Secondo una ricerca Ricoh i dipendenti ritengono di perdere 42 giorni di lavoro l’anno se l’azienda non introduce le nuove tecnologie

evoluzione e rivoluzione

Digitale è sinonimo di efficienza. Un paradigma questo ormai ben noto, tanto che numerose ricerche di mercato hanno confermato una correlazione positiva tra investimenti in digitale e risultati di business: se le aziende puntano quindi sulle nuove tecnologie il giro d’affari è destinato a crescere grazie all’ottenimento di un vantaggio competitivo rispetto agli altri attori presenti sul mercato, altrimenti il rischio è quello di rimanere tagliati fuori se non addirittura quello di fallire. E i dipendenti sembrano averlo capito secondo i risultati di un recente studio Ricoh: il 98% dei 3600 lavoratori intervistati spera che la propria azienda introduca nuove tecnologie per consentire loro di essere maggiormente performanti. Tra di esse l’automatizzazione (65%) e l’intelligenza artificiale (53%) sono considerate quelle che possono garantire un maggiore impatto sulle modalità di lavoro. La presenza di tecnologie di ultima generazione è inoltre considerata di maggior stimolo rispetto all’ottenimento di una paga più alta, all’introduzione di nuovi colleghi o al cibo gratis sul luogo di lavoro: le nuove tecnologie rappresentano così anche uno strumento per aumentare la soddisfazione del dipendente e la sua lealtà.

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Non solo: i lavoratori intervistati sono addirittura convinti che le nuove tecnologie abbiano ripercussioni più significative sul mondo del lavoro che a livello personale. Non è un caso quindi che il 31% del panel creda che la mancanza in azienda di strumenti di analytics, mobility, collaboration e cloud rappresenti il principale fattore che rallenti l’azienda verso le opportunità del futuro. Basti pensare che senza queste tecnologie si perderebbero annualmente 42 giorni lavorativi, il che equivarrebbe ipoteticamente finire l’anno il 20 Novembre anziché il 31 dicembre.  

La ricerca Ricoh mostra che la tecnologia sarà un prezioso alleato dei lavoratori e che li aiuterà e migliorare il loro lavoro quotidiano come mai era avvento in passato. L’introduzione di robot e di sistemi automatizzati non sembra inoltre destare in loro alcuna preoccupazione: non pensano di poter essere sostituiti dalle macchine, ma piuttosto liberati dalle operazioni più semplici così da permettere loro di concentrarsi su attività a maggiore valore – ha spiegato Javier Diez-Aguirre, Vice President Corporate Marketing di Ricoh Europe.  – Ma c’è di più: più di un terzo ritiene che l’arrivo di nuove tecnologie li porterà a svolgere compiti fino ad oggi sconosciuti, tanto da far nascere lavori che oggi non esistono.

Se quindi i dipendenti richiedono a gran voce le nuove tecnologie, come rispondono le aziende? A detta del 71% dei lavoratori di tutto il mondo, la volontà dei vertici aziendali è quella di introdurre nuove tecnologie solo per ridurre i costi piuttosto che per migliorare il lavoro dei dipendenti. Inoltre c’è un problema evidente di competenze: i lavoratori non sono e non si sentono adeguatamente formati. Basti pensare infatti che il 40% ritiene che a limitare le potenzialità dei benefici delle tecnologie derivi proprio da una mancanza di competenze o alla presenza di una cultura aziendale non adeguata (26%), soprattutto in ambito formazione. Il 27% dei lavorati pensa che la propria azienda non investa adeguatamente nel loro training.