Solo il 23% ha pianificato, la maggior parte delle pmi naviga a vista nonostante buone prospettive per il futuro

L’Italia inizia finalmente a guardare con attenzione alle opportunità offerte dal digitale come strumento di crescita e come abilitatore per incrementare il PIL. Una visione questa condivisa sia dalle grandi realtà presenti nel nostro Paese che dalle pmi che costituiscono ben il 99% del tessuto economico italiano.

Le aziende sono diventate consapevoli di come la tecnologia digitale costituisca un elemento imprescindibile per rivoluzionare completamente il proprio modello di business così da consentire loro di riuscire ad allinearsi ai mutevoli cambiamenti in atto nel mercato attuale e riuscire a competere efficacemente – ha spiegato Paola Cavallaro, direttore marketing & operations di Microsoft Italia in occasione del Microsoft Forum 2017 che ha radunato a Milano 1800 persone e altre 5000 connesse in diretta streaming. – La tecnologia consente infatti di fare cose che fino a 10 anni fa erano del tutto impensabili e per questo le imprese europee vedono al futuro con ottimismo”.

A rivelarlo è una recente ricerca Microsoft-Ipsos Mori che delinea anche nelle pmi italiane un generale ottimismo sull’andamento del business aziendale per i prossimi anni: sono il 46% delle realtà italiane ad avere fiducia nel futuro, contro un 27% indeciso e un altro 27% invece pessimista. Dati questi che si discostano rispetto alla media Europea, dove il 59% delle quasi 13 mila persone intervistate vede con ottimismo al futuro ed il 23% è incerto.

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Merito di questa ventata di positività è dovuto appunto alla tecnologia, considerata dal 79% dei dipendenti delle PMI italiane come strumento per aumentare la flessibilità dell’azienda nella quale lavora (73%) e come abilitatore per l’ottimizzazione dei tempi di lavoro in un ottica di riduzione delle operazioni routinarie. (in linea con la media europea). E legato al fattore “tempo” la ricerca offre un dato interessante: gli imprenditori italiani avviano una nuova realtà aziendale non tanto per lanciare un nuovo prodotto, ma per avere un miglior bilanciamento tra vita lavorativa e privata (28%), sentirsi più sicuri riguardo al futuro (26%) e per avere l’opportunità di un impiego (24%).

Se quindi la tecnologia può venire incontro alle esigenze degli imprenditori così come dei dipendenti, (soprattutto in ottica smart working) e si respira un’aria di complessiva fiducia, c’è però un fattore da non sottovalutare: l’Italia è il primo tra i Paesi Europei a non avere un business plan strutturato (30% delle aziende rispetto al 22% di media europea) per affrontare il futuro. Solo il 29% delle realtà aziendali italiane ha invece ideato una strategia dai 6 mesi ai 3 anni, percentuale questa che colloca il nostro Paese terzultimo a livello europeo. Il 26% non ne ha neppure idea dell’esistenza di una strategia di business.

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Le ragioni di questa mancanza di pianificazione sono essenzialmente dovuti alla focalizzazione sul breve periodo (23%), alla non volontà di formalizzare una strategia (17%), a difficoltà legate al flusso di cassa (15%), alla volontà di usare il sesto senso di volta in volta (9%) e a risorse scarse (7%).

Troppe aziende navigano ancora a vista. È necessario invece che le imprese italiane impostino strategie definite e impostate alla trasformazione digitale. È fondamentale infatti salire sul treno dell’innovazione prima che se ne sia andato” ha concluso Paola Cavallaro.