Parte “Women in Tech”, un programma che punta ad aumentare la presenza delle donne nei comparti progettazione, produzione, ingegneria, It e product management

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20.000 donne in ruoli scientifici e tecnologici entro il 2020: è questo l’obiettivo del progetto “Women in Tech”, appena annunciato da General Electric, per colmare il Technology Gender Gap. Il programma punta ad aumentare in modo significativo la presenza delle donne nei comparti progettazione, produzione, ingegneria, IT e product management, in modo da assicurare l’equilibrio di genere nei settori tecnici e contribuire alla trasformazione di GE in un’azienda digitale industriale.

Nonostante gli sforzi fatti dal sistema scolastico, universitario e industriale, dalle azioni di sensibilizzazione allo stanziamento di fondi per la formazione, i settori tecnologici e ingegneristici sono ancora dominati dagli uomini e le prospettive di crescita dei talenti femminili sono attualmente insufficienti a soddisfare le esigenze future delle aziende. Senza un numero maggiore di donne nella tecnologia e nella produzione, GE prevede che questo divario si allarghi, influendo sulla produttività e sulla capacità di innovare.

In un editoriale appena pubblicato da GE – a firma del capo economista Marco Annunziata – il Gruppo fotografa la mancanza di talenti femminili in ruoli tecnologici: oggi negli Stati Uniti solo il 14% di tutti gli ingegneri e il 25% di tutti i professionisti IT sono donne. Secondo l’US Bureau of Statistics, malgrado le donne costituiscano il 55% di tutti gli studenti universitari e laureati in generale, solo il 18% dei laureati in informatica sono donne. Tra i principali Gruppi attivi nel comparto tecnologico, le donne sono ancora sottorappresentate, e costituiscono dal 13 al 24% dei posti di lavoro, e il 17-30% delle posizioni di leadership. Quasi il 40% delle donne con lauree in ingegneria lasciano la professione o non lavorano nel settore.

Il report di GE mette inoltre in evidenza il vantaggio economico nell’affrontare questo squilibrio di genere: secondo l’OCSE, superare il divario di genere potrebbe aumentare il PIL fino al 10% entro il 2030 negli USA, e tra il 5 e il 12% in 15 anni nei Paesi OCSE. Uno studio ha mostrato che le aziende caratterizzate da maggiore diversità di genere conseguono risultati migliori del 53% rispetto alle altre, tra cui un aumento del 35% del ROE e un aumento del 34% in rendimenti totali. Secondo gli economisti del MIT una maggiore gender diversity potrebbe aumentare il fatturato del 41%.

Le aziende hanno un ruolo fondamentale nell’assumere e far restare le donne nei settori tecnologici, sostenuti da governi, mondo accademico e organizzazioni non governative. Il maggiore coinvolgimento delle donne nel settore avrà un impatto socio-economico reale e positivo.

La rivoluzione digitale-industriale può contribuire al superamento del Gender Gap. Le “fabbriche del futuro”, le Brilliant factories, sono molto diverse da quelle del passato e i compiti svolti sono sempre meno impegnativi dal punto di vista fisico e sempre più dal punto di vista creativo. Sono contesti adatti a persone fortemente competenti, siano esse uomini o donne.

Commentando lo studio, Marco Annunziata ha dichiarato: “Se non portiamo sempre più donne a lavorare nei settori tecnologici, ci sarà un forte impatto economico negativo sul settore. Questo è un problema che le aziende devono affrontare con impegno”.