In Italia siamo più tecnologici che in America

Internet delle Cose e dispositivi interconnessi si sente un gran parlare, ma quanto davvero sono davvero conosciuti e diffusi questi dispositivi presso il mondo dei consumatori finali?

Prendendo in considerazione gli Stati Uniti, tipico mercato trend-setter quando parliamo di sviluppo e diffusione di una tecnologia innovativa, potremmo avere qualche sorpresa. Secondo una ricerca condotta negli Stati Uniti da Acquity Group, l’87% degli intervistati non ha mai sentito parlare di “Internet of Things”, nonostante le percentuali cambino in relazione alla conoscenza di connected devices in un ambito specifico, dai wearables come gli Smart Watch, a oggetti connessi in ambito Smart Home. Questi risultati ci fanno comprendere due cose in particolare: in primis, che il termine IoT riceve risonanza particolare nel mondo dell’industria e delle imprese, e da coloro che la utilizzano in tale ambito, minore invece nel mondo degli utenti finali. In secondo luogo, suggeriscono di come la conoscenze dei consumatori sia maggiormente legata a settori “verticali” specifici, nonostante l’Internet of Things possa essere in realtà una vera e propria rivoluzione “orizzontale” a più settori. Che il livello di adozione sia ai primi passi lo dimostra una ricerca di Altimeter, “Consumer Perception of Privacy in the Internet of Things”, che, come illustrato in [Figura 01], indica per adesso in dispositivi ormai da alcuni anni di larga diffusione, come smartphone (63%) e tablet (50%). Il mercato del Consumer IoT sembra comunque trovarsi nelle prime fasi di adozione, dal momento che l’87% degli intervistati possiede fino a tre connected devices.

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In effetti, i consumatori statunitensi sono dubbiosi anche su dove acquistare prodotti e/o servizi, ad esempio, legati al mondo delle Smart home, secondo uno studio di Park Association, infatti solo il 30% degli intervistati sa con certezza dove poter reperire dispositivi connessi per la propria casa, analisi di mercato che dovrebbe far impensierire le aziende produttrici.

E in Italia? Il panel intervistato dal Global Web Index [Figura 02], appare ancora più tecnologico, per quanto riguarda il possesso di oggetti mainstream dotati di connessione Internet, rispetto al corrispettivo statunitense. Il tasso di penetrazione degli smartphone raggiunge addirittura il 90%, il possesso di tablet è superiore di quattro punti percentuali, ma anche console per videogiochi connesse (46%) e smart tv (28%) sembrano essere più diffuse, anche se di pochi punti percentuali, nel nostro Paese. Da notare, invece la totale mancanza di altri dispositivi connessi meno diffusi, dalla smart car alla smart home.

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Quali sono le motivazioni alla base della lenta crescita un mercato che mostra i primi, timidi segnali di adozione in ambito consumer? In parte, il costo dei dispositivi è ancora troppo elevato per una diffusione massiva, la domanda da parte dei consumatori finali è ancora relativamente bassa, mentre il ciclo di sostituzione dei dispositivi è ancora elevata, caratteristiche che spesso contraddistinguono mercati e tecnologie in fase di early adoption. Tuttavia, un altro fattore rilevante è invece determinato dall’attuale frammentazione tecnologica dell’ecosistema legato agli smart devices: in attesa di standard definiti, dalla connessione alla tipologia di dispositivo, problemi d’interoperabilità tra sistemi possono permanere, tanto da suggerire ai consumatori finali di attendere ulteriori sviluppi tecnologici prima che la tecnologia diventi mainstream. Resta quindi in mano all’offerta porre le condizioni per stimolare la crescita di un mercato che, da qui al 2020, si propone come la nuova grande Rivoluzione Industriale.

Fonte Assintel