I freelance rappresentano il 24,7% della forza lavoro in Italia. Hays IT Service spiega i vantaggi di un trend destinato a crescere nel Belpaese come nel resto d’Europa.

lavoro

Per un numero sempre maggiore di professionisti, l’attività freelance è diventata un vero e proprio obiettivo. Nel nostro Paese, infatti, la Banca Mondiale stima il 24,7% di lavoratori autonomi sul totale della forza lavoro, contro il 15,2% nel Regno Unito, l’11,5% in Francia e l’11% in Germania. Tra i motivi che spiegano il fenomeno, secondo i consulenti Hays IT, la divisione del gruppo Hays dedicata allo sviluppo del contracting IT in Italia, la velocità di assunzione, la flessibilità e la capacità di innovazione.

“Dal punto di vista del lavoratore, uno dei principali motivi dell’affermarsi dell’economia freelance – afferma Marco Nestasio, Manager di Hays IT Services in Italia – è sicuramente l’attrattiva di un’occupazione molto flessibile, con la possibilità di gestire i tempi in completa autonomia. Per le aziende, d’altro canto, vi è il grande vantaggio di poter contare sulla professionalità di lavoratori già formati, solo quando ne hanno realmente bisogno”.

Ad incrementare il lavoro freelance negli ultimi anni, non a caso, ha contribuito soprattutto l’aumento delle attività a progetto, in particolare nelle industrie culturali e dei media, in campo ingegneristico e delle costruzioni. Tutti settori la cui crescita è guidata dall’innovazione, e che vedono nei professionisti a progetto un’importante risorsa: la loro esperienza e le conoscenze accumulate lavorando in diverse realtà, contribuiscono infatti allo sviluppo aziendale e alla gestione del cambiamento.

Molte società, quindi, sono attratte sia dalla facilità di assunzione, sia dalla velocità con cui il professionista, grazie alle sue comprovate skill, porta a termine il progetto assegnatogli. È quanto accade, ad esempio, soprattutto in ambito IT, dove spesso arrivano nuovi clienti con progetti complessi dalle scadenze serrate. Ulteriore vantaggio per l’azienda è nella possibilità di ridurre i costi aziendali, non solo per il tipo di contratto, ma anche per la possibilità di far lavorare il freelance da remoto, evitando costi aggiuntivi di gestione dell’ufficio.

“Sebbene ci siano molte differenze da Paese a Paese – continua Nestasio –, le policy HR mirano sempre a salvaguardare i diritti dei lavoratori, che siano essi impiegati a tempo indeterminato o freelance. Inutile quindi che i professionisti dipendenti siano gelosi della flessibilità d’orario dei professionisti a chiamata. È bene ricordare loro, infatti, che i lavoratori che non fanno parte in pianta stabile dell’organico aziendale, non godono di ferie e malattie pagate”.

Negli ultimi 50 anni l’economia freelance è cambiata notevolmente: se negli anni ’60 sia i professionisti sia le aziende confidavano nell’assunzione, oggi entrambe apprezzano i benefici del lavoro a progetto. In futuro, invece, si prevede sempre più un equilibrio tra il volume di lavoratori a tempo indeterminato e di quelli a progetto: i primi si occuperanno strategicamente delle attività di core business dell’azienda, i secondi svolgeranno prevalentemente attività di servizio.

“Il mercato dei freelance può considerarsi ciclico – concludono Nestasio -. Durante gli anni di boom economico i lavoratori preferiscono proporsi come freelance, mentre nei momenti di maggiore contrazione, i giovani si impegnano nella ricerca di un posto fisso. Il discorso cambia leggermente nel settore IT dove, negli ultimi anni, le aziende sembrano non aver conosciuto crisi”.