi;
  • Rivedere la cultura aziendale: al primo posto dovrebbero esserci sempre il benessere dei dipendenti, compresa la loro salute mentale e fisica;
  • Policy no-mail: per scongiurare una crisi dovuta all’eccessivo stress, è altamente consigliata una policy “no mail” al di fuori degli orari di lavoro standard. Ad esempio, una nota casa automobilistica tedesca ha impostato i propri server in modo da inibire l’invio dei messaggi di posta elettronica dei dipendenti fuori dell’orario di lavoro. In Francia, invece, i lavoratori hanno il diritto di “scollegarsi”: le aziende con più di 50 dipendenti sono tenute a stendere un documento che indichi le ore in cui il personale non dovrebbe inviare o rispondere a messaggi di posta elettronica;
  • Porre dei confini: assicurarsi che chi lavora in modalità flessibile, imposti chiaramente in quali orari non sarà disponibile.
  • Individuare i sintomi: un buon capo deve sapere aiutare i propri collaboratori, individuando per primo i segni di stress o di burnout nei vari team di lavoro;
  • Accesso al supporto: avere ben chiari quali sono i programmi di assistenza e i servizi di supporto disponibili per i dipendenti che stanno attraversando una crisi o un esaurimento è fondamentale per garantire un aiuto efficace in caso di necessità.