Gartner evidenzia un calo del 6% dovuto alla difficoltà da parte delle aziende di elaborare una tale mole di dati

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Secondo un recente studio promosso da Gartner, il 48% delle aziende intervistate, a livello globale, nel corso del 2016 ha fatto investimenti in big data, dato in crescita del 3% rispetto al 2015. Tuttavia, coloro che, sempre nel 2016, hanno intenzione di investire in big data entro i prossimi due anni è sceso dal 31% al 25% (-6%). Questo dato è un chiaro sintomo non tanto della mancanza di strumenti adatti alla raccolta e alla gestione delle informazioni aziendali, quanto di una scarsa capacità di saper “affrontare”, con metodo e competenza, la crescente mole di dati generati dalla propria attività.

Commenta Luca Rodolfi, Responsabile della divisione di Business Intelligence di SB Italia “Il recente studio di Gartner evidenzia un calo del 6% delle aziende che hanno intenzione di investire in Big Data nel prossimo biennio: è un chiaro sintomo di come le tecnologie abilitanti all’analisi dei dati siano solo una delle tante componenti per il governo delle informazioni strutturate e non strutturate che l’ampio ambito Big Data propone. Questa controtendenza, rispetto alla crescita continua della Business Intelligence, sorprende fino ad un certo punto: è infatti difficile per le aziende che valutano la possibilità di fare investimenti in ambito Big Data avere chiaro il vantaggio competitivo di dotarsi di tale tecnologia; la valutazione di un preciso ROI su tale investimento resta, a nostro avviso, il principale ostacolo all’adozione di soluzioni Big Data. È necessario proporre case history di successo che provino il reale valore di questi investimenti”.