L’utilizzo efficiente delle informazioni permetterà alle imprese di indirizzare al meglio le proprie strategie e liberare risorse per l’innovazione

È innegabile: il mondo business come ce lo ricordiamo qualche anno fa è stato profondamente cambiato dall’arrivo di tecnologie come il mobile e il cloud che hanno iniziato a imporre alle aziende il bisogno di innovarsi . Un processo questo che però non è ancora finito: siamo infatti solo all’inizio. Nei prossimi anni il massiccio uso delle soluzioni Internet of Things avrà un forte impatto sul modo di lavorare delle aziende. I 50 miliardi di dispositivi connessi stimati entro il 2020 genereranno 44 zetabyte di dati che dovranno essere gestiti ed analizzati efficacemente così da poter trarre valore con positive ripercussioni sul business.

L’importanza dei dati è sempre maggiore, tanto da poter affermare che nel giro di qualche anno il dato avrà un valore maggiore del petrolio. Non a caso già oggi sono proprio aziende come Google ad evidenziare un’intensa crescita dei ricavi. Esiste però una problematica che deve essere rapidamente affrontata: oggi, dove la mole dei dati da studiare è decisamente inferiore a quella che si dovrà gestire tra 3 anni, solo l’1% di essi vengono analizzati. Le imprese di tutto il mondo sono pertanto chiamate ad investire in questa direzione se vogliono aumentare la loro efficienza ed essere conseguentemente maggiormente competitive” ha spiegato Michele Guglielmo, Regional Sales Manager Mediterranean di Cloudera

Si viene così a creare una gestione virtuosa del dato: se l’azienda diventa più efficiente e riesce ad ottenere gli stessi risultati con meno risorse rispetto che in passato, “otterrà” un determinato quantitativo di denaro che potrà essere successivamente investito in ulteriori processi di digitalizzazione.

Se quindi i dati rappresentano il fulcro su cui basare il business del futuro, esistono 3 driver che le aziende devono considerare per incrementare i propri margini. Innanzitutto le realtà imprenditoriali di tutto il mondo devono ripensare all’approccio con i clienti poiché è mutato il modo con il quale ogni persona si orienta nella scelta dei prodotti grazie all’avvento dell’e-commerce e alla presenza di negozi che sempre più fondono fisico con il digitale. In secondo luogo le imprese produttrici devono diventare anch’esse delle software house, poiché, in ottica IoT, dovranno inserire dei sensori all’interno dei beni realizzati, così da monitorare costantemente il loro uso e poter conseguentemente apportare delle modifiche sulle nuove release, venendo quindi incontro alle esigenze dei clienti. Infine, ma non meno importante, sarà impellente la necessità di rendere sicuri tutti questi prodotti connessi: i cybercriminali sfrutteranno qualunque varco per poter penetrare le difese aziendali e i device IoT rappresentano una porta di accesso ancora troppo privilegiata. E una violazione costa caro: oltre al danno direttamente imputabile ad un attacco (una recente ricerca mostra come, a causa dell’inefficacia delle soluzioni di sicurezza informatica, solo le organizzazioni industriali “spendono” 497.000$ l’anno) le ripercussioni sulla reputazione aziendale possono risultare fatali.

Siamo giunti ad un punto di non ritorno: – conclude Michele Guglielmo – le aziende, per non rischiare di uscire dal mercato, devono abbracciare la digitalizzazione e focalizzare i propri sforzi sulla gestione e analisi dei dati. Riteniamo infatti che i dati possono rendere quello che è impossibile oggi, possibile domani”.